AUTO STORICHE – Torna la piccola ribelle che motorizzò il Regno Unito

Certe leggende non muoiono mai, e la Austin 7 lo dimostra. Il piccolo gioiello su quattro ruote che ha rivoluzionato il concetto di auto accessibile nel mondo anglosassone torna sulle scene in versione completamente rinnovata (ci mancherebbe) ed elettrica (un po’ meno ovviamente)

Se oggi la Gran Bretagna è sinonimo di Mini, Aston Martin e taxi londinesi, negli anni Venti dello scorso secolo il simbolo della motorizzazione di massa era senza dubbio la Austin 7. Cent’anni fa, Austin navigava in cattive acque: le nuove normative imponevano veicoli più piccoli e meno potenti, ma la dirigenza dell’azienda non voleva sentir parlare di utilitarie. Per fortuna, Sir Herbert Austin e il suo apprendista diciannovenne Stanley Edge decisero di fare di testa loro e costruire in gran segreto un’auto compatta ed economica. Il risultato? Un successo clamoroso, una sorta di Ford Model T britannica.

Proprio come l’iPhone ha reso lo smartphone alla portata di tutti, l’Austin 7 ha democratizzato l’auto nel Regno Unito. A un prezzo di sole 165 sterline, quando una Austin 20 costava tra le 600 e le 700 sterline, divenne la prima auto davvero “per tutti”, versatile e accessibile. Con un telaio che poteva adattarsi per renderla sia vettura familiare sia coupé sportiva, fino a sporiva da corsa. Un colpo di genio che ha lasciato il segno.

Il piccolo mito che conquistò il mondo

La Austin 7 non si limitò a dominare il Regno Unito. Il suo successo si espanse ben oltre la Manica: in Germania BMW la produsse su licenza chiamandola Dixi, Nissan fece lo stesso in Giappone, e persino negli USA il suo design sembra che abbia ispirato la leggendaria Jeep Willys. Colin Chapman, fondatore della Lotus, costruì la sua prima auto partendo proprio da un’Austin 7. Insomma, una piccola rivoluzione su quattro ruote che ha plasmato la storia dell’automobilismo.

Complessivamente, tra il 1922 e il 1939 ne furono prodotte quasi 300 mila, davvero una bella cifra per quegli anni. La Seconda Guerra Mondiale segnò la fine della produzione della Austin 7, quando le fabbriche di Longbridge furono riconvertite per scopi bellici. Al termine del conflitto, l’industria automobilistica si orientò verso modelli più moderni, relegando l’iconica vetturetta ai libri di storia. Almeno fino a oggi.

Un ritorno che fa scintille
La 
resurrezione del marchio si deve all’ingegnere John Stubbs che nel 2015 acquistò il marchio Austin per appena 170 sterline, dopo che il Gruppo Nanjing (ex proprietario) si era lasciato sfuggire i diritti. Oggi, la nuova Austin Motor Company, con sede nell’Essex, è pronta a riportare il marchio agli antichi fasti con l’Austin Arrow: un’auto elettrica, leggera e divertente, perfetta per le strade britanniche e, perché no, anche per qualche corsa amatoriale

Austin Arrow, insomma, rinasce elettrica con un tocco di nostalgia e uno sguardo al futuro. Un po’ come se la Fiat 500 incontrasse la Tesla Model 3 per un caffè…

Non aspettatevi però un’erede perfetta dell’originale. L’Austin Arrow rientra nella categoria dei quadricicli e ha prestazioni limitate: 60 mph di velocità massima e un’autonomia di circa 100 miglia. Assolutamente nessuna possibilità di far tremare i polsi al proprietario di una Tesla, ma abbastanza per far sorridere chi ama la guida spensierata. Con un prezzo di circa 31 mila sterline, non è l’auto per tutti che fu la Austin 7, ma è senza dubbio un tributo fedele allo spirito dell’epoca.

Insomma, la nuova Austin Arrow è un cocktail di nostalgia e innovazione. Non sarà l’auto più potente o tecnologicamente avanzata sul mercato, ma ha un fascino irresistibile e un pedigree storico da far invidia. E poi, diciamocelo: chi non vorrebbe guidare un pezzo di storia su quattro ruote, soprattutto se può farlo in silenzio e senza emissioni? Bentornata, Austin!

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