Marquez e Lorenzo: mondiale della vergogna

L’Ospite di Autologia:

Quel che Marc Marquez ha fatto domenica a Valencia non solo ha dell’incredibile, ma diventa sicuramente un caso di deontologia professionale. Trenta giri, con la Honda, dietro la Yamaha di Jorge Lorenzo: mai un attacco, sempre dietro a fare lo scudiero a un pilota che, non sia detto per inciso, guidava una marca concorrente.
L’unico momento di suspence in testa alla corsa di Valencia, che è costata il titolo mondiale a Valentino Rossi, è stato quando Dani Pedrosa è giunto dopo una lunga rincorsa alle spalle del compagno di squadra Marquez e ha cercato di superarlo per attaccare poi Lorenzo e andare a vincere. Marquez si è difeso come se l’attaccante non fosse stato un pilota della Honda ma lo stesso Valentino, ha risuperato Pedrosa e ha scortato Lorenzo al traguardo e al titolo mondiale.
Ora io chiedo: ma si può?!
Ma si può, cioè, credere che fra i due non ci sia stato un patto anti-Rossi? Ma si può credere, anche, che un pilota così aggressivo e così bravo non sia stato in grado, neppure per una volta su trenta giri di corsa, di attaccare un avversario che guidava una moto concorrente a quella dell’azienda che lo paga?
Un’azienda come la Honda che, sui mercati di tutto il mondo (e la MotoGP in qualche modo un mercato può esserlo), spende milioni di euro per vendere più moto della Yamaha.
Il problema quindi è doppio. Da un lato Marquez ha voluto di proposito danneggiare Valentino innescando una guerra che, nel 2016, potrebbe avere un seguito disdicevole. E aggiungerò che se è vero che ognuno può fare la corsa nel modo che vuole, è anche vero che gli sport motoristici, ma non solo, hanno regole che non si possono infrangere: prima fra tutte quella di una combine con i rivali di marca.
Dall’altro canto, Marquez ha danneggiato l’azienda che lo paga venendo meno a un rapporto fiduciario, quando ha deciso di non provare a vincere sul tracciato di casa lasciando il successo a un rivale di marca. E in più, quando il suo compagno di squadra ha tentato di andare a vincere, Marc l’ha ostacolato e l’ha costretto al terzo posto. Inaudito.
Fossi stato il presidente della Honda avrei preso per un orecchio il ragazzino spagnolo appena sceso di sella e gli avrei fatto fare il giro del paddock. A meno che, ma non credo sia così perché i tecnici avranno visto sicuramente la verità dalla telemetria, anche la Honda non fosse convinta che l’atteggiamento del suo ex campione del mondo fosse corretto, in sostanza che non riuscisse a superare il rivale (fra l’altro con le gomme in crisi, come Lorenzo ha confessato).
Ora, io non sono un tifoso particolare di Valentino Rossi, però sono sicuramente un italiano al quale fa piacere quando a vincere siano un pilota, una marca, una squadra di qualsiasi sport che rappresentino l’eccellenza sportiva del nostro Paese. Ma non riesco a tollerare, né a giustificare, chi organizza una combine per alterare il risultati del campo. Marc Marquez si è reso responsabile di un’azione ingiustificabile, un’azione che gli strappa via di dosso, come un lavaggio, il titolo mondiale conquistato l’anno scorso. E, al tempo stesso, toglie al titolo di Jorge Lorenzo, che ha accettato il regalo, grandissima parte del suo valore. Al quale inutilmente il re di Spagna ha cercato di dare lustro sul podio come si è capito dai fischi del pubblico.
Ora, è chiaro come il tribunale sportivo della MotoGP non possa perseguire Marc Marquez, né di riflesso Jorge Lorenzo, perché la sua colpa a Valencia non è stata di regolamento bensì morale. Ma la gara finale toglie alla sigla del massimo campionato della moto le due lettere GP trasformandole in GV: da Moto Gran Premio a Moto Gran Vergogna. (da FormulaPassion.it)

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *