Oltre il purismo. Dove va l’automobile ?
L’immagine dell’automobile in questo terzo millennio sta perdendo i suoi parametri di bellezza e di buon gusto. Qualcuno osserverà che questi due concetti , bellezza e buon gusto, sono soggettivi. Ma la storia, l’architettura, lo stile avranno pure significato qualcosa nel percorso che ha portato l’automobile fino ai giorni nostri.
E l’eccellenza della scuola italiana ha ottenuto universalmente il riconoscimento di regina dell’estetica applicata a questo prodotto della modernità nei centotrenta anni circa di vita dell’automobile.
Da qualche anno però le Case automobilistiche mondiali hanno avocato a se la gestione, la scelta dello stile dell’auto ed i designer hanno dato sfogo alle loro personalità spesso cercando di essere anticonformisti nel nome di una modernità che si addice ad un prodotto così in evoluzione come l’automobile, che nasce appunto alla fine dell’ottocento ed è in continua crescita.
Fin qui tutto bene, tutto legittimo, tutto regolare. Ma…
Arriva il primo momento discutibile: l’automobile che nasce “femmina” e quindi carina , graziosa, attraente per le sue forme, incomincia a trasformarsi in un prodotto “maschio”, con tagli netti, spigoli vivi, sensazioni forti nell’insieme del prodotto.
Ed ora, cavalcando l’onda, ecco che questi stilisti esotici ( nel senso che provengono dalle nazionalità e dalle formazioni più diverse ) incominciano a “caricare” il tratto.
Appaiono così, sui frontali, scudi anteriori con bocche enormi, sempre più grandi, sempre più mastodontiche. Calandre con inutili griglie di pseudo-radiatori di raffreddamento ( perfino su auto elettriche! ) pesanti, che si raccordano con altrettante linee massicce che per equilibrio ed analogia si prolungano in fiancate e posteriori robusti mentre i cofani anteriori si alzano su frontali verticali quasi ad impattare l’aria da fendere.
Che questo sia tecnicamente necessario non regge di certo, poiché un paio di decenni or sono i frontali erano spioventi , bassi, e terminavano con prese d’aria che sembravano fessure ( molto spesso in nome del CX ), quasi irriconoscibili da un’auto all’altra in nome di un “familiy face”. Non che quel periodo fosse esemplare. Anzi…
Comunque tutto sparito, tutto dimenticato: per offrire una forte riconoscibilità del marchio si aumentano come con un pantografo gli stilemi classici che diventano così “prepotenti”, massicci.
E’ questa l’estetica dell’automobile alla quale andiamo incontro?
Può darsi, ma che non ci vengano a dire che questo rende le auto belle, gradevoli, piacevoli ed attraenti.
Forse la risposta è nella ricerca di blandire una civiltà caratterizzata dalla prepotenza e dall’opulenza un po’ sfacciata.
Non è questione di purismo o di manierismo. E’ questione di bellezza.
La normativa può imporre delle misure, ma non il design a parità dimensionale.
Caro Renato, questi “Musi” possenti e arcigni sono obbligatoriamente tali in quanto è la normativa “salva pedoni” che li impone pur essendo discutibili esteticamente e sicuramente penallizzanti per l’aerodinamica.