MILLE MIGLIA: la carovana del tempo che mette tutti d’accordo, ambientalisti compresi

Un tripudio di tifosi, appassionati o semplici curiosi. La carovana della Mille Miglia ha concluso il suo percorso 2018 e sorgono delle considerazioni importanti.

La gente, quella normale, quella che fatica ad arrivare a fine mese, era tutta lì, lungo il percorso. A fotografare, riprendere, tifare. Era lì a incitare anche coloro che con Porsche, Ferrari, Mercedes o altro ancora, purchè lussuoso, faceva da contorno al piatto principale, ovvero le vetture storiche.

In un Paese come il nostro, dove l’odio sociale, l’insulto elevato a sistema di vita di relazione, vedere tutti insieme appassionatamente fa specie. Sì, perché non c’erano insulti contro chi guidava una Ferrari e nemmeno il sospetto che fosse un pericoloso evasore fiscale. Non c’era cattiveria nel mandare il figlio a fianco della supercar a fotografarsi e a condividere l’immagine. La brutta sporca e cattiva delle amministrazioni comunali, era il punto di attrazione. Come dire che in Italia c’è ancora la passione per l’auto.

Peccato che la politica ce la stia massacrando. Con tasse, bolli, gabelle e altro ancora. Per non parlare di limitazioni di traffico, corsie ristrette, code interminabili e costi alle stelle per i carburanti. Un controsenso. La ami al punto da fare ore in attesa su strada pur di vederle passare, le apprezzi al punto che per definire il percorso della Mille Miglia ogni anno è una litigata con le amministrazioni locali, e poi fai di tutto per penalizzarla, renderla colpevole di mali che non ha.

Vedi ad esempio Milano col sindaco Sala in prima fila a bearsi della Mille Miglia quando la sua amministrazione, in merito alle auto, è fra le più penalizzanti in Italia. Un controsenso, ma ben vengano queste manifestazioni, perché il messaggio è forte: non rompeteci la passione!

E che dire dei pezzi storici? Ormai la Mille Miglia vive di ricordi, di quelle auto che fino al 1957 hanno scritto la storia, o solo un capitolo, di una gara tragica e leggendaria come erano le stradali di una volta, con la morte dietro ogni curva (vedi Guidizzolo e la fine ingloriosa della gara). Eppure vedere quei vecchi macinini, catorci se vogliamo, ma dal valore affettivo inestimabile, mette il cuore in pace.

Fumo dagli scarichi come se piovesse. I PM 1, nel senso che le polveri sono grosse un metro altro che decimi di micron, che vengono respirati a pieni polmoni assaporando la storia. Appunto, la storia, retaggio di un passato che c’è stato e di un presente che annulla tutto. Alzi la mano chi vede in giro delle Fiat Uno, tanto per dire. Un modello che 36 anni fa rivoluzionò il mercato. Eppure era diffusissimo, ma in giro non ne vedi. E così di BMW serie 3 o altro ancora. Le leggi moderne, l’ambientalismo sfrenato, le norme da rispettare. Tutto in nome di ciò. E il moderno scompare, rottamato, distrutto, non più circolante.

Ecco, non avremo fra 20 anni alcun ricordo di questi tempi. Sarà tutto sacrificato in nome di norme a volte intelligenti, spesso assurde. E ricorderemo ancora le vetuste del 1957 o del 1936 che fumano come una ciminiera, saremo contenti di guardarle e ammirarle ancora una volta mentre col presente abbiamo distrutto il passato prossimo. Il paradosso della Mille Miglia è questo. La passione, l’amore per l’automobile, sintomo di libertà individuale, mobilità, spostamenti in piena autonomia, sacrificata da leggi e legislatori incapaci di guardare lontano. Il presente di oggi sarà il nostro passato di domani. Un passato di cui non resterà più traccia.

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