SETTE DOMANDE A… – Thomas Gugler, lo chef della Dakar e del re d’Arabia

Lo chef dei re racconta la sua straordinaria carriera tra cucine reali e eventi mondiali, come il Rally Dakar, dove coordina il catering per migliaia di persone. Con una vita vissuta tra innovazione e passione, Gugler incarna la professionalità e la creatività culinaria a livello globale

Sono arrivato in Arabia Saudita 25 anni fa, ed era Stonehenge, adesso siamo nella modernità. Ho assistito allo sviluppo, alla definizione del futuro di un intero Paese, lavorato per il re d’Arabia e per il principe ereditario, per la famiglia reale Saudita, per Capi di Stato, il re di Thailandia, di Svezia, Gheddafi, Madonna, Michael Jackson, Elton John per citare i primi che mi vengono in mente…”.

A parlare così è Thomas Gugler, lo chef specialista dei re: “Abbiamo una associazione, Gli chef dei re, e siamo 34 membri”.

C’è una grande organizzazione per garantire il catering alla Dakar: 10 mila pasti al giorno, 8mila chilometri percorsi da 10 TIR in due settimane, ogni giorno un posto diverso, decine di persone in 2 team di lavoro differenti, perfettamente affiatati e sincronizzati, che si alternano: colazione, pranzo e cena.

Lui è lo chef di tutto questo e vicepresidente di Catrion, la società saudita di catering della famiglia reale, che segue eventi in tutto il mondo.

Uno chef-trainer-allenatore: “devi credere nelle persone, dargli fiducia” come faceva quando preparava i team vincenti di cuochi per il Campionato nazionale tedesco di cucina.

Ma quello che ti sorprende di più in Thomas Gugler è la stazza, un “physique du rôle” innato: ha il fisico e la barba di un Mangiafuoco.

Ha una sfilza di titoli e ruoli da Pantagruele, basta guardare il suo biglietto da visita: “Presidente di Worldchefs/Wacs, membro onorario e Ambassador di un centinaio di associazioni di chef del mondo”.

Se ci fosse mai l’incontro Putin-Trump a Riyhad, lo chef sarebbe sarebbe sicuramente lui! L’intervista è uno spaccato di professionalità, passione e filosofia di vita vissuta velocemente.

Un grande del mondo, in tutti i sensi.

1 La tua prima Dakar.

La mia prima Dakar è stata nel 1986 al Luc Rose in Senegal, e questo è il quinto anno che organizziamo tutto il catering del rally Dakar qui in Arabia Saudita.

2 C’è una strada che ti piace di più delle altre, una strada del cuore?

La strada del mio cuore è sicuramente quella di essere creativo, innovativo, moderno, stimolante e seguire e credere, nello stesso modo in cui tu fai e segui il rally Dakar.

3 Un pranzo, una cena o una colazione ideale.

Per me, un pranzo, una cena o una colazione ideale è il cibo che ti rende felice, che ti dà l’energia per superare le fasi difficili della giornata e che ti fa ricordare da dove sei partito, dove stai andando, perché questa sarà la giornata conclusiva con un’altra buona cena.

4 Un fantasy dinner, chi inviti del mondo dell’automotive del passato o del presente, con chi vorresti cenare?

Per me chi siederebbe al tavolo sarebbero Jacky Jckx, Stephane Peterhansel, Michael Schumacher, Walter Rohrl e Ayrton Senna.

5 Per quanto riguarda il tuo stile di guida, più rischio o più prudenza?

Per tutta la vita ho sempre corso dei rischi, rischi calcolati. A volte un po’ sopra il 100%, che è ancora controllabile.

Faccio corse da quando ero un ragazzino e le seguo da 45 anni e so che per avere successo nella vita, per avere successo negli affari e per avere successo nelle corse devi essere sempre… direi un po’ sul lato veloce della vita.

6 Qualcuno che una volta ti ha detto: “Sali in macchina Thomas…”

Francamente, non mi piace andare in macchina con altre persone perché mi piace avere il controllo di cosa può succedere, ma sicuramente un’esperienza molto, molto bella, l’ho avuta qui alla Dakar… Abbiamo provato una macchina fantastica con uno dei grandi piloti ed è stata, direi, un’esperienza molto bella.

Perché puoi vedere, imparare e sentire come altre persone, che sono molto professionali, gestiscono questo tipo di sfide.

7 E dietro la duna?

Dietro la duna trovi per lo più le persone che sono state sfortunate, che non sono arrivate al traguardo, ma pieno rispetto per queste persone perché ci sono molte dune nella vita che devi scalare, alcune di queste le fai al primo tentativo e altre forse ne hai bisogno di due o tre… direi solo di provarci… ma alla fine le dune sono lì per rendere la vita gustosa e per rendere grandi le sfide che devi superare.

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