FCA Renault, sorprese poco sorprendenti

La vicenda FCA-Renault ha suscitato tre sorprese una dietro l’altra. La prima quando è stata resa nota la proposta del gruppo FCA alla Renault, la seconda quando da parte francese è stato chiaro che si tergiversava con il rinvio della decisione, la terza infine con il ritiro della proposta da parte di FCA. C’è però da chiedersi se tanto stupore non sia stato fuori luogo, almeno per la seconda e la terza sorpresa.

È stato infatti comprensibile il clamore fatto dall’offerta di FCA, un clamore addirittura ambivalente: tutti hanno rimarcato il rilievo in prospettiva della operazione ipotizzata, ma non è mancato chi ha avanzato perplessità circa l’accettazione da parte del governo di Parigi. I perplessi avevano buon gioco a ricordare che Parigi era entrata a gamba tesa nel 2015 quando si era paventata la possibilità di modificare gli equilibri interni dell’Alleanza tra Nissan e Renault. I giapponesi insistevano per riequilibrare i rapporti di forza in base al peso maggiore che la Nissan aveva nel totale del business dell’Alleanza, e l’allora gran capo Carlos Ghosn era favorevole all’operazione. Ma lo Stato francese fece ricorso a tutte le armi possibili per ostacolare l’operazione: acquistò il 4,7% di azioni Renault, portando la sua quota al 19,74%, con diritti di voto pari al 23,2%, sufficiente per un diritto di veto in seno alla società. Il risultato fu che il disegno di modifica dell’Alleanza fu archiviato, con malcontento dei soci giapponesi e di Carlos Ghosn. Dopo un po’ di mesi, lo Stato francese rivendette il 4,7% delle azioni Renault che erano state acquistate per poter mettere in pratica la manovra. Per la cronaca, presidente francese al momento dell’acquisto delle azioni era François Hollande, ma ministro competente che volle imperiosamente bloccare la possibile crescita della Nissan nella governance dell’Alleanza era Emmanuel Macron.

Con questo precedente non era difficile immaginare poca disponibilità dello Stato francese verso una operazione che comunque sfilava dagli uffici ministeriali parigini tanta parte, se non tutto, il potere di controllo sulla Renault.

Le prese di posizione del ministro Le Maire sono state tutte in sintonia con queste perplessità: il posto nel consiglio d’amministrazione per un rappresentante dello Stato, la sede in Francia, eccetera. Perciò, forse avrebbero dovuto suscitare meno sorprese.

Con i partner giapponesi in osservazione per capire quale sarebbe stata la nuova distribuzione delle quote societarie, e quindi i poteri sul tappeto, quote e poteri che da tempo vogliono vedere accrescere in seno all’Alleanza, lo stallo era inevitabile e prevedibile. Fino a far saltare il tavolo, come ha fatto il vertice di FCA.

Dalla vicenda probabilmente arriveranno a breve altre notizie, magari relative al destino del presidente della Renault Dominique Senard, che si era impegnato a fondo nel costruire la proposta FCA. E per assurdo, a questo punto FCA sarebbe un soggetto interessante da prendere in considerazione per nuove intese da parte di Nissan.

 

 

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