I piloti Mercedes si possono permettere di guidare con un braccio fuori

… e quindi a queste Mercedes basta girare un paio di secondi più lente del proprio ritmo per portare comunque a casa una doppietta. Questo è ciò che abbiamo capito oggi nell’ultima gara del Mondiale 2016 di F1. Oltre ad ufficializzare (finalmente) la vittoria finale di Nico Rosberg.
Diciamo comunque che è stato un GP “movimentato” sul quale vale la pena puntualizzare alcune considerazioni.

Chi vince ha sempre ragione. Questa è una massima che andrebbe scolpita nella pietra. Non ci sono “se” o “ma” che tengano. Se un pilota, alla fine di un campionato, arriva ad accumulare più punti di tutti gli altri, non ci sono molte discussioni di merito da fare. È stato il più bravo nella complessità della manifestazione. Quindi in questo 2016 Nico Rosberg ha meritato di vincere il Mondiale. Punto. Fuori contesto sono i ragionamenti sui carati di cristallinità del talento che, oggettivamente, vedono prevalere nettamente Lewis Hamilton. Per vincere un campionato conta la capacità di raccogliere punti, gara per gara. Quest’anno, che poi vuol dire dall’Australia di marzo ad Abu Dhabi di oggi, Nico ne ha raccolti 5 in più. E ha ragione lui anche se, l’ho scritto più volte, avrei personalmente preferito una sua tattica molto meno attendista nel finale di stagione.

I campionati non si perdono all’ultima gara. Siamo da sempre abituati a considerare l’ultima gara come il teatro decisivo della battaglia per il titolo. Peccato che i punti che si raccolgono a fine stagione hanno lo stesso valore di quelli in palio nelle prime gare. Il distacco finale tra Nico e Lewis è stato di 5 punti. Ma forse non dovremmo dimenticare che dopo quattro gare Rosberg aveva portato in cascina ben 43 punti in più. Certo, a metà stagione Hamilton aveva già completato la sua portentosa rimonta. Ma non possiamo tralasciare nemmeno la contro-rimonta del tedesco che si è riportato avanti di 33 punti a quattro soli GP dalla fine. Voglio dire che se Lewis avesse sincronizzato il suo talento superiore con la concentrazione per tutta la durata del campionato, si sarebbe portato a casa il suo quarto titolo mondiale in sufficiente serenità e con adeguato anticipo. Ma è un dato di fatto che non è andata così. E tralascio volutamente la rottura del motore in Malesia che fa parte degli eventi sfigati che, prima o poi, vanno messi in conto. Quindi, sia chiaro, Hamilton non ha perso il suo Mondiale ad Abu Dhabi, né a Sepang.

Con tutti i mezzi. Oggi Lewis ha fatto ciò che doveva fare. E’ stato davanti a tutti dalle prove libere di venerdì mattina alla bandiera a scacchi. Esattamente come gli è capitato da quando si è trovato a -33 in classifica. E poi ha sperato che dietro succedesse qualcosa. Un “qualcosa” che tuttavia non è avvenuto al via, quando Rosberg non è rimasto a pattinare come un principiante ma si è accodato a lui come un allievo disciplinato. E non è successo nemmeno dopo, quando Hamilton ha deciso di incentivare qualche accadimento andando volutamente molto più piano di quanto avrebbe potuto. Come dicevo all’inizio, questa Mercedes ha una superiorità tale rispetto al resto della compagnia che i suoi piloti si possono permettere di guidare con un braccio fuori arrivando comunque agevolmente davanti a tutti. Molti hanno stigmatizzato l’atteggiamento di Lewis che sarebbe stato poco sportivo nel rallentare il suo ritmo, nonostante i “push” ripetutamente inviati dal suo muretto. Non sono assolutamente d’accordo. Anzi, era da un po’ di giri che mi domandavo perché Lewis non usasse anche questa tattica estrema, per cui non ci ho visto proprio nulla di perverso o scorretto. Anche perché il buon Nico, una volta nella vita, avrebbe potuto tirare fuori gli attributi e passarlo in una staccata, togliendosi così dagli impicci. Magari senza tanti preavvisi visto che ce l’aveva lì a portata di muso. Invece no, la sua mente calcolatrice aveva come input l’arrivare secondo o terzo e quindi non era programmata per eventi o azioni alternativi. In ogni caso, io dico “bravo” a Lewis per aver tentato anche questa strada.

