CONTRO STILE – America’s Cup …innovazione ed estetica

Ho seguito, come immagino tanti di voi, le finali delle Selezioni Challenger della America’s Cup 2024 che a Barcellona hanno visto impegnato il team Luna Rossa Prada Pirelli Guardando le bellissime immagini, la mia attenzione si è concentrata sempre di più, rapito dall’eleganza dei movimenti, sulla bellezza tecnica delle imbarcazioni fino al punto di estraniarmi completamente dall’evento sportivo.

I monoscafi in competizione, sottoposti a un rigido regolamento, sono studiati, disegnati e testati nelle gallerie del vento. Concettualmente sono pensati per decollare e “volare” sul mare anche con un’onda superiore al metro e con una velocità che può arrivare anche a 55 nodi (pari a più di 100km/h).

Sono totalmente d’accordo con  Patrizio Bertelli, Presidente del team Luna Rossa, che ha sottolineato come la vela sia cambiata che ormai non ha più nulla a che fare con il passato.

Con questo tipo di imbarcazioninon non esiste quasi più il contatto con l’acqua, se non al decollo (idrodinamica) ma conta soltanto l’aspetto aerodinamico della barca, con la chiglia e la coperta modellate per i venti del campo di regata, e con gli alloggiamenti per l’’equipaggio integrati e soggetti a una forma specifica senza impedimenti e ostacoli.

Il veleggiamento viene garantito, invece che della classica chiglia, da un nuovo concetto di navigazione estrema:le ali “Hydrofoilfoil Cant Arms” che si muovono sotto o all’esterno della barca per fornire, generata dai “ciclisti”, l’energia alla leva necessaria per mantenere la posizione verticale offrendo alle vele il massimo rendimento con ogni direzione del vento.

Il sistema sott’acqua è completato da una unità di potenza idraulica a batteria, che fornisce l’energia adeguata a sollevare e abbassare le ali. Quando la barca vira il sistema attiva posizionando un hydrofoil in acqua e sollevando l’altro.

Chi guarda le evoluzioni degli scafi, durante la regata, ha la sensazione di assistere ad una danza fatta di grazia e muscoli: un binomio magico tra uomo e macchina.

Una chiara dimostrazione che visione, innovazione e funzionalità pensate e realizzate, senza sconti, portano a un risultato estetico unico ed eccellente, dando la risposta, senza necessità di dare futili e false spiegazioni al concetto di estetica.

Concludo affermando che, senza arrivare ai traguardi estremi delle competizioni sportive, ma, come sempre avviene, facendo tesoro delle innovazioni provenienti dallo sport per applicarle alla produzione di serie, tutti i vettori di mobilità dovranno, in un futuro ormai prossimo, confrontarsi con una nuova mentalità e metodologia di progetto.

I progettisti di mobilità per l’uso quotidiano dovranno fare, nei prossimi anni, quel salto di qualità in avanti che tutti ci attendiamo e del quale esiste un bisogno urgente.

E’ giunto davvero il momento, soprattutto per l’automobile, di decretare la fine di un periodo troppo lungo, del prodotto ambiguo prigioniero di falsità e finti miti, legato con una strategia perversa a un design superficiale e esibizionista. Un design in ginocchio davanti alla volontà del marketing di comunicare bisogni,  di cui in realtà non abbiamo necessità alcuna, e sempre più in sella, ma anche prigioniero delle sue stesse bugie.

 Occorre dare una risposta, pubblica e privata, di “vero design” anche sul piano etico, culturale e sociale: è il momento di coniugare ecosostenibilità e sostanza, senza togliere buon senso all’utilità della decorazione e della comunicazione, storicamente parti integranti della buona architettura.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *