L’impunità inaccettabile

Strano Paese il nostro, strane leggi. Se rubi una bicicletta, la prospettiva che ti aspetta è: processo per direttissima e condanna a 1 anno e 6 mesi di carcere. Se invece uccidi qualcuno sulla strada, provocando un incidente perché ti sei messo alla guida drogato o con un tasso alcolemico che supera di 3 volte il limite di legge (significa aver bevuto 15 birre o 2 bottiglie di vino), non solo non vieni arrestato subito, ma in carcere non ci andrai mai.
Trovare una pena equa e certa che serva da deterrente e renda un minimo di giustizia a chi ha perso la vita per il comportamento criminale di un guidatore che si è messo al volante non essendo in condizione di farlo, sarebbe solo un atto di civiltà. Che invece sembra interessare poco chi ci governa, che ne discute – o finge di farlo – dal 2010 (prima proposta di legge sull’omicidio stradale). Sono passati 5 anni. Inutilmente. «Il tempo dell’impunità è finito», ha pubblicamente promesso Matteo Renzi a fine novembre scorso. Sono passati mesi, l’impunità continua. Speriamo anche il rimorso di coscienza di qualcuno.

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