Sopravvivremo senza Lancia e DS?

L’uomo che mi siede di fronte ha molti anni sulle spalle e una memoria ancora lucidissima. È stato potentissimo, ma da quando si è ritirato per consegnarsi anima e corpo a nuovi piaceri vuole restare fuori dalla scena e ci tiene a parlare all’amico ma si raccomanda di non apparire, e pure gigioneggia un po’: «Ormai sono un ex, non conosco più le cose di prima mano.»

Resto al gioco perché m’interessa quello che pensa. E siccome il discorso finisce subito sul futuro del Gruppo Fca-Psa, in stretto ordine alfabetico, ecco il suo primo vaticinio: «Carlos mani-di-forbice non farà prigionieri. È lucido nelle mosse e la sua prima sarà snellire il carrozzone.»

Dopo la ritrosia iniziale ecco la foga: il discorso si fa lungo, particolareggiato, persino brutale. La sintesi che ne esce è che alla fine il brand Chrysler si salverà per il rotto della cuffia per la stessa ragione che non si è avuta la forza di tagliare quello Vauxhall. Per il resto le prime teste che salteranno saranno i marchi Lancia e DS. La Lancia perché non ha respiro internazionale e insistere con la Ypsilon non ha senso se non fosse perché fa ancora numeri inspiegabili ma purtroppo non riproducibili all’infinito. E la DS perché continua a costare troppo in termini di investimento rispetto a quanto rende indietro.

Dopo il nostro incontro rimugino su tutto quello che mi ha detto e una volta di più resto sorpreso dalla logica fredda di chi è, oppure è stato, molto potente in campo industriale. L’emotività non traspare mai, prima vengono soltanto le mosse razionali.

Da italiano e per di più anche avanti con l’età non mi rattristo troppo per l’eventuale sacrificio del brand DS. Nella mia testa la DS rimane quella vettura magica che ha dominato sulle strade e pure nelle competizioni, ed è trascorso ancora troppo poco tempo perché mi sia potuto innamorare di un marchio nuovo che, alla ricerca di un suo spazio, sembra un po’ imposto da un’idea di marketing piuttosto che da un’esigenza del mercato. Una scommessa pensata per fare breccia nel mercato cinese dove è possibile che la DS possa essere sostituita, a parità d’investimento, da un brand del lusso di derivazione Fca. Perché non l’Alfa Romeo, per esempio?

Lancia invece cozza duro contro Citroen. Chi conosce la storia sa che troppe cose hanno collegato le due aziende negli anni: lo stile, l’eleganza, la trazione anteriore, le corse e il glamour. Ma Citroen ha più mercato e più peso dentro Psa di quanto ne abbia Lancia dentro Fca e se bisognerà togliere anziché aggiungere non ci vuole un indovino per capire come finirà.

E allora, da italiano e da vecchio del mondo auto, non riesco ad essere insensibile a una fine sempre annunciata e adesso a un passo dal divenire realtà. La Flavia Zagato è stata l’auto dei miei primi sogni di futuro pilota, la Fulvia HF quella delle prime vittorie, l’allure della marca un segno distintivo in cui mi riconoscevo. Quando succederà soffrirò come penso sia successo a molti americani quando chiusero la Packard, altro brand simbolo del lusso accessibile. Me ne farò una ragione come succede a chi si trova a perdere un arto per colpa della cancrena: si rinuncia a qualcosa per non mandare in malora tutto il resto. Però è inutile girarci intorno, si resta addolorati per il resto della vita. (blog.quattroruote.it)

3 commenti
  1. Filippo
    Filippo dice:

    Mi sembra strano che si lasci perdere un brand come DS, visti i soldi che vi hanno investito. Vedrei invece bene Lancia fatte sulla base della DS, sicuramente meglio di quelle basate sulle Chrysler.

  2. Gian Marco Barzan
    Gian Marco Barzan dice:

    Mah! Intanto Tavares nei giorni scorsi ha dichiarato che nessuno dei brand verrà chiuso. Vedremo.

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *