“Repetita non semper iuvant”

Il recupero di nomi impiegati per vetture precedenti, anche assai diverse, raramente è una scelta convincente. Fiat sembra non curarsene, come per la nuova Tipo. Colpa del marketing, o sarà perché tra i responsabili ci sia chi non sembra conoscere compiutamente la storia del marchio?

Sarò statico, storico o antiquato ma per me la Ferrari Testa Rossa è la 250 del 1957, mentre Testarossa è il modello prodotto dal 1984.
Anche se il primo era solo un soprannome e oltretutto scritto in modo diverso, la confusione non è mai positiva.
Per me la Multipla è un modello della 600, come Croma resta una berlina a due volumi e non una spaziosa wagon.
Potrei continuare: purtroppo nel caso di Fiat, a parte qualche guizzo come Sedici, Qubo o Freemont, le ripetizioni superano le innovazioni.
La ragione di questa visione è semplice: un nome identifica un modello.
Se un costruttore lo ripropone, dovrebbe rappresentare il ritorno di quell’auto, almeno in modo convincente come per la 500 del 2007: altrimenti, vedi la Cinquecento del 1992, è solo un’etichetta di marketing per cercare ascendenze, anche improbabili.
In tal caso mi permetto di ritenere la scelta una seria carenza di creatività e fantasia.
Inoltre, quando si cerca di giustificare una soluzione di questo genere, gli addetti dovrebbero documentarsi a fondo, soprattutto se la loro storia personale, per età anagrafica o di permanenza in azienda non permette una memoria a lungo termine.
Antonella Bruno, nel ruolo di Head of Emea Lancia/Chrysler brand, rispondendo a una (mirata) domanda al termine di una conferenza stampa sull’origine dell’Elefantino presente su serie speciali Ypsilon, ne citò il ruolo storico risalendo alla presenza già sulla precedente Y (con le serie Elefantino Blu del 1997 ed Elefantino Rosso del ’98). Ignorando la genesi del simbolo, voluto da Gianni Lancia nel 1953 per la Scuderia, ripreso dal Club HF nel 1963 e diventato famoso con le vittorie della Squadra Corse dal 1965, grazie a Fulvia e Stratos.
È ancora la signora Antonella Bruno, peraltro sempre elegantemente vestita e cortesemente disponibile nei confronti della stampa, nel ruolo stavolta di Head of Emea Fiat Functional Range, durante la cena al Centro Stile a seguito della presentazione della nuova Tipo, a rispondere, sorridendo piacevolmente, a una mia domanda molto diretta: “Vorrei il nome del responsabile del nome”. Nemmeno un istante di smarrimento: “Il nome Tipo è molto importante nella storia Fiat: nel 1910 sei modelli si sono chiamati Tipo, e la Tipo del 1988 ha ottenuto successi e premi, come Auto dell’anno 1989”. (https://autologia.net/nuova-fiat-tipo-quando-low-cost-e-una-qualita/)
Nulla da eccepire per la Tipo dell’88, puntualizzando sulle antenate remote, Fiat presentò, tra il 1908 e il 1912, le vetture Tipo 1, 2, 3, 4, 5, 6 e infine Tipo 0. Peraltro più note con le potenze del motore, e l’ultima come Zero.
Considerare quella l’origine del nome “Tipo” sarebbe come se Bmw cercasse ascendenze alla prima vettura indicata come “Serie…”, analogamente Mercedes-Benz con “Classe…” e tutte le altre con “modello”. Apprezzabile comunque il tentativo, seppure un po’ goffo, di scartabellare la storia.
Ma io non mollo, e chiedo lumi sul responsabile del nome del modello attuale: “Nasce da un gruppo…”.
Insomma, come in diversi casi di Poirot, non c’è un solo colpevole. Che si siano fatti ispirare dallo slang giovanile che ripete “tipo… cioè” (sintetizzato in “cèèè”) più volte in qualsiasi frase? Più seriamente, sostenere che l’onesta e gradevole tre volumi appena presentata abbia ascendenza con l’innovativa (innegabilmente a livello di design e abitabilità) e premiata due volumi, a mio personalissimo avviso significa arrendersi al marketing. Diversamente, permettete la battutaccia, se un intero gruppo lavora (retribuito, immagino) per dare origine a un nome già usato, forse non merita proprio tutta la retribuzione, o no?
Guardandoci attorno, la difficoltà del “naming” è sempre presente: la rivoluzione delle sigle di Mercedes appare come una gran complicazione; le “Serie pari” di Bmw dovrebbero indicare vetture coupé ma comprendono anche un paio di Serie 2 monovolume.
Al tempo stesso, probabilmente non tutti sanno dell’esistenza di una nuova berlina Renault o non ne conoscono tratti né contenuti in dettaglio. Vettura che magari non avrà un successo travolgente, ma almeno il nome Talisman, che entusiasmi o no, è originale e denota fantasia oltre a una certa ricerca. Come Captur e Kadjar, per esempio: volete vedere che in Francia ricordano lo slogan del ’68 “l’immaginazione al potere”? Mentre è giusto che Espace sia sempre tale, e il ritorno di Caravelle, almeno è stato per un’auto scoperta.
Restando in tema di roadster, la prossima spider Fiat 124 potrebbe sfuggire alla mia puntigliosità. Ma a distanza di tanto tempo, un’attuale made in Japan con qualche maquillage per richiamare un’antenata (che non lo è), e priva di riferimenti al passato sportivo che caratterizzò l’originale, quanto sarà credibile? E come sarebbe invece apparsa con un nome tutto nuovo?
Generalizzando per concludere, quando una vettura nuova indossa il nome di un’altra che l’ha preceduta, senza evocarne immagine né contenuti, e talvolta nemmeno l’originalità e il fascino, allora la vediamo – giusto per essere più che antiquati – come i latini.
“Repetita non semper iuvant”.

