Gamberale ora scommette sulle energie rinnovabili

Vito Alfonso Gamberale, un molisano di razza, un ingegnere meccanico sempre a testa bassa nei suoi impegni professionali ad altissimo livello. Mai un minuto fermo in barba ai suoi 75 anni! Dal settore petrolifero alla telefonia mobile, dalle autostrade, alla chimica, alle infrastrutture fino alle energie rinnovabili. E su quest’ultime Gamberale scommette deciso. Un curriculum professionale di alto spessore quello del manager impegnato nel pubblico e nel privato, nato il 3 agosto del 1944 a Castelguidone (Chieti), sposato con due figli, Chiara e Matteo. Cresciuto ad Agnone, in Molise, dopo la laurea in Ingegneria Meccanica alla Sapienza di Roma, ha iniziato a svolgere attività didattica come assistente alla cattedra di Impianti meccanici. Dal ’68 ha lavorato all’Anic, società del Gruppo Eni, poi all’Istituto Mobiliare di Milano dove si occupava di valutazione di imprese nei settori tessile, abbigliamento, siderurgico, meccanico. Quindi passa a Gepi, ritorna al gruppo Eni, lascia il settore petrolifero ed entra in Stet come amministratore di Sip, creando nel 1995 Telecom Italia Mobile (i clienti  in meno di 4 anni passano da 300 mila a 16 milioni, utile schizzato da 350 a 2.500 miliardi, con Tim che diventa leader assoluto in Europa) per poi approdare nel 1998 nel gruppo Benetton con il preciso mandato di partecipare alla privatizzazione di Autostrade (di cui diventa amministratore delegato dal 2000 al 2006). Dopo aver fatto crescere la redditività da 1 a 2 miliardi di euro in 5 anni, si dimise, avendo detto no al progetto di fusione con la società spagnola Abertis.

Ho partecipato a numerose conferenze stampa di Gamberale, al quartiere generale dell’azienda dei Benetton, e mi ha sempre colpito il suo intuito e la sua determinatezza nel risolvere i problemi e la sua schiena dritta.

Nel 2006, dopo una breve parentesi in Federcalcio dopo lo scandalo di Calciopoli (un anno dopo ricevette la laurea honoris causa in Ingegneria delle Telecomunicazioni dall’Università degli Studi di Roma, Tor Vergata), si inventa il fondo F2i che, nel giro di sette anni, diventò il primo in Europa per investimenti in infrastrutture e che ora vuole farla diventare una F2i del Mediterraneo. Fra i suoi svariati impegni quello di numero uno del fondo Quercus, specializzato in rinnovabili e di numero uno di Iterchimica, azienda specializzata in addittivi chimici per la pavimentazione stradale. Il suo pallino, adesso, è quello di trasformare il fondo di investimento italo-inglese Quercus, specializzato in eolico e fotovoltaico, in una realtà all’avanguardia. Una Quercus che non conosce confini visto l’apertura di una sede anche a Dubai (dopo quelle di Milano e Londra) e che vanta
l’accordo da 600 milioni di euro siglato con la Repubblica dell’Iran per la realizzazione e gestione di un impianto fotovoltaico da 600 megawatt a sud di Teheran, città che punta a coprire il 4,9% del suo fabbisogno di energia con le rinnovabili fino al 2020.  Ha ricoperto anche la carica di numero uno di Grandi Lavori Fincosit che opera nelle infrastrutture, lavori marittimi ed edilizia. Da ottobre 2014 a febbraio 2016, ha ricoperto la carica di presidente del Gruppo PSC, ma anche presidente di Iterchimica, azienda che opera in 90 Paesi. Fino al 2018 presidente diQuercus Assets Selection, gruppo specializzato nell’ambito infrastrutturale connesso alle energie rinnovabili. Sempre assolto con formula piena nelle vicende giudiziarie (fu addirittura arrestato nel 1994 con l’accusa di abuso d’ufficio e concussione) e gli venne riconosciuto il più alto risarcimento da parte dello Stato.

 

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