SCENARIO – Che cosa rischia l’auto europea con i dazi USA
L’imposizione di nuovi balzelli da parte di Trump sulle auto europee potrebbe sconvolgere il mercato, penalizzando i produttori dell’UE e favorendo la concorrenza locale. Con costi in aumento e tensioni commerciali in crescita, le case automobilistiche devono ripensare le strategie per evitare un duro impatto economico
L’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti sui prodotti europei potrebbe avere ripercussioni significative sull’industria automobilistica dell’Unione Europea, data la stretta interconnessione tra i due mercati. Secondo l’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (ACEA), oltre il 20% delle esportazioni di veicoli dell’UE è destinato agli Stati Uniti, rendendolo il secondo mercato più grande subito dopo il Regno Unito… post Brexit.
Nonostante nel 2024 le esportazioni UE verso gli Stati Uniti siano sensibilmente calate rispetto all’anno precedente – dati non ufficiali parlano di un meno 26 per cento – questi valori mettono in evidenza l’importanza del mercato statunitense per i produttori europei e suggeriscono che l’imposizione di nuovi dazi potrebbe influenzare significativamente il settore automobilistico europeo.
Inoltre, ACEA sottolinea che il commercio legato all’automotive rappresenta attualmente l’8% del totale degli scambi di beni tra l’UE e gli Stati Uniti. Pertanto, eventuali barriere commerciali potrebbero avere un impatto non solo sull’industria automobilistica, ma anche sull’economia più ampia di entrambe le regioni.
Alla luce di queste considerazioni, ACEA ha recentemente esortato i leader dell’UE a negoziare un “grande accordo” con l’amministrazione statunitense per evitare una guerra commerciale che potrebbe danneggiare ulteriormente il settore.
L’auto europea rischia di finire in panne
L’introduzione di dazi sulle importazioni di veicoli europei negli Stati Uniti rischia quindi di stravolgere l’equilibrio del mercato automobilistico, penalizzando i produttori dell’UE e favorendo la concorrenza locale e internazionale. Secondo l’ACEA un aumento delle tariffe doganali porterebbe a un incremento dei costi per i consumatori americani, rendendo i veicoli europei meno accessibili e meno competitivi rispetto ai marchi statunitensi, giapponesi e sudcoreani, che potrebbero mantenere prezzi più bassi.
Nel 2023, ultimi dati ufficiali disponibili, l’Unione Europea ha esportato negli Stati Uniti circa 750 mila veicoli, per un valore stimato di 43 miliardi di euro, rappresentando circa il 22% del totale delle esportazioni automobilistiche europee. Un dazio del 25%, ipotizzato dall’amministrazione americana per proteggere l’industria nazionale, potrebbe far lievitare i prezzi al dettaglio di alcuni modelli premium fino a 15/20 mila dollari, spingendo molti consumatori a rivolgersi ad alternative più economiche.
L’effetto a cascata di questi dazi potrebbe essere devastante per i grandi gruppi tedeschi come Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz, che dipendono fortemente dal mercato statunitense per la vendita di SUV e berline di fascia alta. Una diminuzione delle vendite significherebbe un calo significativo dei ricavi e una riduzione dei margini di profitto, già sotto pressione a causa dell’elevato costo delle materie prime e della transizione verso l’elettrico.
Anche i concessionari americani potrebbero risentire dell’aumento dei prezzi, con un rallentamento delle vendite e una conseguente riduzione della forza lavoro nel settore. Secondo uno studio della Peterson Institute for International Economics, l’imposizione di dazi del 25% sulle auto europee potrebbe costare all’industria automobilistica statunitense fino a 370 mila posti di lavoro tra produzione, distribuzione e vendite.
Oltre all’impatto diretto sui consumatori e sull’industria, l’aumento delle tariffe potrebbe innescare una rappresaglia commerciale da parte dell’Unione Europea, con l’adozione di misure analoghe sui veicoli americani esportati in Europa. Questo scenario potrebbe portare a un’escalation delle tensioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, con conseguenze ancora più ampie per l’intero settore manifatturiero.
In un contesto già segnato da incertezze economiche e politiche, le case automobilistiche europee si trovano di fronte a una sfida cruciale: adattare le loro strategie per mantenere una presenza competitiva nel mercato americano o valutare alternative, come un aumento della produzione locale, per aggirare l’impatto dei dazi.
Dazi e confusi
Analizzando le attività dei principali produttori europei, emerge evidente che la situazione potrebbe diventare esplosiva.
Volkswagen ha una presenza significativa negli Stati Uniti, con lo stabilimento di Chattanooga e una joint venture con il produttore di pick-up e SUV elettrici Rivian. Nonostante ciò, l’azienda ha espresso preoccupazione riguardo ai nuovi dazi, definendoli “un danno per i consumatori americani e per l’industria automobilistica globale” anche perché oltre alla produzione negli Stati Uniti, il costruttore tedesco produce quasi 350 mila veicoli all’anno nello stabilimento messicano di Puebla. I dazi sulle importazioni dal Messico potrebbero quindi influenzare significativamente le operazioni dell’azienda.
Il gruppo Stellantis possiede due siti produttivi in Messico (Saltillo e Toluca) e due in Canada (in Ontario, a Windsor e Brampton) dove si producono veicoli con i marchi Ram, Jeep e Chrysler. Circa il 40% dei veicoli venduti da Stellantis negli Stati Uniti proviene da Messico e Canada, il che rende l’azienda particolarmente vulnerabile ai dazi sulle importazioni da questi Paesi. I dialoghi tra i due presidenti – Elkann per Stellantis e Trump per gli USA – hanno messo in evidenza la volontà del gruppo di produrre direttamente negli Stati Uniti (vedi precedente articolo su Autologia)
BMW produce una parte significativa dei suoi veicoli destinati al mercato statunitense nello stabilimento di Spartanburg, in South Carolina. Tuttavia, alcuni modelli vengono importati dall’Europa, il che potrebbe esporre l’azienda ai nuovi dazi.
Mercedes-Benz ha una forte presenza produttiva negli Stati Uniti, con uno stabilimento in Alabama. Nonostante ciò, una parte dei veicoli venduti negli USA viene importata dall’Europa, rendendo l’azienda suscettibile ai dazi proposti.
Tempesta in arrivo per le auto europee?
L’ombra dei dazi americani si allunga quindi sulle quattro ruote europee, minacciando di scombussolare l’intero settore automobilistico del vecchio continente. Se Washington alzerà il muro tariffario, i costruttori più dipendenti dall’export verso gli USA – o con catene di approvvigionamento che attraversano Messico e Canada – rischiano pertanto di finire in prima linea nella tempesta.
Per limitare i danni, le case automobilistiche potrebbero cambiare strategie: più produzione negli Stati Uniti, diversificazione dei mercati o nuove alleanze. Insomma, l’industria dell’auto si prepara a un vero e proprio slalom tra dazi e geopolitica. Speriamo solo che non finiscano fuori pista!
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