Sette domande a… Aldo Mirimin
Un fiume di parole, di ricordi, di nomi, di parentesi aperte e mai chiuse.
Racconta aneddoti, Mirimin ti parla anche mentre risponde al telefono, nessuna diga lo tiene, lui tracima come il suo Polesine natio.
Senti l’acqua che scroscia mentre parla, Aldo si immerge e riemerge al ritmo di una inondazione.
Di parole.
Aldo Mirimin: senza saperlo è nato con un nome che è un brand, e negli anni Settanta ha costituito una scuderia importante nel motocross nazionale.
Entrare nella sua officina è un viaggio nel tempo, il mondo si è come fermato in corso De Gasperi a Torino.
E più che un’intervista è un entertainment, è un mondo motoristico, è un universo motoriferito.
E le domande sono solo una traccia per andare fuori pista, come ci è andato tutta una vita, con il suo Stornello Guzzi.
“Emilio Ostorero è stato il più bravo – afferma citando uno dei piloti che sono passati dalla sua officina – A uno così continuo a portargli il casco”.
Officina come salotto buono della borghesia torinese, sana, tutti uniti dalla passione per il motocross, su quello sgabello si sono seduti tutti i ragazzi di Aldo: ministri, piloti di F1, finanzieri, alto borghesi e persone normali.
“È passato il mondo di qui. Negli anni Settanta avevo 6 ragazzi tutti vestiti uguali”
E continua: “Dario Nani della Gilera, sua mamma insisteva che lo prendessi nella mia scuderia. Non l’ho preso per non portare il Ronaldo, per non rovinare l’ambiente, chi era qui è nato qui, sono tutti partiti da zero, e sono cresciuti insieme”.
Spirito di squadra, sapere umano e intuizioni tecniche, mondi estinti ma ancora vivi: la “petite histoire” della Torino motoristica è stata scritta anche qui, nell’officina Mirimin di corso De Gasperi.
1. La tua prima moto?
Questa (e lui te la indica) è la mia prima moto da corsa, un Mival, di cui mi sono fatto la replica.
Il Rumi invece è stata la mia prima moto in assoluto.
E la moto cui sei più legato?
La Guzzi, il modello l’ho costruito io, l’ho fatta da motocross. La Guzzi faceva le moto da regolarità, lo Stornello cross l’ha inventato Aldo Mirimin.
2. La tua strada del cuore?
Se parliamo di campi di motocross, il campo di Lombardore, lì ho corso con il 175 e ho vinto, poi con il 200 e ho fatto tante gare, belle.
La mia strada del cuore invece è una piazza, piazza d’Armi, era la pista di prova dei ragazzi, dove andavo a provare le moto anch’io.
3. Chi inviti a cena tra motociclisti, piloti di F1 e rally?
Emilio Ostorero è stato il più bravo, ma dei crossisti me ne dimenticherei sicuramente qualcuno quindi preferisco non citarne nessuno.
Ti ricordi Gianni Sandri? (giornalista di Tuttosport, ndr) È venuto qui un giorno con Clay Regazzoni, puoi immaginarti… che uno come lui guadagni tanto… ma se li merita tutti…perché la vita che fanno quei ragazzi lì per me è chapeau.
Mi ha presentato anche Amilcare Ballestrieri.
Inviterei loro: Ostorero, Regazzoni e Ballestrieri.
4. Rischio o prudenza: il tuo stile di guida?
Prudenza.
E nella vita?
Anche prudenza.
5. Un campione moto che vuoi ricordare?
Tutti i miei ragazzi, senza dimenticarne nessuno, ma il più bravo era Bruno Raniero.
E loro erano tutti i suoi cugini. Fosse stato più cattivo avrebbe fatto molto di più. Bruno Raniero faceva il fabbro, andava come una bestia, batteva sulla forgia tutto il giorno e poi il giorno dopo correva e vinceva.
6. La tua vittoria più bella?
Del team, tutte.
Mia, il Campionato Italiano junior 250 a Lombardore, con lo Stornello Guzzi.
7. Dietro la curva?
Direi dietro il salto, meglio. Dopo il salto c’era uno per terra e gli sono saltato addosso, era a Lombardore, mi sono fatto male, ero nei junior.
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