INNOVAZIONE – Musk e i razzi per pendolari intercontinentali

Immaginate di sorseggiare una Perrier a Parigi e, 30 minuti dopo, mordere un bagel a New York. Certo, non è l’immediatezza raggiungibile con il teletrasporto quantistico ma sarebbe una gran bella velocità di viaggio! Non stiamo parlando di un jet supersonico, ma di un razzo. Elon Musk (questa volta nel ruolo di visionario patron di SpaceX) ha un piano: utilizzare i suoi razzi Starship per collegare città lontanissime con voli suborbitali. Una specie di Uber intergalattico, ma con un tragitto ben alto nello spazio.

Questa la premessa. E Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, potrebbe spianare la strada a Musk eliminando quelle fastidiose regolamentazioni che, diciamolo, rallentano l’innovazione. Il progetto si chiama “Starship Earth to Earth” e promette viaggi da sogno come Londra-Hong Kong in 34 minuti. Fantastico, no? Ma quanto è realistico tutto questo?

Quando il volo diventa un (esplosivo) viaggio verso il futuro

Partiamo da un punto chiave: i razzi possono davvero fare il lavoro degli aerei? Tecnicamente sì, e Musk non sta reinventando la ruota. Dal 2012, quando la NASA ha fatto atterrare su Marte un modulo con retrorazzi invece che con i soliti paracadute, l’idea di riutilizzare i vettori è diventata realtà. SpaceX ha poi perfezionato questa tecnologia con i suoi Falcon 9, trasformando le missioni spaziali da un affare miliardario a qualcosa di “quasi economico”.

Ma un conto è mandare un carico in orbita, un altro è stipare 100 passeggeri su un razzo che decolla verticalmente e li porta a spasso nel sub spazio. Per non parlare dei problemi tecnici: durante un recente test, la seconda fase dello Starship è esplosa. Un piccolo incidente di percorso, potrebbe dire qualcuno. Ma per la FAA (l’ente americano per l’aviazione) ogni fiammata fuori programma è un incubo regolamentare.

Sta arrivando la business class spaziale

Immaginate la scena: passeggeri in giacca e cravatta che si arrampicano su una rampa di lancio per essere “allacciati” nei loro sedili in stile astronauta. Sembra più un episodio del fumetto fantascientifico Nathan Never che un futuro da jet set. E poi ci sono i porti spaziali. Costruirli in giro per il mondo è un’operazione mastodontica. Basta guardare che cosa è successo nel Regno Unito, dove il primo spazioporto ha affrontato una valanga di critiche e ritardi.

E poi c’è il nodo delle licenze. Oggi, per ogni lancio di un razzo, serve un permesso. E non basta: per Starship servirebbe anche una licenza di rientro. Immaginate quanto tempo e avvocati saranno necessari per ottenere l’okay per voli regolari.

È tutto abbastanza verde per Greta?

Ora parliamo dell’elefante nella stanza: l’ambiente. I razzi consumano un’enorme quantità di carburante. Gli Starship di Musk utilizzano “methalox”, una miscela di metano e ossigeno liquido. Questo li rende più puliti rispetto ai razzi tradizionali a cherosene, ma non abbastanza per convincere Greta Thunberg. Tuttavia, Musk è ottimista: sviluppare metano a impatto zero potrebbe aprire la strada a un futuro più sostenibile.

Intanto in Europa aziende come Skyrora e Orbex stanno sperimentando carburanti alternativi. Skyrora punta sull’Ecosene, una versione “green” del cherosene ricavata da plastica non riciclabile. Orbex invece utilizza BioLPG, derivato da scarti vegetali. Soluzioni interessanti, certo, ma insufficienti per spingere bestioni come lo Starship.

Fantascienza o inevitabile realtà?

Il quadro generale è chiaro: la tecnologia c’è, ma siamo ancora lontani dal vedere i razzi sostituire i Boeing 747. Musk, però, è abituato a sfidare l’impossibile. Le sue astronavi sono già pronte a portare l’uomo su Marte entro il 2026. Quindi, se dovessimo scommettere su qualcuno in grado di trasformare questa visione in realtà, i geniacci di SpaceX sarebbero la nostra scelta.

Ma siamo onesti: prima di prenotare un posto per un Parigi-New York in 30 minuti, dovremo vedere come andrà il primo viaggio con passeggeri verso Marte. E sperare che non ci siano troppe esplosioni lungo la strada. Per ora, teniamo gli occhi al cielo e i piedi per terra.

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