Viaggio nella bellezza disegnata da Pininfarina: dalle auto da sogno agli anni della crisi

Una produzione che ha costruito una bella fetta dell’immaginario collettivo a quattro ruote grazie alla collaborazione con Ferrari, Alfa Romeo, Lancia e tanti altri marchi.

All’inizio erano fuoriserie artigianali, progettate su meccaniche Alfa Romeo, Hispano-Suiza, Lancia e Fiat. Seguirono macchine da culto, da amatori, disegnate o realizzate in serie con i marchi più prestigiosi. Alcune perfino incoronate come opere d’arte, ad esempio la celebre Cisitalia 202 del 1947 che Arthur Drexler definì «scultura in movimento» e volle al MoMa di New York. Altre immortalate da celebri film. Ricordate la Lancia Aurelia B24 di Vittorio Gassman nel Sorpasso di Dino Risi? Esordì nel 1954 e molti dei 761 esemplari prodotti presero la via degli Stati Uniti. E dopo la Giulietta Spider Alfa Romeo, arrivò la sua erede, il mitico spider Duetto «osso di seppia», prodotto dal 1966 al ‘93 e celebrato da Hollywood ne Il laureato, con Dustin Hoffman alla guida del sogno italiano. La leggenda dei modelli Pininfarina ha cavalcato la storia, dettando le tendenze ed esplorando forme sempre nuove. La mitica Carrozzeria torinese ha realizzando oltre 500 vetture di serie e 85 avveniristiche concept car. Dalla Cisitalia alle recenti Ferrari, i modelli Pininfarina hanno scritto la storia mondiale del design.

I DUE FILONI PARALLELI: LUSSO E AERODINAMICA  La leggenda delle Pininfarina si è estesa fino al terzo millennio cavalcando due filoni paralleli: la ricerca del lusso all’insegna dell’innovazione e lo studio approfondito dell’aerodinamica. Al primo si ispirano pietre miliari del design, come la Lancia Florida II del 1957 o declinazioni di lusso sportivo tipo la Ferrari 250 GT del ‘59, la Dino 246 e le Fiat 124 Sport Spider e Dino Spider, fino alle bellissime Maserati Quattroporte, Granturismo e GranCabrio che hanno rilanciato il Tridente. Dalla Galleria del Vento dello stabilimento inaugurato nel 1967 a Grugliasco (la prima in Italia e una delle prime al mondo in scala naturale), nascono frutti della svolta impressa da Sergio Pininfarina: innovazione e ricerca tecnologica.

IL RAPPORTO CON LA FERRARI  Ecco la Ferrari Daytona, la 308 GTB, la 365 e la 400i, la Fiat 130 Coupé, la Lancia Beta Montecarlo e le Lancia Gamma Berlina e Coupé. A fine anni Ottanta si incrementa ulteriormente il rapporto con la Ferrari e arrivano le più belle Rosse della penultima e dell’ultima generazione: Testarossa, GTO, F40, poi 575M Maranello, Ferrari Enzo e il modello unico Ferrari P4/5 realizzato per un collezionista americano, e ancora 599 GTB Fiorano, 612 Scaglietti, California, 458 Italia, FF, F12 berlinetta. Ferrari e Pininfarina rappresentano una felice simbiosi stilistica e industriale. Ma troviamo anche modelli di più larga diffusione come le Alfa Romeo Spider e 164, prima della Gtv e della Brera; e ancora la Lancia Thema, il Coupé Fiat, la Peugeot 205 Cabriolet. Pininfarina lavora anche per Cadillac, Bentley, Mitsubishi, Ford, Hyundai e lancia in joint-venture con Volvo la cabrio C70 prodotta a Uddevalla (Svezia), mentre sviluppa con Vincent Bolloré l’elettrica Bluecar.  Sul fronte dell’aerodinamica, molte concept car hanno interpretato la ricerca. Dalla Fiat-Abarth Monoposto del 1960 (record mondiale di velocità sulle 2000 miglia) alla curiosa X con pinna posteriore, dalla Ferrari P6 del ‘68 alla Sigma Gran Prix che l’anno dopo anticipava le moderne F1, alla avveniristica Modulo del 1070 che vinse 22 premi internazionali di design per la «geometricità dei volumi». La Ecos (1978) precorreva i tempi prefigurando un’elettrica con carrozzeria da citycar, tema poi ripreso dalla Etabeta (‘96) e soprattutto dalla Metrocubo del ‘99, straordinario esempio di modularità.

GLI ULTIMI MODELLI  Gli ultimi grandi saggi di creatività sono stati la Maserati Birdcase75th del 2005, la Sintesi (una proiezione nel futuro voluta nel 2008 da Andrea Pininfarina) e la 2uettottanta, splendida riedizione del Duetto che celebrò nel 2010 gli 80 anni dell’azienda. Con la Ferrari, è stata realizzata quest’anno la supercar Sergio in edizione limitata (6 esemplari da 2,4 milioni), una roadster per i 60 anni di collaborazione con Maranello e gli 85 anni della griffe di Cambiano.

