Emissioni zero verso il 2035, e oltre…
Ci siamo, la data del passaggio epocale è stata fissata da tempo. L’Unione Europea ha deciso che nel 2035 dirà “ciao” alle auto a combustione interna. Non si sa ancora se la produzione di motori termici avrà una cerimonia d’addio, ma sicuramente non mancheranno lacrime da parte dei nostalgici e applausi degli ambientalisti. Tuttavia, prima di festeggiare o recriminare, c’è un dettaglio da valutare: per l’industria automobilistica questa transizione non sarà una passeggiata, ma una corsa a ostacoli.
Prima ancora di parlare del 2035, è nel 2025 che inizierà il vero gioco duro. Da quell’anno, le auto vendute nell’Unione Europea dovranno rispettare un limite medio di 93,6 g/km di CO2, molto meno dei 115,1 g/km previsti per il periodo 2020-2024. In pratica, i costruttori dovranno ridisegnare i loro piani come se dovessero partecipare a una dieta lampo.
Non parliamo solo di spostare qualche vite o cambiare una marmitta: questa svolta significa ripensare l’intero portafoglio di prodotti, puntando su motorizzazioni meno inquinanti e tecnologie più efficienti. Ma attenzione, perché questo cambiamento avrà effetti anche sulle tasche di chi compra le auto.
Il nuovo corso delle emissioni porterà probabilmente a un aumento dei prezzi delle auto a benzina. Perché? Semplice: le case automobilistiche dovranno pagare multe salatissime se non rispettano i limiti di CO2. Parliamo di 95 euro per ogni grammo oltre il limite. Moltiplicando per tutti i veicoli venduti, si stima che l’industria potrebbe arrivare a sborsare fino a 15 miliardi di euro all’anno.
Per evitare questo bagno di sangue economico, i produttori potrebbero ridurre la produzione di auto tradizionali e spingere i clienti verso modelli elettrici. E qui entra in scena Tesla, che ha abbassato il prezzo della sua Model 3 base a 39.990 euro, mettendola in competizione diretta con modelli come la BMW Serie 3, che parte da circa 48 mila euro. In pratica, se prima l’auto elettrica era un lusso da “tech enthusiast”, ora diventa una scelta logica anche per chi vuole risparmiare a lungo termine.
Non tutti i produttori si avviano dalla stessa linea di partenza in questa corsa alla sostenibilità. Secondo l’ICCT (International Council on Clean Transportation), il livello medio di CO2 delle auto vendute nel 2023 era di 107 g/km. Ma alcuni marchi stanno già facendo meglio di altri.
Tra i virtuosi c’è Volvo, con una media di 70 g/km nel 2023, molto al di sotto del target di 90 g/km previsto per il 2025. E poi ci sono i ritardatari, come Ford e Volkswagen, che partono rispettivamente da 119 e 120 g/km. Per loro, il taglio delle emissioni sarà una sfida titanica, che richiederà investimenti enormi in ricerca, sviluppo e produzione. Insomma, non proprio una passeggiata in bicicletta.
E mentre i produttori si preparano a sfornare elettriche a tutto spiano, rimane il grande punto interrogativo delle infrastrutture di ricarica. Perché, diciamolo, passare all’auto elettrica è bello ma se non sai dove ricaricarla l’entusiasmo si spegne più velocemente di una batteria in autostrada d’inverno.
Attualmente molte aree (soprattutto quelle lontane dai grandi centri abitati) sono ancora lontane dall’avere una rete di stazioni di ricarica adeguata. Questo crea ansia nei consumatori, preoccupati di trovarsi nel bel mezzo del nulla con l’auto scarica e nessuna presa in vista.
Per fortuna, c’è una soluzione intermedia: le ibride plug-in. Queste auto offrono il meglio di entrambi i mondi: puoi usare la modalità elettrica per i tragitti quotidiani e affidarti al motore a combustione per i viaggi più lunghi. Certo, non sono perfette, ma aiutano a colmare il divario fino a quando le infrastrutture non saranno all’altezza. E anche i grandi noleggiatori – come per esempio ALD – se ne sono accorti mettendo in gamma modelli ricaricabili e stringendo accordi con un produttore di colonnine come Free2move eSolutions.
Alla fine, la mobilità sostenibile non è solo un obiettivo, ma una necessità. Per l’industria automobilistica europea la sfida sarà trovare un equilibrio tra innovazione e accessibilità. Se da un lato i produttori devono ridurre le emissioni, dall’altro non possono permettersi di creare auto che nessuno può permettersi di comprare.
Il futuro quindi dovrebbe proprio essere elettrico, ma con qualche compromesso. Per molti anni auto a combustione, ibride ed elettriche occuperanno insieme le strade. Nel frattempo, governi e industrie dovranno collaborare per migliorare le infrastrutture e abbassare i costi, rendendo questa transizione accessibile a tutti.
La buona notizia? Non stiamo parlando di un sogno irraggiungibile. Con un po’ di lavoro (e qualche sacrificio), il traguardo delle emissioni zero può diventare realtà. Ma, nel frattempo, prepariamoci: sarà un viaggio movimentato, con qualche curva stretta e (purtroppo) parecchie buche.
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