Michael Schumacher, Simply the Best

L’Ospite di Autologia: Beppe Donazzan, giornalista.

Più passa il tempo e più la nostalgia di Michael Schumacher diventa forte. Fortissima. La Ferrari è là che arranca. Da tempo. Solo un ricordo, lontano, le domeniche quando, davanti alla televisione, attendevamo la nuova vittoria della Rossa. Di Schumacher, naturalmente.
Ricordate?
Quanti successi, quante emozioni, quanti mondiali, mai c’era stata una sequenza così lunga, anni e anni, come quella firmata da Schumi. Prima accolto freddamente, poi messo in discussione per le battute d’arresto, infine amato a forza di imprese. Una dolcissima dittatura.
Ricordate?
E’ quello che racconto nel mio ultimo libro: “Michael Schumacher, Simply the Best” edito da Ultra Sport, che esce proprio oggi nelle librerie.
C’è stato un periodo nel quale era perfino venuto a noia tanto superiore a tutti.
Ora, a spingerci a premere il pulsante del telecomando, è solo la curiosità di conoscere quale sarà la posizione finale della monoposto di Maranello. Perché le parti si sono rovesciate. Dopo il dominio Red Bull, quattro volte con Sebastian Vettel (2010-2013), poi approdato come un Messia a Maranello, si è passati a quello della Mercedes con Lewis Hamilton, due volte (2014-2015), e nel 2016 con Nico Rosberg. Con quest’ultimo che ha annunciato il ritiro cinque giorni dopo il trionfo. Lasciando tutti a bocca aperta per il coraggio di dire “basta”.
Per la Rossa invece sono state stagioni di piazzamenti, e se andava bene, qualche vittoria. Rara, molto rara. Annate che sono sembrate lunghissime. Di attesa.
Allora sono tornati alla mente quei Gran Premi da padroni assoluti.
Sì, c’è nostalgia, tanta, per il nostro Michael Schumacher.
Riavvolgiamo il nastro della memoria e ripensiamo.
Il campione dei campioni del volante a guardare il curriculum di quanto vinto sul campo. In tutti i tempi. Imbattibile, indistruttibile, icona “uber alles”. Il più in tutto. Come trionfi e come ricchezza. Solo Ayrton Senna, per il carisma, la ricerca della perfezione, per la sensibilità e quel suo essere quasi fosse una stimmate che colpisce nell’anima, resta ineguagliato e ineguagliabile.
Per Schumi sette titoli mondiali, 91 successi, 68 pole position, record imbattuti. Chissà se, in futuro, ci sarà qualcuno che riuscirà nell’impresa di superarli. Difficile, molto difficile.
Dopo il ritiro, il secondo della carriera, il terribile destino, l’incidente drammatico sugli sci. Dopo aver rischiato la vita per vent’anni a 300 all’ora, l’incredibile caduta sulle nevi di Megeve.
Come fosse una tragedia greca.
Una carriera intensa, incredibile, che sembrava senza fine

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