Bollo e auto d’interesse storico

Ultimamente si è fatto un gran parlare di auto definite d’interesse storico – quelle che hanno compiuto i loro primi vent’anni dalla data di acquisto – e del pagamento della loro tassa di circolazione. Non vogliamo entrare nel merito della questione (e relative soluzioni), ancora argomento di vivace discussione. L’ASI (Automotoclub Storico Italiano, federazione che raggruppa poco più di 260 club e registri di Marca i quali, tra iscritti o aderenti, vantano un totale di circa 215.000 tesserati) ha già espresso il suo parere tramite il pensiero e i comunicati stampa del suo presidente, l’avvocato Roberto Loi.

Da parte nostra ecco soltanto alcune riflessioni: pare che ai politici i termini “riflessione”, “valutazione” e “giusta soluzione” siano sconosciuti. Per alcuni di loro le vetture che hanno superato i 20 (venti) anni di vita non sarebbero d’interesse storico e, quand’anche lo fossero, debbano pagare il bollo per intero. Come quelle nuove. Escamotage (sotterfugio, o “arrampicarsi sugli specchi”) che, secondo questi fenomeni, servirebbe a raccattare quattrini (fa già ridere quello recente della riduzione dei costi di gas ed elettricità, ma con l’aumento di quelli dell’acqua…)

Qui nasce la prima “riflessione”: ma chi è che, per lavoro, userebbe una vettura vecchia vent’anni e più, mettendosi per strada (o autostrada) senza il timore di fermarsi per problemi meccanici? O con il rischio dell’incidente o del trovarsela rigata o bollata? Attenzione! Nelle campagne e nelle valli che circondano le città si vedono ancora vecchie Fiat Panda o 127 usate per spostarsi di pochi chilometri al giorno, con carrozzerie in stato deplorevole e, magari, con la marmitta assicurata al paraurti posteriore con fil di ferro. Certo nei paesi e nelle valli non trattano e curano le loro auto come “vetture d’interesse storico”. Non dimentichiamocelo gente! La Panda (nata dalla matita di Giorgetto Giugiaro) sarà la Cinquecentina del domani e, se tenuta con cura, potrebbe diventare “d’interesse storico” trasformandosi poi in “storica” anch’essa.

Cosa ne sarà invece dei modelli più prestigiosi e di maggior valore di Case italiane o estere (molti opera di noti designer), ai quali spettano tutte le attenzioni del caso? Assurdo pagare un bollo intero per una vettura che rimane quasi costantemente in garage ed esce solo nel weekend per un breve giro fuori porta, per un raduno di club o di marca, per una rievocazione o una garetta di regolarità. Queste auto di maggior pregio non ancora trentenni (dopodiché “storiche” a tutti gli effetti) saranno vendute all’estero! Le altre, meno pregiate, rottamate! E la fantasmagorica cifra che, secondo i politici, sarebbe ricavabile dai bolli riportati all’origine e pagati come quelli delle vetture ancora ventenni? Ciccia, zero!

I politici, poi, non tengono conto dell’indotto – meccanici, carrozzieri, elettrauto, costruttori di pneumatici, sellai – i quali vedranno i loro introiti (sui quali pagano le tasse!) abbassarsi vertiginosamente. In piccola parte si verificherà anche un calo di consumo dei carburanti ma, soprattutto, ne risentirà il turismo, se si considera che sono circa 2500 le manifestazioni organizzate ogni anno in tutta Italia portando meccanici, equipaggi e loro amici in questa o quella località, sovente sconosciuta (sempre con mezzi di soccorso messi a disposizione dagli organizzatori). Un bel modo per vedere posti nuovi, conoscere aspetti culturali mai considerati, scoprire e gustare buoni cibi e buoni vini dei quali s’ignorava l’esistenza. Ravvivando così l’economia locale.

Ah, dimenticavo l’aspetto culturale. Portare in giro vetture di oltre vent’anni certificate “d’interesse storico” vuol dire far vedere ai più giovani qualcosa che poi non vedranno più, se queste automobili andranno all’estero o verranno schiacciate dalle presse e ridotte a informi balle di metallo. Complimenti!

3 commenti
  1. umberto sapergo
    umberto sapergo dice:

    E’ un bel problema! ma ci sarebbe una soluzione che distinguerebbe i “buoni” dai “cattivi”: Basterebbe applicare alle vetture oltre i 20 anni ( e fino a 30) la scatola nera che già si applica per monitorare il chilometraggio annuo e stabilira una soglia di percorrenza al di la della quale il bollo si paga, o per lo meno proporzionale: si escluderebbero i “furbi” premiamdo i “seri”: Poi c’è un altro problema che andrebbe chiarito: se un’auto è fià entrata nella fascia tra 20 e 30 anni ora riprende il pagamento dal mese in cui l’aveva lasciata ( legato alla immatricolazione) oppure secco gennaio-dicembre?
    Grazie

  2. Nicola D. Bonetti
    Nicola D. Bonetti dice:

    Analisi corretta, con tanta tristezza per le miopia politica, l’ignoranza di settori che possono rendere (anche allo Stato), e l’incapacità di ascoltare.
    Però, ammettiamolo, un parte di responsabilità va anche all’associazione di riferimento, che non ha mai ottemperato – almeno per quanto risulti a me – alle leggi che prevedevano la stesura di una lista chiusa, che avrebbe appunto differenziato le auto d’interesse storico, da conservare e certe altro che non saranno mai pregiate.
    O no?

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