Analisi critica della Fiat 124 spider e della Mazda MX-5. Meglio la giapponese o l’italiana

Che peccato. Per tanti anni il settore delle piccole spider in Italia è rimasto senza una valida offerta.

Dopo la riuscita Fiat Barchetta  questo segmento era stato lasciato in balia della concorrenza. Che, ovviamente, ha un “nome e cognome” ben preciso: Mazda MX-5 (un tempo “Miata” per gli amici più intimi o per gli americani). Ai tempi del suo lancio i giapponesi, ispirati come non mai, riuscirono a proporre una vettura che aveva il meglio della tecnica: motore longitudinale, trazione posteriore, ripartizione dei pesi 50:50.

Queste caratteristiche, insieme ad una delle linee più azzeccate degli ultimi 4 decenni, hanno decretato il successo mondiale di questa piccola spider. Per molti la prima serie (per intenderci quella con i fari a scomparsa) rimane unica e perfetta. La sola acquistabile. In effetti le evoluzioni successive non hanno mantenuto quell’appeal, frutto di un’essenzialità tecnico-estetica di eccezionale efficacia.

I casi della vita – o più cinicamente quella della globalizzazione e del contenimento dei costi – hanno fatto sì che la Fiat abbia deciso di “affidarsi” proprio alla concorrente per realizzare l’erede della mitica 124 Spider (saltando e “ignorando” anche nella comunicazione la Fiat Barchetta, come se non fosse mai esistita). Leggi anche: https://autologia.net/faremo-una-nuova-alfa-romeo-spider-duettoanzi-no-una-nuova-fiat-124-spider/

E così 124 e MX-5 hanno molto in comune pure essendo completamente diverse a livello estetico. Ma la differenza è anche a livello dinamico. Se la prima diversità è percepibile da tutti, la seconda richiede una prova. Una volta effettuata, si scopre quanto, pur essendo figlie dello stesso progetto di base, siano completamente diverse. Essendo vetture destinate agli amanti della guida (il più delle volte competenti anche tecnicamente) i loro “caratteri” emergono in modo deciso. Leggi anche https://autologia.net/parere-degli-esperti-test-drive-della-fiat-124/

Prima vi dico com’è andata a finire e poi vi motivo le mie opinioni: la MX-5 si adegua meglio allo stile di guida del sottoscritto (proprietario di una Barchetta del 2002). Paradossalmente, secondo me, è proprio la piccola giapponese ad “acchiappare” potenzialmente gli orfani della piccola spider Fiat degli anni 90. Sarà per l’erogazione del motore (aspirato su entrambi: diversa cilindrata – 1.8 per l’italiana degli anni ‘90 e 1.5 quello della piccola giapponese provata, 130 CV per entrambi) o per l’assetto e il conseguente feeling di guida? Decisamente sì. Nell’apprezzare il riuscito abbinamento telaio-sospensioni-motore ci si sente un po’ piloti, eppure su vetture sensibili e reattive come queste “sentire” il mezzo è fondamentale.

Discorso 124: bell’esperimento estetico, con richiami evidenti alla creatura di Pininfarina (disegno del compianto Tom Tjaarda, che già aveva utilizzato analoghe soluzioni estetiche sul prototipo Chevrolet Corvette Rondine). Ma, mentre la MX-5 ha “portato nel futuro” l’antico disegno della progenitrice, la 124 ha portato nell’oggi un design antico. Il propulsore Turbo da 140 CV richiede un altro stile di guida e l’assetto diverso rispetto alla giapponese la rendono forse meno apprezzabile da chi ama un precisione chirurgica nella guida. In sintesi: la MX-5 ha a mio giudizio un “pacchetto” più armonico. Se poi a questo si aggiunge il differenziale autobloccante (disponibile sulla 124 Abarth e sulla MX-5 2.0 da 160 CV) la tecnica di guida aumenta. Cosa suggerire quindi a deve scegliere?

Provatele a lungo. Questo genere di auto è come un vestito sartoriale: va portato e misurato. E un dettaglio sbagliato o non adeguato può farci sentire a disagio.

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