Cretina al volante se la cava con 61 euro. Ma così non va bene

Le follie al volante si moltiplicano invece che ridursi e questo è davvero difficile da accettare. L’ultima di cui sono venuto a conoscenza è capitata a pochi passi da casa mia, in una via molto trafficata del centro di Bologna.

Una signora non più giovanissima per via dei 63 anni sulla carta d’identità è stata fermata da una pattuglia di carabinieri mentre si stava facendo dei selfie col telefonino per ritrarsi impegnata alla guida. A insospettire gli uomini dell’Arma era stato il procedere a zig-zag della vettura senza apparente motivo.

Una volta bloccata, la signora ha risposto alla richiesta dei carabinieri di fornire i documenti con una reazione a dir poco inaspettata: un forte morso alla mano del militare. Dopo di che la donna deve aver capito (meno male…) di aver commesso un atto inconsulto e si scusata accusando il gesto come conseguenza di un colpo di calore.

È finita con una minaccia di resistenza a pubblico ufficiale poi rientrata perché il buon cuore degli agenti ha avuto il sopravvento e tutto si è concluso con una multa di 60,90 euro per l’infrazione al codice della strada per via dell’uso improprio del telefonino.

Ma è giusto che sia terminata così?

Se è vero come è vero che oggi la maggioranza degli incidenti avviene per colpa della distrazione, se è vero come è vero che chi maneggia il telefonino mentre è alla guida si rivela un grosso pericolo per sé e soprattutto per gli altri, non è proprio opportuno che la signora se la sia cavata con una punizione così lieve. Bisogna che le forze dell’ordine intervengano con maggiore severità e se il Codice della strada non li aiuta (le pene per chi usa lo smartphone al volante sono troppo lievi) approfittino almeno del gesto inconsulto dell’automobilista per darle una bella lezione.

Non facendolo, si può scommettere che la cretina al volante ripeterà il suo gesto inconsulto ancora e ancora. (quattroruote.it)

2 commenti
  1. carlo sidoli
    carlo sidoli dice:

    mia cugina, che stava telefonando e non facendosi un selfie, ha pagato più di 400 Euro (giustamente). Allora vedo più cretini che “una cretina” in questo siparietto.

  2. Fabrizio Bianucci
    Fabrizio Bianucci dice:

    Caro ing. CAVICCHI che ho seguito tantissimo sui famosi settimanali e mensili da lei diretti, mi permetto disturbarla qui non avendo trovato una sua email cui indirizzare i miei complimenti per il suo primo romanzo che mi ha preso dalla prima all’ultima pagina. Un unico appunto di ordine tecnico giuridico, mi permetto “da addetto ai lavori “, cui lei sicuramente porrà rimedio in una prossima revisione/riedizione: negli anni Settanta in cui è ambientato il suo romanzo non esisteva ancora la figura del Giudice delle Indagini (GIP) che entrò nel Codice di Procedura Penale con la riforma del 1988/89 curata dal mio professore alla Statale di Milano, G.Domenico Pisapia padre del più noto Giuliano, ex sindaco di Milano. Allora, nel 1976, c’era ancora il GIUDICE ISTRUTTORE di cui il GIP ereditò solo alcune caratteristiche.
    (Cfr. suo Cap. 40, pag.172)
    Non me ne voglia se da pignolo studioso di digesti e pandette ho voluto precisare questa discrepanza che non intacca assolutamente il valore della sua opera molto gradita (lo ha letto anche mia moglie che non è appassionata di motori, trovandolo molto ben scritto e avvincente).
    Con infinita stima,cordialmente.
    F.Fabrizio Bianucci

    Milano /t.3393553904
    bianucci@micronet.it

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