Doti di famiglia. Keke Rosberg è entrato nell’albo d’oro del Mondiale di F1 nel 1982 portandosi a casa una sola vittoria di gara e 3 secondi posti su un totale di 16 GP. Un titolo vinto da vero calcolatore in un’edizione molto equilibrata. Da allora in poi, chi si è laureato Campione del Mondo ha vinto una media di 8 gare. Ed escludendo il 2008, ha sempre vinto il titolo chi ha vinto più GP. Tutta questa lunga sfilata di statistiche per dire che si è arrivati al 2016 in cui Nico è diventato Campione del Mondo come il padre Keke vincendo meno gare di Hamilton ed esprimendo, anche lui, doti eccellenti di calcolatore. Personalmente preferisco piloti con una maggiore predisposizione a giocarsi le proprie possibilità senza far prevalere troppi calcoli. Soprattutto se si ha la fortuna di guidare una vettura che non riserva sorprese prestazionali. Ma evidentemente è una predisposizione di famiglia.

Pericolo scampato? Che ai vertici della Mercedes facesse più piacere la vittoria finale di un pilota diverso da Lewis Hamilton era abbastanza comprensibile fin dall’inizio di questa stagione. A livello di marketing, un tedesco che porta un titolo mondiale ad un costruttore tedesco non può essere una cosa di poco conto. Per di più avrebbe rappresentato la consacrazione che in questo triennio 2014-2016 è stata la vettura Mercedes ad essere inequivocabilmente superiore a tutti, tant’è vero che hanno vinto entrambi i suoi piloti. Tutto comprensibile. Ma altrettanto assurdo pensare a complotti che avrebbero favorito Nico o sfavorito Lewis durante l’anno. Non esiste al mondo un Gruppo industriale di proporzioni mondiali che arrivi a sputtanarsi per una stupidaggine del genere, con buona pace di tutti i complottisti. Detto questo, se oggi fossi stato al muretto Mercedes, mi sarei davvero goduto la gara senza particolari patemi o tensioni. Nonostante sia sempre stato un fautore (e anche ideatore ed esecutore) di azioni che facessero prevalere il bene della Squadra davanti a tutto e tutti. Ma oggi questo “bene” era ampiamente in cassaforte. Perché il titolo Costruttori era in bacheca da un bel po’ e quello Piloti sarebbe andato comunque ad un uomo con la stella a tre punte stampata sulla tuta. Quale situazione più favorevole per godersi lo spettacolo, soprattutto se era stato messo in chiaro ancora una volta (dopo il crash di Barcellona) che ai due galletti non erano permesse scorrettezze che danneggiassero l’immagine del team. Vinca il migliore! Invece ho notato molta tensione in Wolff, Lowe e soci. Un’agitazione francamente immotivata. Tra l’altro sempre più crescente in quel finale “alla moviola”. Facce letteralmente livide davanti ai monitor. Che problema c’era se Lewis rallentava? Qualcuno pensava forse ad un suicidio collettivo dei due piloti Mercedes? E se anche si fossero fatti superare entrambi dagli inseguitori, avrebbe comunque vinto il Mondiale uno dei due. Quindi che problema avrebbe mai potuto esserci… Invece, anche alla fine, ho notato una curiosa carenza di sorrisi spensierati. Come se qualcuno avesse ancora il batticuore per un pericolo scampato… E purtroppo i commenti dei boss Mercedes a fine gara mi confermano che da quelle parti non c’era assolutamente un sereno equilibrio di simpatie. A questo punto allora dico un “bravo” ulteriore a Lewis per la lucida strategia tentata nel finale di gara. Lucida, perfettamente lecita e non lesiva dell’immagine della Mercedes. E aggiungo che sarei più propenso ad ascrivere al rango di “precedente sgradevole” le facce dei boss negli ultimi giri, piuttosto che “l’insubordinazione” di Hamilton che non ha messo giù il piede come avrebbe potuto. Mi sa che nel 2017 l’atmosfera da quelle parti non sarà mica più tanto serena. Prepariamoci…

