Aspettando l’idrogeno, l’elettrico non è l’unica via

Il terzo appuntamento virtuale, da fine aprile, di #FORUMAutoMotive, evidenzia i limiti delle scelte di un Governo la cui componente più ideologica continua a essere orientata su un’unica tecnologia che vale il 2 per cento del mercato, dimenticando il restante 98 per cento. Ma i giochi restano ancora aperti.

Procede a tappe forzate la missione di #FORUMAutoMotive, alla ricerca delle risposte corrette per ridare vitalità al settore automotive, che rappresenta un comparto vitale per l’Italia, ma rischia non solo una mancata ripartenza: infatti, stando così le cose e senza un intervento forte e concreto da parte del Governo, all’orizzonte si prospetta un vero tracollo. Il terzo appuntamento dell’era virtuale è stato imperniato sul tema “Auto e sostenibilità, a lezione di mobilità “green””, con l’obiettivo di valutare quali possano essere le scelte attuabili per sfruttare quella che potrebbe essere un’opportunità, che non può essere sprecata con scelte tecnologiche cieche, senza tenere conto di soluzioni con tutte le carte in regola per combinare ripresa, mobilità, “pulizia” dell’aria e svecchiamento del parco circolante.

Come di consueto i lavori sono stati aperti da Pierluigi Bonora, giornalista e promotore di #FORUMAutoMotive, nel ruolo di moderatore. “Il momento – ha sottolineato Bonora – è particolarmente delicato perché buona parte della politica dimostra di non capire l’importanza del settore. Pensare di sfruttare la situazione per una svolta epocale, puntando solo sull’elettrico, è pericoloso, senza dimenticare quelli che sono i rischi generati dalle polemiche sugli incentivi, che di fatto paralizzano la ripartenza”. Una preoccupazione condivisa dagli ospiti in studio, a cominciare da Geronimo La Russa, presidente di Aci Milano e affezionato ospite di #FORUMAutoMotive, per il quale “serve una spinta decisa allo scopo di compensare le limitazioni di capacità del trasporto, non solo locale. Dobbiamo capire che bisogna guardare problema nella sua interezza; solo in questo modo si possono trarre benefici anche per l’ambiente”.

Alberto Caprotti, giornalista, inviato speciale e responsabile delle pagine Motori di “Avvenire”, ha invece analizzato la pericolosità delle indecisioni del Governo. “Occorrono atteggiamenti costruttivi; gli incentivi, di norma, non sono una soluzione, ma in questo momento sì. Però vanno fatti, non solo annunciati, poiché il semplice annuncio di un incentivo blocca il mercato”. Altro esperto nello studio tv di Safe-Drive, in rappresentanza dei produttori, Andrea Crespi, direttore generale di Hyundai Italia. “Nessuno vuole assistenzialismo – ha esordito – ma serve un innesco per fare andare le cose come devono. L’intervento deve essere immediato, come avvenuto in altri mercati che sono già ripartiti, tuttavia non si può pensare di concentrare benefici su un segmento che rappresenta solo il 2 per cento del mercato e abbandonare al suo destino il restante 98 per cento”.

Che l’elettrico, da solo, non possa rappresentare la spinta auspicata da tutti, è confermato da Mauro Tedeschini, giornalista, fondatore di Vaielettrico, quindi fermamente convinto del potenziale di questa soluzione. “Tuttavia, bisogna uscire dagli slogan, è evidente che la svolta elettrica dovrà essere accompagnata per molti anni dai motori convenzionali. In ogni caso è certo che la via sarà questa perché tutti i costruttori stanno investendo grandi capitali, molti più di quanti ne abbiano utilizzati per altre soluzioni tecnologiche”. Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos, attacca senza mezze misure il Governo: “Chi è contro l’auto è contro il sistema economico italiano. Le auto elettriche hanno prezzi elevati per l’automobilista medio: lo sanno tutti. meno chi prende le decisioni”.

Il contrasto alle decisioni dettate dall’ideologia non è assolutamente semplice, come testimonia il deputato Alessandro Cattaneo, membro della commissione Finanze della Camera. “Bisogna coniugare le politiche ambientali con l’industria, con proposte concrete che devono colmare il ritardo determinato dal fatto che l’auto era stata dimenticata. E, soprattutto, la leva fiscale deve essere usata anche in questo settore, aumentando i tetti della detrazione per le auto aziendali e ribassando l’Iva, come ha già fatto la Germania”.

