L’accidentato percorso di crescita delle mobilità elettrica in Europa

La diffusione delle auto elettriche in Europa procede a rilento a causa di politiche frammentate e incentivi insufficienti, con solo il 15% di quota di mercato raggiunto. La mancanza di coordinamento a livello UE rischia di ritardare ulteriormente gli obiettivi di riduzione delle emissioni

L’Europa della mobilità elettrica ha bisogno di una ricarica urgente. L’adozione delle auto elettriche nel nostro continente non decolla come previsto e un recente rapporto dell’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (ACEA) mette in luce le gravi discrepanze nei regimi di incentivi e tassazione tra i vari paesi dell’Unione Europea. Il problema sembra essere un mosaico di politiche frammentate che ostacolano la transizione verso la mobilità sostenibile.

Secondo i dati ACEA, la quota di mercato delle auto elettriche in Europa si attesta intorno al 15%, ben lontana dal 25% che ci si aspettava entro la fine del 2024. “Il mercato europeo dell’auto elettrica – ha dichiarato Sigrid de Vries, direttore generale di ACEA – è ancora in fase di sviluppo e non ha raggiunto quel punto di svolta cruciale per l’adozione su larga scala. Gli incentivi sono un elemento chiave per stimolare la domanda e raggiungere questo obiettivo comune”.

Sebbene l’offerta di modelli sotto i 30mila euro sia in crescita, il costo iniziale delle auto elettriche rimane un ostacolo per molti consumatori. I veicoli elettrici a batteria (i BEV) sono ancora significativamente più costosi rispetto ai motori termici, principalmente a causa dei costi elevati delle batterie. Non sorprende quindi che gli incentivi statali siano un fattore determinante nelle scelte d’acquisto.

Un esempio lampante arriva dalla Germania, dove la fine degli incentivi statali a fine 2023 ha portato a un crollo del mercato BEV di quasi un terzo. E non è un caso isolato: oggi otto Stati dell’UE non offrono alcun incentivo per le auto elettriche, due in più rispetto allo scorso anno. La situazione è ancora più critica per i camion e gli autobus, con oltre un terzo dei Paesi che non prevede alcuna agevolazione.

Mentre alcune nazioni, come il Belgio, si distinguono per le loro politiche generose e un’elevata quota di auto elettriche, altri – soprattutto nell’Europa centrale e orientale – arrancano con incentivi deboli o inesistenti. A rendere il quadro ancora più complesso, la mancanza di un coordinamento a livello comunitario: l’Europa si trova a gestire oltre 30 programmi diversi, ognuno con criteri e finanziamenti differenti.

Guardando fuori dai confini europei, il confronto è impietoso. In Cina, per esempio, gli incentivi sono centralizzati e strategici, contribuendo a un’adozione molto più rapida delle auto elettriche. E negli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act ha introdotto agevolazioni fiscali significative per spingere il mercato.

La frustrazione dell’industria automobilistica europea è evidente, soprattutto dopo che il tanto atteso piano di incentivi paneuropeo annunciato dalla Commissione è rimasto sulla carta. Senza un intervento coordinato, il rischio è di ritardare ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, con implicazioni ambientali ed economiche.

Il messaggio è chiaro: se l’Europa vuole davvero spingere la transizione verso la mobilità elettrica, non basta premere il pedale dell’acceleratore. Serve anche una strada ben asfaltata. E per ora, quel percorso appare ancora troppo accidentato.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *