Il Fleet Motor Day 2025 racconta la difficile transizione verso la mobilità elettrica
L’edizione 2025 dell’evento romano ha messo in luce le incertezze delle aziende di fronte alle nuove normative fiscali. Molti fleet manager stanno rimandando il rinnovo delle flotte, mentre altri sono pronti a cambiare strategia
Nel cuore del Fleet Motor Day, l’evento più atteso dell’anno per chi vive di flotte aziendali e mobilità intelligente, c’era aria di record e di tensione. Con 380 fleet e mobility manager, 950 partecipanti e ben 1.220 test drive su pista e off-road, l’edizione 2025 ha messo insieme motori e malumori. E nonostante il debutto in pompa magna dell’Audi A6 Avant, i veri protagonisti sono stati i dubbi delle aziende.
Secondo l’instant survey “Caro Fisco ti scrivo”, presentata durante uno dei tre talk, il 40% dei fleet manager ha deciso di rimandare il rinnovo del parco auto, scegliendo di prolungare i contratti esistenti. Il motivo è la nuova normativa fiscale entrata in vigore a gennaio che penalizza fortemente i veicoli a benzina e diesel come benefit aziendali, favorendo invece elettriche e plug-in. Una transizione che, però, non tutti sono pronti ad affrontare.
“All’interno di un clima di grande incertezza alimentato dalla normativa sulle auto aziendali in fringe benefit – osserva Luca Zucconi, membro del Comitato Scientifico di LabSumo – le aziende ridurranno gli investimenti sul welfare dei dipendenti per sostenere il costo superiore delle auto, del +20-30%”. Una batosta per chi contava sull’auto aziendale come benefit competitivo.
La survey – condotta su 98 manager che gestiscono complessivamente 83mila veicoli – ha rivelato anche che il 60% è pronto a cambiare car list e car policy, mentre 1 su 10 è pronto a dire addio definitivo alle auto termiche. Tuttavia, quando si parla di conseguenze, il panorama si complica: il 25% prevede un aumento dei costi di noleggio, il 23% teme le lamentele dei driver, e solo l’8% vede nell’attuale stretta una spinta concreta all’elettrificazione.
A farsi sentire anche i grandi nomi del settore. Alberto Viano, Presidente ANIASA, ha aperto i dibattiti sottolineando come “gli ultimi dati mettono in evidenza una frenata delle immatricolazioni a noleggio”, con aziende che scelgono l’attesa piuttosto che l’azzardo. “Minori immatricolazioni, rallentamento del ricambio e minori entrate fiscali per lo Stato” ha concluso, delineando uno scenario tutt’altro che elettrizzante.
Più fiduciosa, ma con i piedi per terra, Antonella Bruno, Country Manager di Stellantis Italia, ha ricordato che “il cliente B2B è al centro della nostra strategia”, con una quota B2B in crescita al 32,9% nel primo trimestre dell’anno. Mentre Fabrizio Faltoni, Presidente e AD di Ford Italia, ha rilanciato l’importanza di “rimodulare detraibilità e deducibilità sulla base delle emissioni”, sottolineando l’ampliamento della gamma elettrificata di Ford: 9 elettrici e 6 ibridi già sul mercato.
Ma il tema che ha fatto davvero discutere è stato il futuro delle full hybrid. Queste vetture, spesso viste come il ponte più pratico verso la decarbonizzazione, rischiano ora di diventare le Cenerentole della mobilità aziendale. Un manager su tre le escluderà dalle nuove car list, un altro 22% si limiterà a prolungare i contratti esistenti, cercando di resistere finché le regole lo permetteranno.
Insomma, se da un lato la transizione ecologica sembra inevitabile, dall’altro è chiaro che servirebbe più chiarezza normativa e meno fretta ideologica. Perché tra l’eco-ambizione dei governi e i bilanci aziendali ci sono migliaia di driver che rischiano di restare… a piedi.
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