GREEN – Dateci letame e vi daremo motori
Lo stabilimento Daihatsu dove viene prodotto il fuoristrada “Rocky” ha varato un progetto che prevede l’utilizzo dello stallatico dei prelibati bovini della zona per fornire energia ai reparti di produzione
È ora di aggiornare uno dei più celebri versi di Fabrizio De André: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Perché grazie allo stallatico dei bovini, oltre ai fiorellini di campo a breve nasceranno anche i motori delle auto del futuro.
Lo ha annunciato il marchio Daihatsu, illustrando un avveniristico progetto di riqualificazione dello stabilimento di Ryuo, prefettura di Shiga, che a breve potrebbe ricevere l’energia necessaria dal letame prodotto dagli allevamenti della zona, dove fra l’altro cresce con ogni riguardo possibile il manzo di Omi, una delle più antiche e prelibate razze di carne bovina del Giappone, da cui deriva la carne “Wagyū”, che con quella di “Kobe” e quella di “Matsuzaka” rappresentano tre eccellenze gastronomiche del celeste impero apprezzate in ogni parte del mondo.
Ora, con tutto il rispetto possibile per i manzi, lasciati crescere senza stress e alimentati con paglia di riso, anche loro producono quella roba lì – impronunciabile per antonomasia – e per di più in quantità industriale (due tonnellate al giorno per fattoria) e per di più con la particolarità di contenere una bassa percentuale di liquidi.
Così, dopo lunghi studi, calcoli e un uso massiccio di deodoranti per l’ambiente, Daihatsu ha pensato di utilizzare il biogas derivato dalla fermentazione del letame miscelandolo con il 10% di gas naturale per arrivare ad una fonte di energia forse poco gradevole all’olfatto ma almeno ecologicamente rispettabilissima, da canalizzare verso i reparti dove dalla fusione dell’alluminio nascono i motori Daihatsu.
Per essere ancora più precisi, l’operazione – che non ha eguali al mondo – riguarda l’illuminazione dello stabilimento in cui viene prodotto “Rocky”, piccolo fuoristrada commercializzato tra la metà del 1984 ed il 2002, ma tornato in produzione tre anni fa con una riedizione non prevista in Europa.
E questo, secondo il marchio giapponese, è solo il primo passo, perché secondo i piani aziendali il biogas dei bovini potrebbe servire per alimentare i macchinari dove avviene la fusione dei propulsori, sempre piuttosto assetati di energia.
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