Finanziamenti auto, tra commissioni nascoste e fiducia tradita, chi paga davvero?

Il recente scandalo dei finanziamenti auto nel Regno Unito sta sollevando interrogativi cruciali sul rapporto di fiducia tra consumatori, intermediari finanziari e istituti bancari.

Secondo l’indagine della FCA (la Financial Conduct Authority… che avevate pensato?), decine di milioni di automobilisti avrebbero sottoscritto prestiti senza essere informati che i concessionari percepivano commissioni – in alcuni casi fino al 25% – nascoste all’interno del tasso d’interesse del finanziamento.

Tale mancanza di trasparenza potrebbe aver comportato costi aggiuntivi fino a 1.100 sterline per contratto.

A gennaio la Corte d’Appello aveva aperto la strada a un possibile risarcimento di miliardi, ma il verdetto di luglio della Corte Suprema ha drasticamente ridimensionato la portata delle responsabilità per le banche, confermando come “scorretto” solo un numero limitato di casi in cui le commissioni erano eccessive o non “disclosure deliberate”.

Di conseguenza, l’ammontare stimato dei rimborsi è sceso dai potenziali 40-44 miliardi di sterline a una forbice tra 9 e 18 miliardi.

In risposta a questa decisione, la FCA sta predisponendo un piano di rimborso che sarà gratuito e diretto, per evitare l’intermediazione di società di “claim management” – industrie che stanno già promuovendo massicciamente la possibilità di ottenere fino a 4.000 sterline di risarcimento, trattenendo fino al 30-50% per sé.

Le autorità avvertono poi di un fenomeno crescente: truffatori che contattano falsamente i consumatori fingendo di erogare risarcimenti, con l’obiettivo di sottrarre dati personali.

Un altro nodo cruciale riguarda i tempi di accesso ai rimborsi. Un comitato della House of Lords ha sollecitato la FCA a limitare i reclami ai contratti conclusi negli ultimi sei anni, invece di risalire ad accordi stipulati nel 2007, per facilitare la tracciabilità delle pratiche e ridurre il carico amministrativo per istituti e consumatori.

Troppo spesso, gli automobilisti vengono messi in difficoltà da meccanismi opachi e ambigui, come quelli attivati da commissioni non dichiarate e modelli commerciali poco chiari.

La vicenda britannica dimostra come la fiducia, una volta incrinata, richieda tempo e impegno per essere ricostruita.

Se da un lato le autorità cercano oggi di porre rimedio attraverso rimborsi e consultazioni mirate, resta da chiedersi: quanto sarà necessario attendere prima che il settore finanziario recuperi credibilità agli occhi del consumatore?

In uno dei settori più fondamentali per la mobilità e l’economia quotidiana – quello automotive – solo la trasparenza e la tutela effettiva potranno restituire quell’equilibrio tra fiducia e responsabilità che dovrebbe essere la base di qualsiasi accordo tra venditore e acquirente.

Illustrazione di Nina Kraus – © The Times

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