C’è ancora un “Ferrari segreto” da svelare…

Italo Cucci quando era un giovane rampante al Resto del Carlino riuscì a fare andare su tutte le furie Enzo Ferrari con un articolo al veleno pubblicato dopo la morte in pista in Argentina di Ignazio Giunti il 10 gennaio del 1971, tragedia che aveva scatenato su Ferrari anche ire dell’Osservatore Romano. Da quell’articolo che non piacque troppo neppure a Enzo Biagi che del Carlino era il direttore, nacque però un rapporto personale che Cucci per rispetto non vuole chiamare amicizia. E da quella frequentazione, diventata poi più assidua quando Cucci divenne direttore del Corriere dello Sport, prende spunto adesso Ferrari Segreto, il Mito Americano, la piccola perla pubblicata da Minerva Edizioni (155 pagine, 15 euro).
E’ un libretto agile, curioso, anneddottico, coinvolgente. E arricchito da una serie di fotografie imperdibili e rare di Walter Breviglieri, come quella di Enzo Ferrari in lacrime al funerale di Eugenio Castellotti. “Piangeva disperato il Drake perché l’aveva chiamato lui, mentre era a Firenze, per fare quelle prove sulla pista dell’Aerautodromo di Modena. Era il 14 marzo del 1957…”, scrive Cucci.
L’incontro con Ferrari lo descrive così: “Entrai nell’ufficio di Ferrari, una grande sala buia. Lui era in fondo, dietro la scrivania, con gli occhiali neri. Le uniche luci erano quelle tricolori sotto il ritratto del figlio Dino. Un po’ di colore arrivava dalla splendida giacca di lana inglese gialla che portava Ferrari. Il Drake mi rivolse la parola: “Ma lei lo sa chi sono gli italiani conosciuti nel mondo? C’è stato Mussolini, c’è Fellini e c’è Ferrari”. Calò il silenzio nella stanza, al che io, che ero restato zitto fino a quel momento, presi un po’ di coraggio e risposi: “Guardi ingegnere, io sono romagnolo quindi cresciuto nel paese di Mussolini, di cui si parlava spesso e bene nella mia famiglia. E poi sono riminese come Fellini…” A quel punto l’atmosfera cambiò di colpo, la tensione svanì e alla fine andammo addirittura a mangiare con Ferrari….”
Ne viene fuori davvero un Ferrari segreto. Quello affamato di pettegolezzi romani che sentiva il bisogno di telefonate a Montezemolo soltanto per avere l’opportunità di salutare Edvige Fenech. “Ci vuole ogni tanto il Luca che mi tiene su…Sa mi tocca sentire tutti i giorni Piccinini…“. L’amicizia con Italo Balbo, l’amore paterno per Gilles Villeneuve, il rispetto per l’Avvocato Agnelli (il salvatore), la stima per Vittorio Ghidella, l’odio-amore per i giornalisti, l’incontro con Pertini, i giochi di Lauda, i racconti dell’autista del Drake……
Tanto Ferrari e anche un po’ di Cucci e della sua storia.
Più che godibile. (Tratto da Motori Top Speed de La Gazzetta dello sport)

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