ANALISI – Guidare è una scelta eticamente discutibile?

Ogni volta che accendiamo il motore rischiamo di trasformarci in serial killer di passeri e scoiattoli? Una soluzione potrebbe essere abbandonare l’auto per la bici, ma attenzione a non diventare a nostra volta vittime!

Chi l’avrebbe mai detto che infilarsi in auto e mettersi alla guida potesse trasformarsi in un dilemma morale? Eppure, un’analisi pubblicata su The Conversation solleva una questione scomoda. L’autore – Diego Exposito, ricercatore all’Università di Sheffield – si domanda: siamo sicuri che guidare sia sempre un’azione eticamente accettabile? O meglio, siamo consapevoli del costo che il nostro spostamento impone sugli animali che incrociamo lungo il tragitto?

Infatti, ogni volta che accendiamo il motore sembra che aumentiamo il rischio di investire qualche creatura selvatica. E non si tratta solo di statistiche astratte: la strada che scegliamo, la stagione in cui guidiamo e la velocità a cui viaggiamo incidono direttamente sulle probabilità di impatto con la fauna locale. Per esempio, durante la primavera e l’autunno, molte specie attraversano le strade con maggiore frequenza a causa delle migrazioni stagionali o della ricerca di cibo. Le zone boschive, le campagne e persino alcune aree urbane con parchi e corsi d’acqua diventano scenari ad alto rischio per la fauna selvatica.

Ripensare la mobilità nel rispetto degli esseri viventi

Portando il ragionamento all’estremo, si potrebbe sostenere che guidare sia moralmente non lecito. Questo perché l’atto stesso di mettersi alla guida implica una probabilità, per quanto minima, di arrecare danni a esseri viventi innocenti. Se consideriamo il principio etico della minimizzazione del danno, diventa evidente che il nostro modo di muoverci dovrebbe essere ripensato con maggiore consapevolezza.

Ovviamente, smettere di usare l’auto non è un’opzione praticabile per tutti. Per molti, è una necessità imprescindibile: senza un mezzo privato, andare al lavoro, fare la spesa o visitare amici e parenti diventerebbe un’impresa ardua. Tuttavia, questa necessità umana è sufficiente a giustificare i danni inflitti agli animali?

Secondo l’analisi, esistono casi in cui l’uso dell’auto risulta chiaramente ingiustificato. Se, per esempio, durante l’estate il nostro percorso verso l’ufficio attraversa un’area dove i passeri si radunano per riprodursi, ed abbiamo un’alternativa altrettanto comoda, la scelta morale appare ovvia: cambiare strada. Ma quanti di noi si pongono davvero il problema? Quanto spesso modifichiamo il nostro comportamento sulla base delle conseguenze che potrebbe avere sugli altri esseri viventi?

Al volante sì, ma con giudizio (e occhio al toro!)

Un altro elemento da considerare è l’impatto delle infrastrutture stradali sull’ecosistema. La costruzione e l’ampliamento delle strade frammentano gli habitat naturali, costringendo gli animali ad attraversarle per spostarsi alla ricerca di cibo, rifugi o partner per la riproduzione. In molti Paesi sono stati installati corridoi ecologici o sottopassaggi per la fauna selvatica, con risultati incoraggianti. Tuttavia, questi interventi non sono sempre sufficienti e la responsabilità individuale nel ridurre il rischio di incidenti con animali rimane fondamentale.

Viaggi essenziali con un impatto minimo sulla fauna selvatica – come attraversare una città per comprare cibo – sembrano più accettabili dal punto di vista etico. Ma il problema si annida tra questi due estremi: quante volte guidiamo per comodità più che per reale necessità? E soprattutto, quanto del nostro tempo al volante è dedicato a spostamenti superflui? L’abitudine di prendere l’auto anche per tragitti brevi, che potrebbero essere percorsi a piedi o in bicicletta, amplifica il problema, aumentando inutilmente i rischi per la fauna selvatica.

Gli studiosi di etica sono chiamati a stabilire criteri chiari per definire quando l’uso dell’auto sia moralmente accettabile. Un primo passo potrebbe essere la sensibilizzazione sull’impatto della guida sugli ecosistemi. Campagne di educazione stradale che informino sui periodi critici per la fauna locale, segnali di avvertimento su tratti particolarmente a rischio e incentivi per l’uso di trasporti alternativi potrebbero ridurre significativamente il problema.

È certo che dovremmo cominciare a valutare la guida non solo in termini di traffico o consumo di carburante, ma anche in relazione alle vite che potremmo mettere a rischio. E se ci rendessimo conto che una buona parte dei nostri spostamenti è eticamente ingiustificabile? Il vero problema, forse, non è tanto il volante tra le mani, quanto la scarsa consapevolezza con cui lo afferriamo. Ma attenzione: se decidiamo di lasciare l’auto in garage per non danneggiare la fauna, optando per la bici, dovremo poi fare attenzione a non essere a nostra volta investiti da qualche cinghiale o toro senza senso etico nei confronti degli umani…

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