FORMULA 1 – Vade retro, parolacce in pista!

La FIA censura le comunicazioni radio in diretta per evitare imprecazioni, ma i piloti resistono perché le parolacce sono un meccanismo emotivo e comunicativo importante. Il divieto potrebbe trasformare lo spettacolo in un copione troppo controllato

Immaginate di essere un pilota al volante di una monoposto di Formula 1, nel bel mezzo di una bagarre per la vittoria, con l’adrenalina che pompa a mille, il cuore che batte come un tamburo e all’improvviso il vostro ingegnere dai box vi comunica via radio che avete un problema tecnico e che dovete ritirarvi. Quale sarebbe la vostra reazione? Un composto (e anche un po’ stupido) “perbaccolina” o una più colorita esplosione di vocaboli da censura? Ecco, la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) sembra propendere a obbligare i piloti a trattenersi utilizzando la prima e casta opzione.

Il Galateo, questo sconosciuto

Il presidente della FIA Mohammed Sulayem ha ventilato l’ipotesi di “silenziare le radio delle comunicazioni in diretta” per evitare che le intemperanze verbali disturbino le orecchie più delicate.

A prima vista, potrebbe sembrare una questione di semplice galateo sportivo. Dopotutto, in molti sport gli atleti sono tenuti a mantenere un linguaggio decoroso. Ma se il regolamento fosse così facile da applicare, perché i piloti stanno facendo resistenza? La risposta potrebbe essere nascosta in uno degli strumenti più antichi dell’essere umano: il turpiloquio.

Parolacce a prova di stress

Un articolo apparso su The Conversation di Kieran Fiele – professore associato di Linguistica all’Università di Warwick – ci aiuta ad analizzare la situazione da un punto di vista scientifico. Fiele afferma che le parolacce non sono solo un capriccio linguistico, ma un vero e proprio meccanismo di regolazione emotiva. Studi hanno dimostrato che imprecare può attivare le aree del cervello legate alla sopravvivenza, come l’amigdala, e innescare la risposta di “lotta o fuga”. Un bel vaffa, dunque, potrebbe aiutare un pilota a mantenere alta l’attenzione mentre sfreccia a 300 km/h.

Inoltre, le parolacce sembrano aumentare la soglia di tolleranza al dolore. Chi ha provato a non imprecare dopo aver sbattuto il quinto dito del piede contro uno spigolo sa di che cosa stiamo parlando. Per i piloti, sottoposti a forze G estreme e a un fortissimo stress fisico, il divieto di imprecare potrebbe togliere loro un’arma per affrontare la fatica.

Comunicare senza filtri

Oltre alla funzione catartica, le parolacce possono essere incredibilmente efficaci nella comunicazione. In un ambiente dove ogni millesimo di secondo conta, un’imprecazione può funzionare come un campanello d’allarme, attirando immediatamente l’attenzione dell’ingegnere di pista. Un urlo di frustrazione può comunicare più di mille parole, soprattutto quando il tempo per spiegazioni dettagliate semplicemente non c’è.

C’è poi un aspetto identitario. I piloti non imparano solo a guidare, ma anche a parlare come piloti. Crescendo nel mondo delle corse, le esclamazioni colorite diventano parte di un linguaggio condiviso, quasi un rituale di appartenenza. Imporre il silenzio significherebbe non solo censurare le emozioni, ma anche ridefinire l’identità stessa del pilota.

Vogliamo un reality show?

Va detto che negli ultimi anni la Formula 1 ha aperto le comunicazioni radio al pubblico, trasformandole in uno spettacolo nello spettacolo. Il fascino di ascoltare i piloti nel vivo dell’azione risiede proprio nella loro spontaneità. Ma se si cerca l’autenticità, bisogna accettare anche qualche sfogo. Altrimenti, il rischio è di trasformare le radio di gara in un copione da reality show, tutto zucchero e niente sale.

Il vero problema, insomma, non è qualche parolaccia di troppo, ma l’idea di regolamentare le emozioni in un contesto dove l’emozione è parte integrante dello spettacolo. Forse la FIA dovrebbe preoccuparsi meno del linguaggio e più di come rendere la Formula 1 ancora più avvincente, senza snaturarne l’anima. In fondo, a chi non scappa un’imprecazione quando in strada un inconveniente ci danneggia? In pratica, meglio una parolaccia in diretta che una gara da addormentarsi sul divano.

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