Google Maps e la via più breve verso il disastro

La notizia ha già qualche giorno, ma il succo della storia non invecchia: a volte, seguire la freccia blu sullo schermo del telefono non è sinonimo di sicurezza. Lo hanno scoperto tragicamente Amit, Vivek e Nitin, tre giovani che – guidati dalle indicazioni di Google Maps – hanno trovato la morte su un ponte incompleto a Bareilly, nello stato indiano di Uttar Pradesh. Il 24 novembre erano diretti verso il luogo dove si sarebbe celebrato un matrimonio, si sono fidati della tecnologia, ignorando che quel tratto di strada non era ancora stato ultimato. L’auto è precipitata da un’altezza di 20 metri nel fiume Ramganga, trasformando un momento di festa in una tragedia che ha scosso il Paese.

La fiducia cieca in Google Maps non è nuova. Per esempio, nel 2021 una coppia statunitense è stata guidata su un ponte crollato da anni, con conseguenze fatali per il conducente. La famiglia ha successivamente intentato una causa contro Google per non aver aggiornato il percorso.

Incidenti simili anche in Australia, dove i viaggiatori sono stati indirizzati su strade sterrate non segnalate, e in Brasile, dove alcuni automobilisti hanno seguito indicazioni che li hanno condotti in quartieri ad alto rischio criminale. Ma gli episodi che dovrebbero ricordarci quanto sia importante mantenere un approccio critico verso la tecnologia non sono relegati in nazioni dove le strade possono essere pericolose o mal mappate: nel 2022 un gruppo di escursionisti in Scozia ha seguito le indicazioni di Google Maps fino a un sentiero considerato sicuro dall’app, ma che in realtà si trovava in una zona estremamente pericolosa per via delle condizioni meteo. Solo l’intervento delle squadre di soccorso ha evitato il peggio.

Questi errori sollevano interrogativi sulla gestione dei dati utilizzati dalle piattaforme di navigazione. Le app come Google Maps si basano su informazioni raccolte da satelliti, segnalazioni degli utenti e database locali. Ma quando una delle fonti fallisce – come nel caso indiano, con un ponte senza segnaletica adeguata – le conseguenze possono essere devastanti.

Le autorità locali di Bareilly e dell’Uttar Pradesh sono finite sotto accusa per la mancata messa in sicurezza del ponte. Solo dopo l’incidente sono stati installati segnali stradali e barriere protettive. Il dipartimento dei lavori pubblici ha aperto un’inchiesta interna e denunciato ingegneri e responsabili del progetto. Intanto, Google ha rimosso il percorso incriminato dalle sue mappe e ha dichiarato di collaborare con le autorità per evitare simili errori in futuro.

Tuttavia, il problema non è solo tecnologico. In Paesi con infrastrutture spesso inadeguate, la collaborazione tra piattaforme digitali e governi locali deve essere rafforzata. Se Google Maps si basasse su un sistema più efficiente di feedback in tempo reale o lavorasse a stretto contatto con enti locali per segnalare cambiamenti nelle strade, incidenti del genere potrebbero essere evitati.

Il caso di Bareilly non è solo una tragedia, ma anche un ammonimento. La sicurezza stradale dipende da un’interazione più responsabile tra aziende tecnologiche, autorità locali e utenti. Se è vero che le app di navigazione sono strumenti straordinari, non possono sostituire il buon senso umano. Rimanere critici e vigili è l’unico modo per garantire che il progresso tecnologico non diventi un boomerang pericoloso.

Quindi, la prossima volta che il GPS vi dice di svoltare, fermatevi e osservate con attenzione: in realtà la strada potrebbe non esserci.

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