L’Italia ha due nazionali: una Azzurra e una Rossa

Modena, 18 febbraio 1898: una nevicata tanto romanzesca quanto copiosa fa da cornice ad un avvenimento che avrebbe cambiato la storia del nostro Paese: da Alfredo e Adalgisa nasce il piccolo Enzo Ferrari.

Nessuno, in quel bianco pomeriggio, avrebbe mai immaginato che quel bimbo, un giorno, avrebbe creato il marchio più influente dell’intero globo terrestre, dando vita a una religione sportiva che avrebbe tenuto impegnati miliardi di cuori battenti di pura passione. Enzo, da sempre visceralmente legato all’universo delle automobili, grazie all’officina del padre, è cresciuto col sogno di imporsi nel mondo delle corse, prima come pilota, poi come costruttore. Personaggio straordinariamente moderno, visionario, cinico, leader, anticipatore dei tempi, genio nel gestire uomini e risorse, Enzo ha incarnato il perfetto spirito imprenditoriale, abbinato all’ossessiva ricerca di soddisfare la propria travolgente vocazione. Uomo introverso e indecifrabile, Ferrari ha vissuto un’esistenza ricca di sconforto e dolori personali, nascondendo dietro gli immancabili occhiali scuri le proprie emozioni. La scomparsa del figlio Dino e le morti in pista dei propri piloti lo hanno profondamente segnato, a tal punto da renderlo asettico agli occhi della gente. Enzo è morto 3 volte: il giorno in cui Dino ha raggiunto il cielo, il giorno in cui Gilles Villeneuve ha perso la vita tra le curve di  Zolder e, infine, il giorno della sua scomparsa, il 14 agosto 1988.

Le innumerevoli storie giunte da Maranello e dagli autodromi di ogni angolo del mondo ci raccontano di un uomo tanto potente quanto emotivamente insicuro, un leader segnato da fragilità, debolezze e sconforti, contro cui ha saputo unicamente combattere dedicando anima e corpo alla propria leggenda a 4 ruote. Enzo ha sempre anteposto il bene della Scuderia agli interessi personali, lavorando ininterrottamente sino all’ultimo istante della propria vita. I rapporti con Nuvolari, Ascari, Castellotti, Fangio, Lauda, Regazzoni, Alboreto, Mauro Forghieri e Gilles Villeneuve hanno arricchito Enzo come patron e come uomo, rendendo ancor più speciale il mito del Cavallino.

La Ferrari, in pista, ci ha fatto soffrire, gioire, piangere e delirare, vincendo 238 gare, 15 mondiali piloti e 16 titoli costruttori, diventando simbolo impareggiabile e insostituibile di questo sport: Formula 1 è Ferrari, Ferrari è Formula 1.

Oltre a ciò che rappresenta nell’immaginario collettivo mondiale, il Cavallino è, innanzitutto, ciò che evoca nelle anime degli italiani: il “sentimento Ferrari” rappresenta, da sempre, la passione più cocente dell’esistenza di nostri innumerevoli connazionali, rendendoci “l’unico Paese al mondo a vantare due nazionali: una Azzurra e una Rossa”.

Enzo e le vittorie della Scuderia hanno reso il “Ferrarismo” uno stile di vita, un’ossessione, uno stato sociale, un carburante che ci scorre nelle vene e che alimenta il nostro cuore, tramutando il viaggio della nostra vita in un Gran Premio, fatto di curve, ostacoli, errori e difficoltà, con la straordinaria illusione di raggiungere trionfali, sventolanti, bandiere a scacchi.

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