AMBIENTE – La rivoluzione elettrica, un sogno con poca carica

La transizione verso le auto elettriche nel nostro continente sembra non rispettare le aspettative, con una quota di mercato ancora limitata nonostante gli obiettivi climatici ambiziosi. Che cosa non sta funzionando in Europa?

Doveva essere la rivoluzione della mobilità, il fiore all’occhiello della politica climatica europea. E invece l’auto elettrica si sta rivelando un flop clamoroso. A 25 anni dall’obiettivo della neutralità carbonica nel 2050, le vetture elettriche rappresentano meno del 2% del parco circolante nell’UE. Un risultato ben lontano dalle aspettative e che solleva più di qualche interrogativo sulla strategia del “tutto elettrico”.

Secondo un’analisi di Monica Bonacina (Fondazione Eni Enrico Mattei e Università degli Studi di Milano) e Antonio Sileo (Fondazione Eni Enrico Mattei e GREEN Università Bocconi) pubblicata su Energia.it, la transizione all’elettrico sta avanzando troppo lentamente rispetto agli obiettivi climatici. Le ragioni? Tante e complesse, a partire da una regolamentazione forse troppo rigida, passando per le difficoltà di mercato, fino ad arrivare alla scarsa convinzione dei consumatori.

Un’elettrificazione annunciata, ma mai realizzata

L’UE ha imposto paletti severissimi all’industria automobilistica, stabilendo che dal 2035 non si potranno più vendere auto con motori endotermici. Ma se il legislatore ha fatto la sua parte, lo stesso non si può dire per il mercato. L’offerta di auto elettriche è cresciuta esponenzialmente, con modelli che vanno dalla Dacia Spring (17.900 euro) alla Rolls Royce Spectre (oltre 400 mila euro), ma il pubblico non sembra aver risposto con lo stesso entusiasmo. La domanda rimane bassa, le immatricolazioni stagnano e il sogno dell’elettrificazione di massa appare sempre più lontano.

Anche le infrastrutture di ricarica stanno crescendo: in Italia ci sono 21 punti di ricarica pubblici ogni 100 veicoli elettrici, più che in Germania, Spagna e Francia. Eppure, la svolta non arriva.

La transizione è un miraggio

Le previsioni fatte nel 2021 indicavano un rapido aumento delle immatricolazioni di EV, ma la realtà è ben diversa. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) ipotizzava 666 mila nuove auto elettriche all’anno in Italia. Peccato che nel 2023 le immatricolazioni di full-electric siano state circa un decimo di questa cifra.

La situazione diventa ancora più critica se si guarda al numero totale di vetture elettriche circolanti: in Italia rappresentano appena il 5 per mille, mentre le auto ibride restano sotto il 5% del parco circolante. Numeri lontanissimi da quelli necessari per una decarbonizzazione efficace del settore trasporti.

Cambiamento tra freni e retromarce

I consumatori non sembrano convinti dall’auto elettrica, e nemmeno i grandi produttori. Colossi come Volvo e Stellantis, inizialmente entusiasti della svolta elettrica, stanno rivedendo i loro piani e puntando su soluzioni ibride.

E poi c’è il problema della sostituzione delle auto vecchie: per centrare gli obiettivi climatici, l’Italia dovrebbe rottamare 1,5 milioni di veicoli all’anno per i prossimi 25 anni. Un’impresa titanica, soprattutto considerando che il saldo del parco auto circolante è sempre positivo e che le nuove immatricolazioni non sostituiscono quelle vecchie, ma si aggiungono ad esse.

Lezione imparata? Non proprio…

La politica del tutto elettrico si sta rivelando un azzardo. L’Europa ha puntato tutto su un’unica soluzione, senza considerare strategie più flessibili e realistiche. E ora rischia di pagarne il prezzo, con obiettivi climatici sempre più difficili da raggiungere e un mercato che fatica a seguire le ambizioni regolatorie.

Nel frattempo, resta da vedere se altre politiche climatiche europee seguiranno la stessa sorte. Tra queste, la Direttiva “case green” pubblicata a maggio 2024, che promette di rivoluzionare il settore edilizio. Ma questa è un’altra storia…

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