3 commenti
  1. Giorgio Ferro
    Giorgio Ferro dice:

    Ciao Roberto,
    Personalmente non ho mai pensato che Nico fosse stupido o scarso. Chi mi segue sul mio blog, credo lo abbia potuto riscontrare da tempo. Ha saputo impostare la sua carriera sul lavoro alla continua ottimizzazione del dettaglio, sopperendo con determinazione alle carenze di talento (anche rispetto a Lewis). E aggiungo che ha assolutamente meritato il titolo, perché chi arriva in fondo a un campionato con più punti ha sempre e comunque ragione.
    Come ho scritto qualche settimana fa, temevo il suo “braccino corto” nelle ultime gare. Lo avevo visto un po’ troppo calcolatore e mi sembrava fosse un atteggiamento pericoloso per il suo obiettivo finale. Invece ha avuto ragione lui, da bravo giocatore di poker come dice Renato. Quindi chapeau!.
    Non ho peraltro condiviso la battaglia mediatica scatenata nei confronti di Hamilton che, a mio parere, non ha fatto proprio nulla di illecito o scorretto. Le ha giocate tutte, facendo anche ricorso alla creatività come chiunque un po’ sveglio al suo posto avrebbe fatto. Ben sapendo che il Mondiale l’ha perso lui all’inizio della stagione. Gli è andata male sul risultato finale ma avrà tempo e modo di rifarsi l’anno prossimo, che sarà sicuramente divertente per noi, almeno per le baruffe che vedremo tra i due galletti…
    Un saluto!

  2. Roberto Rasia dal Polo
    Roberto dice:

    Ciao Giorgio, per il piacere di condividere con te il profondo amore che (nonostante tutto) mi lega alla F.1 devo confessarti che sono d’accordo con il buon Renato. Anche io penso che Rosberg sia molto meno stupido di quanto il mondo pensi.
    Se io fossi Rosberg, penserei: Lewis è EVIDENTEMENTE più veloce di me. Un paio di decimi ovunque, sempre. Ha vinto di più. Ha più pole. Ha tutti i giri veloci. Bene. Ma io non sono l’ultimo e neppure il terzo. Grazie alla macchina e, dai diciamolo, anche al talento perché in quell’abitacolo non è poi così facile a 300 all’ora per nessuno, posso batterlo. Come? L’unico unico modo è giocare sull’unico difetto di Lewis: il suo carattere istintivo. E Rosberg è un Prost, un professore, freddo appunto calcolatore come dici.
    E alla fine ce l’ha fatta. È merito della Mercedes. Certo! Ma la Mercedes va guidata a lui ha portato 5 punti in più a casa. Punto. Quest’estate è stato perfetto e alla fine un po’…cacasotto, mi si perdoni l’espressione. Beh, devo dirti la verità: secondo me ha goduto di più ad arrivare secondo che primo. Vuoi mettere far vincere il tuo compagno e non farlo sorridere sul podio perché ha appena perso?
    Rosberg non è fesso…per niente. È “solo” due decimi più lento di Lewsi. “Solo”…si fa per dire.
    E l’anno prossimo secondo te cosa succederà?
    E comunque gli ultimi due giri li ho fatti in piedi sul divano, come guardo di solito la MotoGP. In F.1 non ci capitava da quanto tempo?
    Un saluto!

  3. Renato Ronco
    renato ronco dice:

    Tutto giusto e vero, caro Giorgio. Ma forse devo darti una chiave di lettura in più del comportamento di Nico Rosberg: lui è un ottimo giocatore di poker e, se ci pensi bene, ha agito proprio con questo criterio, quello del pokerista che sa aspettare prima di “vedere”e non è caduto nel tentativo di bluff di Lewis. Per il resto sono d’accordo con te: nell’albo d’oro della storia della Formula 1 per il 2016 ci sarà Rosberg. Punto. Ed è proprio quello che rode ad Hamilton.

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