In trent’anni da più di 12.000 morti all’anno in strada a meno di 4.000, ma non basta

Dopo aver letto sulla stampa nazionale del bambino di sei anni deceduto in un incidente stradale a Triggiano, nel barese, sbalzato dalla moto guidata del padre, sono andato su “la Gazzetta del Mezzogiorno” per cercare qualche maggiore informazione. Non c’era altro di quanto ripreso dall’unico comunicato stampa sinora emesso: “sono in corso le indagini” e sull’asfalto è stato ritrovato solo un casco, molto probabilmente, per le dimensioni, indossato dal padre.
Ma leggendo le poche righe di questa notizia, l’ attenzione mi è caduta su altre due, contenute nel sottotitolo, sempre relative ad incidenti stradali accaduti nello stesso giorno e poi, di rimando, su altre ancora, relative agli ultimi due giorni. Qui di seguito l’elenco:
· a Massafra, nel tarantino, si sono registrati sette feriti di cui quattro in codice rosso, per un incidente tra un furgone e quattro auto;
· a Racale, nel leccese, uno scontro tra un furgone ed un pullman, ha comportato il decesso del guidatore del furgone che sembrerebbe non aver rispettato lo stop;
· a Taranto, un diciassettenne in moto è morto nello schianto con un autoveicolo;
· a Manduria, nel tarantino, ci sono stati due morti il giorno prima, in uno scontro tra un ciclomotore guidato da un sessantenne ed una moto guidata da un ventottenne;
· sempre il giorno prima, a Marina di Pulsano, nel tarantino, due fratelli di 18 e di 23 anni, sono morti entrambi per la caduta dalla loro moto;
· a Brindisi, due giorni fa, un bambino di sei anni che guidava una mini moto a motore, è gravissimo per aver sbattuto, in strada, contro una cancellata.
Prendo spunto da queste sette notizie, accadute in tre giorni in una regione, per alcune considerazioni:
1. la prima è che le notizie tratte qui dalla “Gazzetta del Mezzogiorno” di questi ultimi due giorni sono confrontabili con quelle riportate dalle “Gazzette” di ogni regione italiana, ogni giorno, relative alle cronache degli incidenti che accadono per strada.
2. la seconda è che un conto è la lettura dei dati statistici nazionali sugli incidenti (ogni giorno più di nove decessi e più di 480 incidentati trasportati al Pronto Soccorso), un altro conto è la notizia del singolo decesso, con la storia di quella persona, immaginando il futuro, immediato e di lungo periodo, della sua famiglia. Ci si può facilmente immaginare cosa passa per la testa e per il cuore di quei genitori che hanno regalato al piccolo di sei anni una moto vera, un falso giocattolo.
3. la terza, quella più amara, è che ciascun decesso, ciascun codice rosso avrebbero potuto essere eliminati con l’uso del casco , con il rispetto della precedenza, con l’osservanza dei limiti di velocità,
4. la quarta, per converso, è che siamo riusciti a ridurre in questi trent’anni i morti in strada da più di 12.000 all’anno a meno di 4.000: e questo incoraggia tutti, dalle forze dell’ordine ai giornalisti, ad interventi capaci di incidere sui comportamenti di tutti coloro che utilizzano la strada.

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