AMBIENTE – L’aria, il nostro nemico invisibile in città
L’inquinamento atmosferico è un killer silenzioso che causa milioni di morti ogni anno, con l’Italia del Nord tra le aree più colpite. “Breathe Cities” e misure locali stanno cercando di ridurre l’impatto ambientale, promuovendo mobilità sostenibile e restrizioni sulle emissioni
Immaginate di svegliarvi ogni mattina con un killer silenzioso accanto al letto. Non indossa un passamontagna né impugna un’arma, ma è letale: si insinua nei polmoni, penetra nel sangue e, senza clamore, riduce la speranza di vita di milioni di persone. Il suo nome? Inquinamento atmosferico.
Ogni anno, dicono le statistiche, otto milioni di persone nel mondo muoiono prematuramente a causa dell’aria avvelenata che respirano. E l’Italia, purtroppo, detiene un triste record europeo con circa 80 mila decessi all’anno attribuibili all’inquinamento, con le città del Nord tra le più colpite. Milano, Torino, Padova e Verona figurano stabilmente tra le peggiori in Europa per la qualità dell’aria. Secondo i dati di Legambiente, nel 2023 ben 18 città italiane hanno superato regolarmente i limiti giornalieri di PM10, particelle sottili che si insinuano nei polmoni causando malattie cardiovascolari e respiratorie.
Le città più inquinate del Paese sono soprattutto quelle della Pianura Padana, una delle aree più critiche d’Europa a causa della sua conformazione geografica, che favorisce il ristagno degli inquinanti. Torino, nel 2023, ha registrato 98 giorni di superamento dei limiti di PM10, seguita da Milano con 84 giorni e Padova con 75. Anche città come Roma e Napoli soffrono livelli elevati di biossido di azoto (NO2), un gas tossico prodotto in gran parte dal traffico.
Le città si mobilitano per un’aria più pulita
Ma la battaglia per un’aria più pulita sembra iniziata, e sembra anche che le aree urbane non rimangano a guardare. Un esempio concreto è il programma internazionale “Breathe Cities”, che punta a ridurre l’inquinamento del 30% entro il 2030, con la prospettiva di salvare 39 mila vite e generare un risparmio di 107 miliardi di dollari in costi sanitari. Il progetto, finanziato con 30 milioni di dollari da Bloomberg Philanthropies, coinvolge centri urbani come Milano, Londra, Giacarta, Bangkok, Rio de Janeiro, Parigi, Varsavia e Sofia.
Milano ha già adottato misure come le aree B e C, due zone a traffico limitato che scoraggiano la circolazione dei veicoli più inquinanti. Torino sta investendo nel potenziamento del trasporto pubblico e nell’elettrificazione dei bus, mentre Bologna ha introdotto la “Zona 30”, con limiti di velocità ridotti per migliorare la qualità dell’aria e la sicurezza stradale.
Le strategie messe in campo sono molteplici: dall’analisi avanzata della qualità dell’aria all’assistenza tecnica per i governi locali, fino al coinvolgimento attivo delle comunità. Un caso esemplare è Londra, che con la sua Ultra-Low Emission Zone (ULEZ) ha ridotto il biossido di azoto del 21% nelle aree urbane e del 46% nel centro città, imponendo una tariffa giornaliera ai veicoli più inquinanti.
Il ruolo dei cittadini: un impegno collettivo
Tuttavia, non basta delegare la responsabilità alle istituzioni. La qualità dell’aria è un problema collettivo, che richiede l’impegno di tutti: cittadini, aziende, amministrazioni. Ogni scelta conta, dal mezzo di trasporto che usiamo alle politiche urbane che sosteniamo. Optare per la mobilità sostenibile, ridurre il consumo energetico e sostenere iniziative per il verde urbano sono azioni che possono fare la differenza.
Perché, in fondo, l’aria non ha confini e respirarla dovrebbe essere un diritto, non un rischio mortale.
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