LE DIFFICOLTÀ  L’ultimo decennio tuttavia non è stato facile, tormentato da lutti e problemi economici. Nell’agosto 2008 il presidente Andrea morì travolto a bordo della sua Vespa (e gli subentrò al vertice il fratello Paolo). Nel luglio 2012 si spense, a 86 anni anche il patriarca, Sergio Pininfarina. Intanto (2009) la sede storica di Grugliasco era stata ceduta alla finanziaria della Regione Piemonte, Finpiemonte, che ha affittato gli impianti alla De Tomaso di Gianmario Rossignolo, operazione conclusa con un fallimento che però non ha riguardato direttamente la Pininfarina. A fine 2011 venne chiuso lo stabilimento produttivo di San Giorgio Canavese. Tutte le attività (il centro stile diretto da Fabio Filippini e l’Ingegneria) sono oggi concentrate a Cambiano, sempre nel Torinese.
(Ndr Ora l’indiana TechMahindra acquista da Pincar il 76% del capitale di Pininfarina, al prezzo di 1,10 euro per azione. Successivamente lancerà un’Opa sul titolo in Borsa allo stesso prezzo. L’azienda verrà rifinanziata con un aumento di capitale da 20 milioni di euro entro il 2016.) (Tratto da LaStampa.it)

1 commento
  1. Autologia
    Autologia dice:

    PUBBLICATO DA LORENZA PINFARINA SULLA SUA PAGINA DI FACEBOOK
    Non userò parole da comunicato stampa o astruserie tecniche per addetti ai lavori. Parlerò agli amici sinceramente e semplicemente, con la mente ferma e il cuore caldo.
    Ho lavorato con impegno e passione per decenni nell’azienda che porta e porterà il mio nome. Ne sono sempre orgogliosa.
    Dal 2005 abbiamo vissuto momenti di crescente grande difficoltà, di carattere interno (insostenibilità crescente dei debiti assunti per assemblare per conto terzi), di settore (la fine del mercato degli assemblaggi per conto terzi), generali, di contesto ( la crisi globale).
    Sono rimasta a lottare fino al 2009, dopo aver, nel mio piccolo, contribuito a portare in sicurezza con le banche l’azienda (31/12/2008), che altrimenti sarebbe fallita. Sono uscita solo perché mi erano tolte le deleghe operative, a me e alla famiglia, e io avevo solo quella di vicepresidente vicario, resposabile della comunicazione. Mi è sempre piaciuto lavorare, non fare la figurina di rappresentanza.
    In quella occasione la nostra famiglia si spogliò delle azioni che vennero date in pegno agli istituti finanziatori. Quindi da questo pre-accordo e prossimo accordo la famiglia non guadagna nulla, se non la continuità della Pininfarina.
    Leggo con dispiacere tanti commenti di persone che non sanno e non si danno la pena di capirne di più. In compenso sparano giudizi senza alcuna comprensione degli eventi.
    Vorrei chiarire che in questi anni la Pininfarina, con il sostegno fondamentale delle banche, ha continuato a lavorare con coraggio e impegno, fra mllle difficoltà, fra mille problematiche, anche drammatiche.
    C’é stato anche un costo sociale gravissimo di questa inevitabile ristrutturazione, e le persone coinvolte sanno che sono loro vicina, da sempre.
    Nessun imprenditore serio e per bene si diverte a mettere in mobilità i propri lavoratori, il suo vero capitale, quello umano.
    Se è costeretti a farlo è anche per salvare altri posti lavoro, a oggi ancora 700, fra Italia e Germania.
    Tuttavia, dal prossimo anno, con la chiusura dell’accordo con Mahindra & Mahindra Tech, si apre una nuova era.
    Pagamento dei debiti residui, investimenti per la crescita, nuova linfa vitale, nuovi mercati per nuovi prodotti, nuove importanti sinergie, nuova occupazione.
    Sono orgogliosa di appartenere ad una famiglia che, per sua scelta, ha rinunciato a tutto per salvare l’azienda, per darle una nuona vita continuando a lavorare senza farsi influenzare dagli eventi avversi e infine legandosi ad un grande partner industriale da 17 mild di dollari di fatturato, invece di accogliere le sirene dei fondi speculativi che negli anni si sono fatti avanti, magari promettendo qualcosa alla famiglia, ma per poi presumibilmente fare uno spezzatino di tutto quello che è stata la mia vita e la vita di quelli che si impegnano quotidianamente in azienda.
    A loro va il mio grazie, convinto e solidale.
    Non è da tutti comportarsi così.
    Come vedete, non mi tiro indietro e dico la mia. A titolo personale.
    Lorenza Pininfarina su Facebook

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