SCENARIO – Auto in Europa, tra elettrificazione e concessioni all’industria [prima parte]

Il nuovo piano dell’UE concede più tempo ai costruttori automobilistici per ridurre le emissioni, ma rischia di rallentare la transizione verso l’elettrico, favorendo la concorrenza cinese: questa l’opinione dell’organizzazione Transport & Environment

Se stessimo partecipando a una corsa automobilistica, è come se l’Unione Europea stesse premendo il freno proprio quando dovrebbe spingere sull’acceleratore. Almeno secondo Transport & Environment (T&E), l’organizzazione ambientalista europea che definisce le misure “un generoso regalo” all’industria automobilistica. Il nuovo piano auto presentato oggi dalla Commissione Europea, per T&E contiene buone idee per favorire la diffusione delle auto elettriche, ma rischia di lasciare l’industria continentale dietro la concorrenza cinese.

Più tempo per i produttori

Uno dei punti più controversi del piano è il rinvio di due anni per il rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂ previsti per il 2025. Una mossa che, secondo T&E, priva i costruttori europei di un incentivo chiave per accelerare la transizione verso l’elettrico, lasciando così ulteriore vantaggio ai concorrenti asiatici. Le conseguenze potrebbero essere pesanti: tra il 2025 e il 2027, fino a 880 mila auto elettriche in meno potrebbero essere vendute rispetto alle previsioni iniziali.

Appena la UE ha concesso un allentamento sugli obiettivi di CO₂ – commenta Sebastian Bock, direttore di T&E Germania – l’industria ha subito chiesto nuove agevolazioni. Non colmeremo il divario con la Cina rallentando l’elettrificazione. Questo piano deve essere l’ultima concessione fatta alle case automobilistiche”.

Un passo avanti sulle flotte aziendali

Non mancano, però, gli aspetti positivi. La Commissione ha annunciato una proposta di legge per l’elettrificazione delle flotte aziendali, un mercato che rappresenta il 62% delle vendite di auto nuove in Europa. Secondo un’analisi di T&E, questo provvedimento potrebbe garantire la vendita di oltre 2 milioni di auto elettriche entro il 2030, coprendo metà delle vendite necessarie per rispettare i target di emissioni.

Accelerare la transizione delle flotte aziendali – aggiunge Bock – è cruciale per ridurre rapidamente le emissioni e rafforzare la competitività europea. Ora serve una legge con obiettivi vincolanti, senza ulteriori ritardi”.

Batterie made in Europe, promesse ancora vaghe

Il piano tocca anche il nodo strategico della produzione di batterie, con la promessa di incentivi e l’introduzione di requisiti di contenuto locale per favorire la filiera europea. Tuttavia, le misure appaiono poco concrete e in ritardo rispetto alla concorrenza. Mentre gli Stati Uniti hanno già messo in campo l’Inflation Reduction Act, in Europa solo nel 2024 sono stati cancellati progetti per oltre 100 GWh di capacità produttiva.

Per T&E è apprezzabile l’intenzione di subordinare gli aiuti alla condivisione delle tecnologie da parte di investitori stranieri – una prassi che i produttori europei hanno dovuto seguire per decenni in Cina. Ma serve una svolta: “La fase della diplomazia è finita – prosegue Bock – Se vogliamo una filiera di batterie competitiva, l’Europa deve agire ora”.

La sfida di Bruxelles

La partita della transizione ecologica si gioca su più fronti, ma il tempo stringe. La Commissione ha ancora la possibilità di dimostrare determinazione nei prossimi passaggi legislativi, senza cedere alle pressioni di chi vuole diluire gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2035. L’industria automobilistica europea può vincere la sfida dell’elettrificazione, ma solo se Bruxelles deciderà di accelerare anziché rallentare. Perché in effetti, in questa corsa, la linea del traguardo non aspetta nessuno.

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