La guida autonoma cambia il Design

Questione di punti di vista. Nelle ultime settimane gli articoli dedicati alla guida autonoma sono aumentati a dismisura. A gettare benzina sul fuoco sono state le “uscite” dei costruttori tedeschi Audi e Mercedes (a proposito…BMW dove sei? Gli altri ti stanno rubando la scena). Audi fa girare una RS 7 sul circuito di Hockenheim e fa scalare il Pikes Peak a una TTS guidata dal computer? Mercedes risponde con argomenti “pesanti”, usando addirittura una diga negli USA per promuovere il sistema di “pilotaggio assistito” su un camion Freightliner (azienda facente parte del gruppo). La grande novità è che questo è il primo veicolo di quelle dimensioni a poter viaggiare su strade aperte al traffico, lungo gli infiniti rettilinei tipici delle strade del Nevada. Scelta ovviamente non casuale perché questo stato americano ha concesso la licenza per la circolazione ai mezzi a guida autonoma. Cosa resa possibile dal “medio livello” di autonomia del sistema utilizzato, utilizzabile solo in strade dritte. Ottimizzando la distanza da altri mezzi pesanti consente anche un discreto risparmio di carburante perché ottimizza i flussi aerodinamici generati dai veicoli che compongono un convoglio. L’ambiente ringrazia.

Performance avvenuta più o meno in contemporanea a quella di un’Audi A7 che ha percorso l’autostrada tra Berlino e Monaco portando i suoi passeggeri senza alcuni problemi. Anche in Europa gli stati incominciano ad adeguarsi a questa pressione tecnologica: in Germania sono permessi test su quest’autostrada, mentre l’Inghilterra sta approvando un’apposita legge per accelerare lo sviluppo dell’economia legata a questa tecnologia.

Un lungo preambolo necessario per inquadrare l’argomento. Questa rivoluzione tecnologica comporterà anche dei cambiamenti nel design delle vetture? Sì, e non saranno leggeri.

Un argomento non ancora del tutto emerso, portato per ora in “quota periscopio” da due prototipi, firmati Mercedes e Italdesign, concepiti fin dall’inizio con sistemi di guida autonoma. Usando un paragone relativo alla carrozzeria delle automobili è evidente come una cabriolet pensata fin dall’inizio per essere a tetto scoperto ha generalmente una linea più piacevole rispetto a quella derivata da una “coupé”.

Per quanto riguarda le due vetture delle quali stiamo parlando il discorso è totalmente diverso e tocca “corde” molto più importanti rispetto a quelle che hanno influenzato certe correnti del design gli anni scorsi. Ovvero: chi è disposto a rinunciare al piacere di guida ha anche un diversa concezione del design. Se n’è accorto (con la consueta lungimiranza) Giorgetto Giugiaro. Per “interposta persona” l’Audi ha saggiamente delegato ad una della sue punte di diamante (l’Italdesign) l’esplorazione di un territorio ancora vergine, dove il comfort di bordo detta un po’ di regole al design esterno. In parole povere: tecnologia tedesca e design italiano. Come ai tempi delle prima Golf, lo schema non cambia.

A stupire a Ginevra è stata quindi la GEA, vettura nella quale l’abitacolo è il vero “fulcro” di un ragionamento estetico che ha voluto fare “GG”.

La Mercedes aveva scelto invece un’altra platea, quella del Consumer Electronics Show di Las Vegas, per presentare la F 015 Luxury in Motion. Due pietre miliari, riconosciute da pochi addetti ai lavori: di fatto non sono automobili ma “ambienti mobili”. Mercedes ha elaborato il concetto in modo estremo, caratterizzando la vettura con uno stile totalmente innovativo e dai volumi inusuali: tutto gira intorno all’enorme spazio dell’abitacolo. Giugiaro ha saputo coniugare lo stile con l’abitabilità: all’esterno la GEA si presenta come una bella berlina dalla linee studiate per contenere e dissimulare abilmente il grande spazio a disposizione dei passeggeri.

Una particolarità che non è stata spiegata dagli articoli relativi a questa vettura è la differente colorazione di alcuni led a seconda del tipo di guida utilizzato: blu quando è autonoma e bianca quando è invece pilotata normalmente. Stessi colori utilizzati dalla GEA. Scelta casuale o le case stanno pensando ad uno standard comune?

Un sistema di avvertimento che ha qualche precedente nella storia dell’auto. Agli albori della motorizzazione in Inghilterra era stato introdotto il “Red Flag Act” ( legge della bandiera rossa), che prevedeva l’obbligo per i veicoli di essere preceduti da uno sbandieratore. Notizie di più di 100 anni fa, quando l’automobile incominciava a muovere i suoi primi passi. I grandi cambiamenti sono sempre preceduti da piccoli segni. E così, quando accanto alle carrozze sono comparse le prive vetture a vapore, ecco comparire un omino che sventola un vessillo. Nel 2015 sono i colori di luci tecnologiche a segnalare il diverso “status” di guida di un veicolo. E’ giunta l’epoca del “led Act”. Per l’automobile è una nuova frontiera.

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