L’ex Fiat di Termini Imerese rinasce con il Doblò elettrico

L’ex fabbrica Fiat di Termini Imerese, chiusa nel novembre 2011, potrebbe ricevere ossigeno proprio dalla…Fiat!

Alla Bluetec, azienda di componentistica del Gruppo Metec/Stola, infatti è arrivata una commessa da Torino per assemblare un buon numero di Doblò in versione elettrica. L’ordinativo prevede, nell’arco di 48 mesi, la produzione annuale di 1800 modelli.

I Doblò arriveranno direttamente dalla Turchia, dove vengono realizzati, e saranno dotati della componente elettrica in Sicilia. I primi Doblò con la…scossa dovrebbero uscire dai cancelli in primavera.

Attualmente nella fabbrica, che dista 40 km da Palermo, lavorano 120 operai a fronte di un totale di 680 ex tute-blu della Fiat e dell’indotto.

La Bluetec dovrebbe, inoltre giovarsi dei 200 milioni erogati da Invitalia, società dello Sviluppo economico del Ministero. Con questa conversione dei motori elettrici, a sentire i sindacati, altri 130 operai potrebbero ritornare al lavoro nei prossimi mesi.

Il progetto Doblò, a sentire il sindacalista Roberto Mastrosimone, segretario regionale Fiom Sicilia, dovrebbe riportare al lavoro tutti i cassa integrati, indotto compreso.

Il fatto che la commessa arrivi da Torino è un buon segnale per il futuro. E Bluetec (ha anche avviato contatti con il Gruppo Bmw sempre per una collaborazione nel settore delle auto elettriche) sta accelerando l’implementazione dei macchinari all’interno della fabbrica.

Alla Sicilfiat, inaugurata nel 1970, grazie ad un consistente contributo della Regione Siciliana, la forza lavoro era salita negli Anni ’80 a 3200 addetti. Venivano costruite la Panda, la Tipo, la Nuova 500, la 126 e la Lancia Ypsilon (quest’ultima costruita fino al 2011). Nel novembre 2011 si chiusero i cancelli dello stabilimento Fiat a Termini Imerese.

“Costruire lì una vettura costava mille euro in più per una serie di fattori negativi  –  aveva tuonato Sergio Marchionne, Ceo di Fca, nel suo intervento all’Automotive News World Congress svoltosi a Detroit. Al Lingotto non accettavano che le auto prodotte in quella fabbrica non potevano essere imbarcate sul pontile appositamente realizzato, per motivazioni ambientali (ma venivano trasportate con delle bisarche al porto di Augusta, distante quasi 300 km, invece che nei vicini attracchi di Termini Imerese o di Palermo), ma anche l’elevato assenteismo. “Dopo la Fiat, il nulla – titolava Repubblica l’1 ottobre 2015 – e quattro anni di bluff sono costati 62 milioni di euro”. Nel sommario si leggeva: “Il peso per le casse dello Stato di promesse e annunci sul dopo Fiat caduti nel vuoto è stato altissimo”.

I primi a promettere investimenti furono Simone Cimino e gli indiani della Reva con la loro auto elettrica. Poi arrivò l’imprenditore piemontese Gian Mario Rossignolo per la realizzazione di un mini Suv. Seguirono i cinesi della Chery e Massimo Di Risio della Dr Motors che puntavano su mega Suv, ancora i cinesi della Brilliance China Automotive, controllata dallo Stato cinese e che vanta una joint venture con Bmw, poi Corrado Ciccolella, il re dei fiori che voleva trasformare la fabbrica in una serra fiorita, poi i manager di Radiomarelli, società che realizzavano protesi come la Lima Corporate, imprenditori cinematografici e televisivi della Medstudio ed ancora Grifa (Gruppo Italia Fabbrica Automobili) che si era detta pronta a rilevare.

Per la cronaca nell’agosto 2014, l’allora premier Matteo Renzi, visitò Termini Imerese. Si è parlato anche di auto ibride. Ma oggi per varare un modello nuovo occorrono almeno tre-quattro anni. Sono indispensabili le strutture idonee, le linee di montaggio, le stazioni di verniciatura, i robot, i macchinari sofisticati di oggi, un Centro Design, un Centro Ricerche, una Galleria del vento. Ma senza questi passaggi obbligatori l’auto non può nascere, per di più con la tecnologia ibrida. Chiedetelo a Toyota, Nissan, Volkswagen, Mitsubishi, che investono fior di miliardi a riguardo.

 

1 commento
  1. Marco Niero
    Marco Niero dice:

    Bah, mi ricorda tanto Arese.
    Doveva essere il polo ecologico.
    Oggi, tra le rovine, vado a comprare le cipolle.

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