Una Direttrice per il MAUTO

Il passaggio di consegne nella direzione di un museo di grande successo è sempre un momento delicato, ma può anche diventare un ponte verso uno sviluppo dell’istituzione e un innesto in grado di variare e arricchire la già ottima strategia attuata in passato. E’ quanto ha vissuto in questi giorni il Museo Nazionale dell’Automobile. A succedere al direttore Rodolfo Gaffino Rossi è Mariella Mengozzi, già conosciuta nell’ambiente automobilistico per avere diretto il Museo Ferrari e aver curato il licensing, il marketing e la comunicazione per la Casa del Cavallino.

A spiegare questo passaggio è il presidente Benedetto Camerana: “Abbiamo fatto il punto dove siamo arrivati. Negli ultimi 3 anni abbiamo completato quanto iniziato nel 2011, anno nel quale sono finiti i lavori di ristrutturazione. L’ultimo tassello è stata l’apertura del garage visitabile. In futuro saranno 3 le linee di sviluppo che seguiremo: il consolidamento del centro di restauro, che diventerà un punto di riferimento nazionale e sarà anche fonte di entrate; le mostre monografiche sul design e il premio ‘matita d’oro’; l’aumento dell’internazionalizzazione”.

Proprio parlando di quest’ultimo aspetto è bene ricordare che il Mauto fa parte del gruppo dei 5 musei dell’automobile più importanti d’Europa (istituzioni che hanno organizzato tempo fa una mostra temporanea in comune a Bruxelles, conferendo ciascuno 3 vetture).

Abbiamo scelto Mengozzi – continua Camerana – perché è necessario aumentare la trasmissione della conoscenza del museo. Le sue esperienze pregresse in Disney e in Ferrari si riveleranno preziose anche per il Mauto. Occorre anche far notare un aspetto importante: il Museo Ferrari anni fa aveva sempre bisogno di essere finanziato a fine anno. Grazie al lavoro fatto ora è autosufficiente

La neo direttrice ha le idee molto chiare su come organizzerà il museo. “Dopo aver conosciuto anche realtà come Lamborghini e Aston Martin mi fa piacere raccogliere questa nuova sfida. Per me non è la prima volta che lavoro a Torino: agli inizi della mia carriera ero al Gruppo Finanziario Tessile. Oggi la sfida anche dei grandi marchi è quella di segmentare il proprio pubblico. Il nostro lavoro sarà quindi quello di individuare i diversi pubblici ( sia privati sia aziende) ai quali rivolgerci. Questo sarà il nostro primo obiettivo. E’ un lavoro variegato, che comprende molti aspetti. Mi considero molto fortunata a lavorare in quest’ambito. Occorre anche considerare il contesto: Torino negli ultimi anni è stata  molto valorizzata turisticamente. A Maranello abbiamo cercato di unirci a tutti gli operatori vicini (museo casa Ferrari, casa museo Luciano Pavarotti). Fare rete e tarare bene le esposizioni: le grandi mostre vanno declinate su tutti i target. Con quelle sulle competizioni individueremo dei messaggi per i bimbi piccoli e ragazzi più grandi. E’ già stato elaborato un piano strategico per programmare il futuro, che ha già fatto parte del materiale che accompagnava la mia candidatura”.

Le domande finali, bene assortite, vertono su 4 temi diversi. La prima riguarda il rapporto con l’Automotoclub Storico Italiano, che ha recentemente trasferito la collezione Bertone a Volandia (il museo del Volo vicino a Malpensa). A questa primo quesito risponde Camerana, dicendo che ci sono stati contatti con l’ASI, facendo però capire in modo abbastanza chiaro che secondo lui le vetture di Bertone non hanno molte chanches di trovare “casa” al Mauto (vista anche la sistemazione trovata). La seconda, quella riguardante le acquisizioni, trova sempre la risposta del Presidente: “Non penso che acquisteremo vetture per ampliare la collezione, anche perché le risorse in questo momento non sono adeguate a questo tipo di investimenti”. Il terzo punto riguarda quanto fatto in tema di “rete” dall’Emilia Romagna, che con la sua “Motor Valley” è riuscita a creare un sistema in grado di unire i grandi musei alle piccole ma interessantissime collezione (molte delle quali tematiche). La direttrice ha le idee ben chiare su come si potrebbe adattare questo metodo anche in Piemonte: “Il Mauto potrebbe diventare un vero e proprio ponte verso altre realtà del territorio, generalmente poco accessibili, come ad esempio la collezione Pininfarina”. Il quarto argomento, affrontato dal collega de “La Stampa”, riguarda l’identità e la capacità del Mauto di emergere a livello comunicativo (visto che talvolta il museo viene identificato come Museo Fiat, facendo confusione con il Centro Storico Fiat di via Chiabrera). “E’ un aspetto molto importante – dice la direttrice – visto che mi pare che l’attuale marchio non mi sembra adeguato al suo compito”.

Congedandosi da questo primo contatto con la stampa torinese la neo direttrice cita Enzo Ferrari:  “Questi primi giorni di lavoro li ho dedicati alla squadra. Le aziende, come diceva il fondatore della Casa del cavallino, sono fatte soprattutto di uomini. Ho trovato un team competente”.

2 commenti
  1. ata-conti
    ata-conti dice:

    se volesse ampliare il museo con qualche vettura che ha partecipato a qualche film…
    per esempio un’auto da Oscar: la FIAT 508 Balilla torpedo del film “La vita è bella”
    in bocca al lupo
    Gianfranco Conti

  2. renato ronco
    renato ronco dice:

    Auguri! E’ una bella sfida, perché al museo Ferrari c’è una parola magica: FERRARI. Anzi due: MARANELLO. E le cose vengono più facili con quei due assist. La managerialità c’è. Ora ci vuole la passione.

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