Auto, Europa e Cina tra ponti da costruire e realtà da affrontare
L’industria automobilistica europea si trova a un bivio cruciale tra competizione e collaborazione con la Cina, che emerge come superpotenza globale nel settore, imponendo all’Europa di adottare una strategia industriale pragmatica e innovativa
L’industria automobilistica europea si trova oggi a un crocevia critico. In un mondo in rapida trasformazione, dove le tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa si sommano alle incertezze delle catene di approvvigionamento globali, l’Europa deve scegliere: restare spettatrice o diventare protagonista del proprio destino industriale. È quanto emerge da un’articolata analisi pubblicata il 30 aprile 2025 dall’ACEA (Associazione dei Costruttori Europei di Automobili), dal titolo “Building bridges and facing realities: Europe and China’s automotive future in a shifting global order”.
Dagli stand luccicanti del Salone dell’auto di Shanghai arrivano segnali inequivocabili: la Cina non è più un’industria in crescita, ma una superpotenza automobilistica a pieno titolo, pronta a esportare know-how, modelli e tecnologie con la rapidità che solo la sua macchina statale e industriale integrata può garantire. Il “China speed” – come lo definisce l’ACEA – non è solo una metafora, ma un ritmo che sfida apertamente le tempistiche europee.
L’Europa, forte di una tradizione fatta di qualità, sicurezza e innovazione, non può permettersi di chiudere le porte al dialogo. Al contrario, “le aziende europee non devono e non possono disimpegnarsi dalla Cina”, sottolinea il report. La vera sfida è trovare un equilibrio intelligente tra competizione e collaborazione, mantenendo la propria identità industriale ma aprendosi a scambi strategici in settori chiave come le batterie, la mobilità elettrica e le tecnologie intelligenti.
In parallelo, però, l’ACEA avverte: “Le tensioni legate ai dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti stanno complicando ulteriormente il commercio automobilistico globale e le catene di fornitura”. Il rischio è una paralisi o, peggio, un disallineamento irreversibile degli investimenti. L’Europa deve quindi giocare d’anticipo, costruendo una competitività che non dipenda da fattori esterni.
Il messaggio è chiaro: serve una strategia industriale europea coerente, urgente e pragmatica. Il Green Deal, il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act rappresentano basi importanti, ma “non possiamo permetterci di restare fermi mentre gli altri corrono”, avverte l’ACEA. L’attuazione del Piano d’Azione per l’Automotive, inoltre, deve essere accelerata per garantire al settore uno spazio di manovra credibile nel medio e lungo termine.
La posta in gioco è alta. L’ingresso dei veicoli elettrici cinesi nei mercati europei, sostenuti da ecosistemi robusti e centralizzati, metterà a dura prova la competitività delle produzioni continentali. Ma la risposta, avverte l’ACEA, “non è chiudere le porte, bensì rimettere ordine in casa nostra e lottare per il nostro posto”.
Ciò implica investimenti in infrastrutture, energia, approvvigionamento di materie prime critiche e condizioni di mercato più stabili per produttori e consumatori.
Il dialogo non manca. I leader dell’industria cinese incontrati a Shanghai, racconta l’ACEA, “hanno espresso un forte desiderio di collaborare con l’Europa”, riconoscendo la forza del know-how europeo e manifestando volontà di integrazione. Un’opportunità da cogliere, senza ingenuità, ma con visione.
La conclusione dell’ACEA non lascia spazio a dubbi: “Il Salone di Shanghai non è stato solo una vetrina di nuovi modelli, ma uno specchio del nuovo ordine globale”. Un mondo in cui, per prosperare, occorre competere e cooperare allo stesso tempo.
In un’epoca di trasformazioni profonde, l’industria automobilistica europea non può più permettersi risposte tiepide. O costruisce ponti, o rischia di restare indietro. La partita del futuro si gioca ora, e il volante è ancora nelle nostre mani.
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