Il paradosso dei potenti del mondo, a Glasgow su auto elettriche che funzionano grazie al biodiesel

Sta nella logica delle cose che i potenti del mondo riuniti a Glasgow per discutere dell’emergenza climatica mondiale vengano ospitati su automobili rigorosamente elettriche. Lo è decisamente meno però se l’energia per alimentare queste vetture è prodotta da generatori che funzionano con un motore termico. Che si tratti di un infelice scivolone o di un semplice (ma enorme) paradosso, è difficile stabilirlo.

Eppure accade proprio questo a margine della Cop26, dove una flotta di ben 240 Jaguar I-Pace messa a disposizione per gli spostamenti dei grandi del pianeta non può rifornirsi presso stazioni di ricarica elettrica per la semplice ragione che a Glasgow non ne esistono abbastanza, o comunque non hanno la necessaria capacità di ricarica rapida, mentre con quella normale una vettura di quel tipo impiega poco meno di 10 ore per fare il pieno. Così, per evitare lo spiacevole imbarazzo di lasciare a secco un capo di stato a metà tragitto, sono stati noleggiati generatori che di ecologico hanno ben poco. Il governo britannico, che ospita l’evento, si è affrettato a precisare che questi gruppi elettrogeni «funzionano con una miscela HVO poco inquinante dal punto di vista delle emissioni di NOx», ma si tratta comunque di un carburante sintetico imparentato con il biodiesel. Della categoria cioè che verrà bandita dalla Commissione Europea quando, a partire dal 2035, non sarà più possibile produrre veicoli con motore endotermico.

Tra teoria e realtà insomma la forbice è sempre più evidente. Come la certezza che nemmeno il più importante summit sull’ambiente possa ancora muoversi con quell’elettricità indicata come la soluzione di tutti i mali.

Quanto al fatto di dare il buon esempio poi, almeno in un’occasione del genere, è chiaro che i leader radunati a Glasgow non avrebbero potuto raggiungere la Scozia a nuoto o a piedi, ma ha generato una forte polemica da parte degli ambientalisti anche il loro presunto uso eccessivo degli aerei. I capi di Stato presenti sono 120, e sono arrivati volando con 52 jet privati solo nella giornata di domenica, per almeno 400 viaggi totali entro la fine del summit che potrebbero generare, sottolinea il Daily Mail, «13mila tonnellate di emissioni di CO2, l’equivalente di quella prodotta da 1.600 inglesi in un anno». Nel mirino degli ambientalisti sono finiti in particolare il presidente americano Joe Biden, che all’estero si sposta regolarmente con quattro aerei e una flotta di decine di auto, e Boris Johnson. Lo staff del premier britannico ha dovuto giustificare la scelta dell’aereo al posto di quella più ecologica del treno, parlando di «esigenze istituzionali e di tempi » , sottolineando il fatto che il suo jet charter «utilizza una speciale miscela di carburante per aviazione “sostenibile” al 35%, ed è uno degli aerei più efficienti in grado di produrre il 50% in meno di emissioni rispetto a uno normale». (Copyright © Avvenire)

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