L’automobile che rende più mobili

[Abbiamo ricevuto questo articolo da un nostro lettore e pubblichiamo volentieri il suo testo]

 

All’inizio era la DAF.

Ce la ricordiamo la DAF?

Ma sì, quella vetturetta olandese con la trasmissione Variomatic, quindi senza il pedale della frizione: a quei tempi era l’unica accessibile per chi avesse una disabilità agli arti inferiori. Il cambio automatico era un costoso accessorio riservato alle vetture più prestigiose.

La DAF era l’unica automobile sulla quale venivano installati dispositivi anche per acceleratore e freno a comando manuale.

Avevo del tutto accantonato questo aspetto della “mobilità” sulle quattro ruote.

Poi recentemente un amico mi ha raccontato di un’Autofficina a Monza specializzata in allestimenti con collaudo per persone diversamente abili e così ho chiesto di poterla visitare.

Tecnoauto – questo il nome – opera in un capannone tra Monza e Muggiò ed è… un mondo.

Vengo affabilmente accolto da Paolo Bonfanti, uno dei titolari, che mi accompagna nella visita.

Da acceleratori sotto il volante e sopra il volante (i famosi cerchi) a leve e freno manuali, pedali acceleratori a sinistra, centraline multifunzione collocate al volante, monoleve acceleratore e freno con diverse funzionalità a seconda delle attitudini del guidatore e tanti altri dispositivi.

Alcuni davvero stupefacenti, come la guida completa con il joystick.

Ho poi visto con ammirazione una serie di ribaltine manuali ed elettriche per facilitare l’accesso dal sedile alla carrozzina e sistemi di piastre girevoli che ruotano il sedile manualmente o elettricamente fino a fuoriuscire dall’abitacolo.

Mi è stato poi illustrata la possibilità – che peraltro richiede notevole investimento di risorse economiche – di radicale trasformazione della vettura per consentire l’accesso e la guida a persona che non possa lasciare la carrozzina.

FCA aveva dato corso a un’interessante progetto-programma per consentire l’accertamento delle abilità residue con la finalità di arricchire e affinare le prospettive di mobilità.

Sul depliant di un produttore leggo una frase illuminante di Sergio Marchionne: “Esiste un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere… È un mondo in cui ogni nuovo giorno e ogni nuova sfida regalano l’opportunità di creare un futuro migliore”.

Vien da riflettere, pensando alla formidabile forza di questa frase e a ciò che sta accadendo nella realtà che ci circonda, anche e ben al di là di quello che era il “mondo FCA” (e del desolante odierno panorama dell’industria automobilistica italiana).

Rimango stupito e ammirato da queste applicazioni della tecnica e dell’ingegno volte all’effettivo miglioramento delle condizioni di vita.

Questo sì che è progresso!”, penso tra me e me.

Penso poi invece ad allocazioni di risorse e intelligenze per miglioramenti solo illusori o addirittura per fini distruttivi che abbiamo sotto gli occhi proprio in questi giorni.

Penso anche alla sensazione straniante e di disorientamento che provo di fronte a tecnologie e prestazioni che mi sembrano del tutto superflue.

Sulla via del mio ritorno mi guardo in giro al semaforo.

Lugubri SUV grandi come camion capaci di accelerazioni degne di un dragster per famiglie sempre meno numerose… berlinone con espressioni minacciose e prestazioni da bolidi per lo più intrappolate nel nostro traffico consueto…

Penso a quella che mi pare proprio “la truffa del secolo”: l’auto elettrica, una superficiale illusione di minor impatto ambientale nel nostro “cortiletto” ma con le pesantissime ricadute ormai note sulla nostra “casa-mondo-pianeta”.

Sì, occorre ripensare il modello di sviluppo, per uno stile di mobilità e di vita più lento, più dolce, più profondo.

Più lento più dolce più profondo”? Ma questo lo diceva Alexander Langer…

Ci dice qualcosa questo nome: Alexander Langer?

(Claudio Zucchellini)

 

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