#FORUMAutoMotive ha in questa occasione dato ampio spazio alla voce dei rappresentanti di aziende impegnate nella fornitura di carburanti classici e alternativi, con grandi potenzialità dal punto di vista ambientale, senza dimenticare l’idrogeno, che sempre più rappresenta la fonte del futuro. Per Daniele Bandiera, amministratore delegato di IP, “la sensazione è che in questo momento, al di là delle forme di alimentazione, l’auto sia diventata un problema gigantesco, mentre è il veicolo più sicuro contro il contagio. Ragionare in funzione di sogni è un errore, quel che serve è guardare al parco auto attuale e al suo rinnovamento, e pensare a un piano industriale per produrre in Italia, dove ci sono competenze per farlo. E poi serve investire in tecnologie e infrastrutture, comprese quelle per la ricarica delle auto elettriche, che dovrebbero essere molto più performanti”.

Secondo Daniele Lucà, Senior Vice President Global Sustainable Mobility di Snam, una soluzione già a portata di mano è rappresentata dalla “bio-mobilità”, in quanto “le infrastrutture e le auto a gas possono abilitare una transizione efficiente verso una mobilità più green e rinnovabile attraverso il biometano e, in futuro, l’idrogeno”. Punta sull’idrogeno anche Landi Renzo, come testimonia l’amministratore delegato Cristiano Musi: “L’idrogeno rappresenta una grande opportunità per un Paese come il nostro, molto avanzato nella gestione dei gas. Crediamo molto in questa soluzione e lo dimostriamo investendo buona parte dei 10 milioni che ogni anno destiniamo alla ricerca”. Anche Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi/Federchimica, ha voluto ribadire che le infrastrutture dell’industria del gas sono ben radicate nel nostro Paese e, pertanto, “potrebbero essere sfruttate da subito per offrire vantaggi al sistema economico e alla mobilità. Chi oggi guida un veicolo Euro 2 o Euro 3 non lo fa per il gusto di inquinare, ma per ragioni economiche. Una politica di aiuti per aggiungere un impianto retrofit su veicoli non di ultima generazione avrebbe un impatto economico modesto e avrebbe effetti positivi su tutta la filiera.

Il terzo webinar di #FORUMAutoMotive ha tenuto ancora una volta a battesimo il Global Automotive Outlook di AlixPartners, giunto alla diciassettesima edizione, con un titolo molto attuale: “Dominare l’incertezza. Lo scenario italiano post pandemia”. Il managing director Dario Duse ha illustrato i risultati dello studio che prevede “come il graduale ritorno ai livelli pre crisi – che in Italia richiederà almeno quattro anni – sarà accompagnato da un continuo allontanamento dai modelli tradizionali. La guerra ai motori diesel, insieme all’aumento delle vendite di Suv, hanno però contribuito all’inversione del trend di riduzione delle emissioni di CO2. Per questo motivo l’introduzione di incentivi correttamente strutturati potrebbe aiutare la ripartenza, garantendo la riduzione delle emissioni”.

1 commento
  1. Mau
    Mau dice:

    (Vediamo se riesco a farmi bannare)
    Qui chi sembra non capire nulla siete proprio voi di autologia (ovviamente in buona compagnia di politici, economisti e simili)

    Mettetevelo bene in testa:
    Le leggi della Fisica/Chimica/Termodinamica non si piegano alle esigenze dell’economia!
    Quindi imparate ad accontentarvi di quel che si può fare!

    Ma vi siete accorti del legame tra smog e malattie polmonari?
    Avete notato che il Covid ha fatto stragi dove i livelli di inquinamento sono più elevati?
    Questo ovviamente in aggiunta ai disastri che l’effetto serra sta incominciando a provocare.
    N.B. Il Mose non fermerà l’innalzamento del livello del mare!

    Con questo ridicola presa di posizione mi avete fatto tornare alla mente quando ne 2006 comprai la mia prima auto elettrica (usata)
    Diversi individui mi dicevano che avevo fatto una cavolata, che se avessi aspettato ancora un poco avrei potuto comprarmi l’auto ad idrogeno.

    Sono passati 14 anni, percorro circa 10’000km all’anno con una Saxo elettrica del 1999 mentre l’idrogeno è rimasto quello che è sempre stato: il sogno di chi non conosce la chimica e la scusa “perditempo” per chi non è pronto all’elettrico.

    Quanto alla riduzione della CO2 non si parla mai di quella legata alla produzione dell’automobile stessa…. Capisce anche un bambino che le automobili devono durare molto di più ed essere considerate non come bene di consumo ma come un immobile: lo compri e dopo 20 anni lo restauri.

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