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3 commenti
  1. MArco
    MArco dice:

    Per quel che riguarda “l’elefantino” credo semplicemente che non si tratti di ignoranza ma di una precisa strategia (in verita iniziata gia nei primi anni 90 dal lumnare manager Fiat Cantarella) di voler CANCELLARE qualsiasi traccia sportiva della storia Lancia. Si sa. Lancia non doveva piu azzoppare la sua amata alfa una volta entrata nel gruppo e da allora tutto è stato fatto per seguire questa strategia fallimentare fino all’orrendo logo attuale che sta portando alla chiusura il marchio.
    Robe del grande management all’italiana. (quello fasullo e amico dell’amico.. come ben sappiamo)

  2. Enrico Fumia
    Enrico Fumia dice:

    Pienamente d’accordo con l’autore dell’articolo. Il cosiddetto Marketing pullula ormai da tempo di incompetenti e saccenti che si riempiono la bocca di nozioni che… non sanno, ma sbandierano. Il problema è che pochi competenti sono in grado di smascherarli.
    Per chi volesse, qualcosa in più sull’argomento lo si trova sul mio “AUTOritratto”.

  3. Gian Marco Barzan
    Gian Marco Barzan dice:

    Sono d’accordo con te, tranne riguardo la 124 Spider che mi sembra degna erede della sua antenata. Mi permetto di aggiungere anche l’attuale Alfa Romeo Giulietta in questo discorso. Al riguardo, fino all’ultimo la berlina compatta del Biscione si doveva chiamare Milano (mi risulta anche la diffusione di foto ufficiali con questo nome), ma poi “in zona Cesarini” si è deciso per Giulietta. Era il 2010, anno in cui ,con buona pace del centenario e della tradizione del Marchio, vennero chiuse le ultime attività di progettazione Alfa Romeo ad Arese (MI) relative al Centro Tecnico, Centro Stile e Sperimentazione. Evidentemente, alla luce di queste dismissioni, il nome Milano fu ritenuto inopportuno e si “ripiegò” su Giulietta per una vettura riuscita, sicura e veloce, ma a mio personalissimo avviso d’impostazione troppo generalista e poco in linea con la tradizione Alfa Romeo.
    G.M. Barzan

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