“Sicilfiat”: un’odissea che ha dell’incredibile

Da fabbrica modello, quando era gestita da Torino (alla Sicilfiat si  costruivano nell’area di Termini Imerese, a 40 km da Palermo, 500, 126, Panda, Tipo, Punto e Lancia Ypsilon) al commissariamento.

Crisi infinita quella di Bluetec, l’azienda dell’imprenditore torinese Roberto Ginatta, titolare di un Gruppo di componentistica, cresciuto nell’ambito Fiat e socio di Andrea Agnelli in una holding di investimenti.

Azienda che era stata posta anche in amministrazione straordinaria per evitare il fallimento. “Bluetec è un problema serio ed occorre mettere in sicurezza i lavoratori” aveva rimarcato, in marzo, il premier Giuseppe Conte aggiungendo che Luigi Di Maio era già stato due volte nella fabbrica di Termini Imerese (in passato c’era stato anche l’ex premier Matteo Renzi).

“Bluetec è la più grave crisi industriale che ha vissuto la Sicilia – ha commentato il ministro per il Sud, Provenzano – ma serve un momento più strategico per il rilancio dell’area”.

Prorogata, intanto, la cassa integrazione fino al 31 dicembre.

“Ci sono 691 lavoratori (cifra che sale a 1.000 unità con i 300 dell’indotto) che aspettano la ripresa produttiva” – ha sottolineato Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom Cgil in Sicilia.

La Bluetec spa, costituita nel 2014, con sede legale a Pescara ma con sede decisionale a Rivoli, aveva sottoscritto l’anno successivo l’accordo di programma con i dicasteri dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche sociali con la Regione Siciliana ed il Comune di Termini Imerese chiedendo agevolazioni pubbliche.

I primi a promettere investimenti per l’ex Fiat furono Simone Cimino e gli indiani della Reva con la loro super auto elettrica. Poi arrivò l’imprenditore piemontese Gian Mario Rossignolo per realizzare un mini Suv. Seguirono i cinesi della Chery e Massimo Di Risio della Dr Motors che puntavano su mega Suv, ancora i cinesi della Brilliance China Automotive che vanta una joint venture con Bmw, poi Corrado Ciccolella, il re dei fiori che voleva trasformare la fabbrica in una serra, Radiomarelli, Lima Corporate, imprenditori cinematografici e televisivi della Medstudio ed ancora Grifa (Gruppo Italia Fabbrica Automobili).

Anni di bluff. La fabbrica era diventata operativa nel 1970 grazie ad un contributo della Regione Siciliana erogato al Gruppo Fiat. Per Marchionne, Termini Imerese era diventato un polo produttivo al Sud  e, nel 1979, su tre turni si avviò anche la produzione della Panda.

Nel ’93 per la  crisi del settore auto, la fabbrica siciliana finì per essere poco competitiva in quanto parte della componentistica era prodotta al Nord e questo fece lievitare i costi per la produzione di 500, 126, Panda, Punto e Lancia Ypsilon. Sette anni dopo Marchionne (che non digeriva il fatto che costruire un modello in Sicilia gli costava mille euro in più, le auto venivano trasportate in bisarca al porto di Augusta invece che imbarcate nel pontile di Termini Imerese, annunciò a governo e sindacati la chiusura dell’impianto a causa <delle condizioni di svantaggio competitivo e di difficoltà strutturali>. In fumo anche le commesse di Poste Italiane per 5.000 Piaggio elettrici a tre ruote. E pensare che l’ex fabbrica Fiat, chiusa nel novembre 2011, era stata vicina a ricevere ossigeno proprio…dal Lingotto dopo quanto rimarcato, in quell’anno, dal presidente Marchionne, al Salone di Detroit: <L’auto elettrica è il futuro, ed entro il 2025 meno metà delle auto prodotte nel mondo sarà elettrica o ibrida e le case automobilistiche hanno meno di un decennio per reinventarsi>.

Alla Bluetec, azienda di componentistica del Gruppo Metec/Stola, arrivò una commessa da Torino per assemblare un buon numero di Doblò in versione elettrica. L’ordinativo prevedeva, nell’arco di 48 mesi, la produzione annuale di 1800 modelli. I Doblò sarebbero arrivati dalla Turchia, dove vengono realizzati, e sarebbero stati dotati della componente elettrica in Sicilia.

I primi Doblò con la…scossa sarebbero dovuti uscire dai cancelli in primavera.

Alla Sicilfiat, inaugurata nel 1970, grazie ad un consistente contributo della Regione Siciliana, la forza lavoro era salita negli Anni ’80 a 3200 addetti. Nel novembre 2011 si chiusero i cancelli dello stabilimento.

 

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