Lauda-Hunt 40 anni dopo. Perché Ferrari lo perdonò

Io lo ricordo perché fu la mia prima alzataccia per vedere un Gran premio alla Tv. Non andò a finire come speravo perché quel giorno al Fuji l’uomo prese il sopravvento sul campione e Niki Lauda tornò ai box lasciando il titolo a James Hunt, un rivale che rispettava e non detestava come ha cercato di farci intendere Rush negli anni scorsi. Ma quel Gran premio del Giappone resta un episodio che ha scritto la storia della Formula 1 per la drammaticità dei contenuti, per l’epilogo incerto fino alla fine con Hunt che doveva recuperare posizioni e risalire al terzo posto per poter scavalcare Niki in classifica.
Il sito della Ferrari oggi festeggia la conquista del titolo Costruttori con Lauda e Regazzoni, ma non è esattamente questo quel che si ricorda di quel 24 ottobre di 40 anni fa. Quel giorno è scolpito nella memoria per l’abbandono di Niki Lauda, un ritiro dettato dalle condizioni meteo, dalla pioggia esagerata che stava cadendo sul Fuji. Niki preferì vivere. Nessuno può dire che senza l’incidente del primo agosto Niki avrebbe reagito in maniera diversa. Ma nessuno può neppure affermare che restando in pista quel giorno, Niki sarebbe poi diventato quel che è diventato. Così è andata la storia. A noi non resta che raccontarla.
Il primo a capirlo e giustificarlo fu Enzo Ferrari. Lo ha raccontato direttamente lui nelle sue memorie recentemente ripubblicate da Mondadori e lo ricordo anch’io nel mio Ferrari (https://www.amazon.it/FerrariUmbertoZapelloni/dp/8894194205/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1477315682&sr=8-1&keywords=zapelloni)
«Fu proprio in quegli anni che la Fiat arrivò alla decisione di rinunciare definitivamente alle corse. La crisi maturava da un certo tempo, ma precipitò nel 1924 dopo il Gran Premio di Francia, a Lione. Io stesso dovevo partecipare a quella corsa come quarto pilota della squadra ufficiale dell’Alfa, composta da Ascari, Campari e Louis Wagner, ma proprio in quell’anno fui preso da un grave esaurimento che mi costrinse a ridurre e quasi troncare la mia attività di pilota. Cominciarono da allora, per me, preoccupazioni di salute che mi avrebbero angustiato negli anni a venire. Quando Lauda nel 1976 si ritirò al Gran Premio del Giappone, prova decisiva per l’attribuzione del titolo mondiale che perse per un solo punto, ricordai questa mia esperienza personale nella conferenza stampa che seguì all’inattesa, irritante conclusione del campionato. «Io, meglio di chiunque di voi che lo accusate di aver gettato al vento il titolo – dissi rivolto ai giornalisti – posso giustificarlo, poiché ho provato una identica vicissitudine». (da topspeed.gazzetta.it)

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