Quando ci divertivamo con il pallone e la Formula 1

L’Ospite di Autologia:

Per raccontare il mio ultimo libro ho scelto la recensione del collega Umberto Zapelloni che ha fatto nel suo blog Topspeed sulle pagine della Gazzetta.it. Buona lettura, Nestore Morosini.

Nestore Morosini è uno di quei giornalisti destinati a non passare inosservati. Ha attraversato un’epoca e ancora non si è stufato di regalare qualche chicca ai suoi lettori. Per tanti anni (cominciò nel 1965 come correttore) è stato una firma del Corriere della Sera dove, dopo aver cominciato con il calcio, aver scritto di Olimpiadi, si è dedicato anima e corpo ai motori.
Il suo ultimo regalo è un libro prezioso e divertente. “Quando ci divertivamo con il pallone e la Formula 1“. Grandi editori, 250 pagine, 15 euro ben spesi. Non è una collezione dei suoi articoli migliori, è una collezioni di aneddoti e storie che ci permettono di entrare in confidenza con calciatori, piloti e star dello spettacolo che il mitico Nestore ha incontrato durante la sua carriera infinita.
Si parte con Enzo Ferrari (e non poteva essere diversamente) e si arriva con Ave Ninchi. In mezzo c’è tutto quello che puoi aspettarti da un cronista che ha raccontato lo sport dagli anni Settanta a oggi. Gilles, Senna, Lauda, Patrese, Forghieri, ma anche Lady D, Michael Douglas e Catherina Zeta Jones. Balestre e Ecclestone, ma anche Dalla, Ali, Fraizzoli, Zoff e Padre Eligio.
Leggendo i racconti di Nestore e non conoscendolo verrebbe da dire: ma come inventa bene quest’uomo. Invece, essendone stato spesso testimone oculare, posso assicurarvi che Nestore non ha esagerato. Ha scritto quel che ha vissuto davvero, con la sua simpatia era impossibile resistergli anche per Michael Douglas…
Racconta anche del suo amore per le auto stradali. Per la Deltona gialla, la Peugeot Pininfarina e la Ferrari 355 rossa che gli fu rubata nel garage di piazza San Marco a due passi dal Corriere… O di quella volta che al volante di una Thema con motore Ferrari pensava di dare la paga ad Ayrton Senna… facendoci una figuraccia: “Nestore ricorda che il campione del mondo sono io“. Ma al Moro le sfide piacevano. E una volta, quando era ancora un amante del footing, si trovò a duellare con un certo Lassie Viren (campione olimpico dei 5 e 10 mila) senza riconoscerlo. Finì pure per fare lo sceriffo a Milan nell’Ohio, che per uno profondamente interista come lui deve esser stata una vera tortura.
Ma ci sono anche la strage di Monaco ’72 vissuta in diretta, le barbarie dei militari in Argentina nel ’77, il sacrificio di Benjamin Moloise in Sudafrica. Un Morosini a tutto tondo. Quale è sempre stato.
Grazie Moro, mi sono divertito a leggerti. E vedrete che vi divertirete anche voi. Umberto Zapelloni (gazzetta.it)

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