INNOVAZIONE – Chi ha detto che le batterie debbano parlare cinese?
L’Europa si trova in corsa per diventare leader nella produzione di batterie sostenibili, cercando di ridurre la dipendenza da Cina e Stati Uniti. Grazie a investimenti strategici, potrebbe raggiungere l’autosufficienza entro pochi anni
In un mondo sempre più orientato alla transizione ecologica, l’Europa si trova in una corsa globale per guidare la produzione di tecnologie pulite e dei minerali necessari per realizzarle. Mentre la Cina ha costruito un vantaggio competitivo grazie a decenni di sussidi statali e gli Stati Uniti attirano investitori con generosi crediti d’imposta, l’UE deve rafforzare la propria strategia industriale per assicurarsi una filiera delle batterie solida, garantendo sicurezza negli approvvigionamenti, creazione di posti di lavoro e resilienza economica.
Un vantaggio costruito nel tempo
L’Europa non parte da zero perché grazie a politiche ambiziose e all’impegno della European Battery Alliance, negli ultimi anni sono stati annunciati numerosi investimenti in tutta la filiera produttiva delle batterie. Secondo un’analisi di Transport & Environment (T&E), l’Europa potrebbe raggiungere l’autosufficienza nella produzione di celle entro pochi anni e, entro la fine del decennio, potrebbe coprire oltre la metà del fabbisogno di catodi, la componente più preziosa delle batterie. Anche la lavorazione del litio è destinata a diventare autonoma nello stesso arco temporale, mentre l’industria del riciclo delle batterie sta prendendo slancio e potrebbe fornire una parte significativa dei materiali necessari già dal 2030.
Ridurre, diversificare, ottimizzare
Sempre secondo T&E, oltre a rafforzare la produzione interna, l’UE deve ridurre la dipendenza dall’estrazione primaria, puntando su strategie di efficienza. Ottimizzare le dimensioni delle batterie, diversificare le tecnologie chimiche e incentivare il trasporto pubblico e la mobilità attiva sono misure chiave. Per frenare la tendenza all’aumento delle dimensioni delle auto elettriche, soprattutto dei SUV, serve una strategia europea che promuova modelli più piccoli, accessibili e con un minore impatto sulle risorse.
Le politiche nazionali dovrebbero includere incentivi fiscali per i veicoli compatti, mentre a livello comunitario sarebbero necessarie normative sull’efficienza delle batterie e obblighi per i produttori di realizzare modelli entry-level. Inoltre, la diffusione delle batterie al ferro-fosfato (LFP) e al sodio (Na-ion) potrebbe ridurre la domanda di metalli fino al 20%, mentre una minore dipendenza dalle auto private potrebbe abbattere la richiesta di materiali del 7-9%.
Il riciclo, pilastro della transizione
A differenza delle auto a combustibili fossili, è opinione di T&E che le batterie delle auto elettriche possono essere integrate in un’economia circolare, con materiali riutilizzati per produrre nuove batterie. Il regolamento UE sulle batterie prevede nuovi target di riciclo che aumenteranno ulteriormente il vantaggio climatico dei veicoli elettrici. Dal 2027, i produttori dovranno recuperare il 90% di nichel e cobalto (95% entro il 2031) e il 50% di litio (80% entro il 2031). Queste norme, applicabili a tutte le batterie vendute nell’UE, stimoleranno investimenti in nuovi impianti di riciclo e creeranno occupazione locale.
Garantire una filiera sostenibile
L’estrazione di materie prime, dai combustibili fossili ai minerali, ha una storia di cattiva gestione. Il passaggio alle energie rinnovabili e ai veicoli elettrici impone un ripensamento delle filiere, per renderle più sostenibili e responsabili. Dal rapporto di Amnesty International del 2016 sulle violazioni dei diritti umani nelle miniere di cobalto in Congo, l’attenzione globale sul tema è cresciuta. Fortunatamente, oggi esistono tecnologie per ridurre l’impatto ambientale dell’estrazione, come il filtraggio dei rifiuti minerari e metodi di estrazione a basso consumo idrico.
Il regolamento UE sulle batterie introduce norme di due diligence che rappresentano una svolta per la sostenibilità, ma la loro efficacia dipenderà dalla corretta applicazione su tutta la catena di approvvigionamento di cobalto, nichel, litio e grafite. I legislatori dovranno garantire linee guida chiare entro gennaio 2025 e collaborare con i paesi produttori per aiutarli a rispettare gli standard.
Un futuro più indipendente
Oltre alle batterie, l’UE ha approvato il Critical Raw Materials Act (CRMA), una legge che punta a sviluppare progetti strategici in Europa per l’estrazione, la lavorazione e il riciclo delle materie prime critiche, riducendo la dipendenza dalle importazioni. Cruciale sarà garantire il rispetto delle norme ambientali e sociali, affinando le procedure per coinvolgere le comunità locali senza compromettere gli standard di sostenibilità.
L’Europa ha tutte le carte in regola per costruire un futuro più indipendente e sostenibile nel settore delle batterie. Con politiche industriali forti, investimenti mirati e una visione strategica, può vincere la sfida della transizione energetica. E chissà, magari un giorno il “made in Europe” diventerà sinonimo di batterie all’avanguardia. Dopotutto, chi ha detto che la rivoluzione elettrica debba parlare solo cinese?
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