Porsche all’assalto, ma Rowland ruba la scena: cronache di un ePrix messicano
In Formula E le monoposto sono tutte “uguali” e la differenza la fanno i dettagli, talvolta anche la fortuna. A Città del Messico, dove sabato si è corso il secondo ePrix della Stagione 11, la prima con le monoposto elettriche Gen3 capaci di schizzare da 0 a 100 km/h in 1,86” (meglio rispetto a quelle ibride della Formula 1) e che possono anche sfruttare la trazione integrale – in qualifica, partenza e in regime di Attack Mode – Oliver Rowland e la scuderia Nissan hanno centrato la strategia e sono stati aiutati dalla dea bendata.
L’autodromo Hermanos Rodriguez che si trova a 2.240 metri di quota è tradizionalmente favorevole alle monoposto Porsche, che arrivava da tre affermazioni consecutive con Pascal Wehrlein (2022 e 2024) e Jake Dennis (2023) della Andretti. Le qualifiche avevano più che confermato il feeling del costruttore tedesco con la pista, tanto che a giocarsi la pole che vale 3 punti erano stati i compagni di squadra della Tag Heuer Porsche Wehrlein (che ha infilato la seconda partenza al palo consecutiva) e Antonio Felix da Costa. E i primi 30 giri della seconda gara del campionato non avevano fatto altro che evidenziare la superiorità delle 99X Electric con anche la seconda Andretti, quella di Nico Müller, nelle posizione di vertice.
La tenuta delle gomme e l’effetto dell’Attack Mode su una pista dalle caratteristiche profondamente differenti da quella di San Paolo erano i grandi punti interrogativi, anche perché a Città del Messico è difficile sorpassare. Le gomme non hanno dato problemi particolari anche perché l’asfalto si è asciugato dopo la pioggia notturna tra venerdì e sabato. E per gli strateghi il secondo avrebbe comportato vantaggi reali, ma non così impressionanti come in Brasile.
E così tutto si è deciso a sei giri dalla fine quando da Costa era al comando e precedeva Wehrlein, Dennis e Rowland che, come Mitch Evans (Jaguar TCS), aveva ancora il secondo Attack Mode da attivare. Il britannico puntava sull’attivazione per risalire, ma si è visto neutralizzare parte del tempo per via della Saftey Car fatta entrare per spostare la monoposto – Porsche anche quella seppur con le insegne della Cupra Kiro che in Messico ha esibito la nuova livrea giallo fosforescente ramata – di David Beckmann, finito contro le protezioni. Le operazioni sono state completate molto velocemente e Rowland ha subito schiacciato sull’acceleratore per sfruttare gli ultimi scampoli di energia aggiuntiva. Forse da Costa avrebbe potuto aspettare qualche secondo in più e magari una parte della pista meno adatta alle manovre di sorpasso per non agevolare il britannico, che in meno di mezzo minuto è risalito dalla quarta alla prima posizione, giusto prima del rientro di un’altra Safety Car. Questa volta per soccorrere Evans, andato a sbattere pure lui.
DS Penske, uno dei due marchi di Stellantis impegnato in Formula E, ha in parte riscattato il non esaltante debutto stagionale brasiliano con Jean Eric Vergne quinto e Maximilian Günther sesto. Il francese e il tedesco hanno preceduto al traguardo Stoffel Vandoorne con la Tipo Folgore di Maserati. Per la Jaguar TCS un fine settimana da dimenticare perché nemmeno Nick Cassidy ha avvicinato la zona punti, dalla quale sono rimasti esclusi anche i piloti del team cliente Envision, Sébastien Buemi e Robin Frijns. Sempre a bocca asciutta la Lola Yamaha Motors, mentre la Mahindra, che con l’italo svizzero Edoardo Mortara era entrata nella fase a duelli, ha piazzato Nyck de Vries nella Top 10 completata dal britannico Jake Hughes su Maserati (quattro Stellantis nei primi dieci) che ha scalzato dai punti il più giovane del circuito, quel Taylor Barnard (Neom McLaren motorizzata Nissan) finito terzo in Brasile e che in Messico ha subito una penalità all’arrivo.
Nel corso del fine settimana sono scattate diverse multe, per un totale di 11.500 euro, 5 mila dei quali inflitti alla Porsche perché il Crash Detection System della monoposto di Wehrlein non funzionava quando era stato centrato da Cassidy a San Paolo, quasi una beffa oltre al danno. Lo stesso pilota tedesco dovrà sborsarne altri 2 mila: una metà perché la sua batteria era stata caricata più del dovuto nelle prime libere e l’altra metà perché uno dei meccanici che ha lavorato alla sua monoposto non indossava i guanti prescritti.
La Porsche lascia il Messico con il primo posto in tutte e tre le classifiche: piloti, squadre e costruttori. Dopo il tutto esaurito comunicato ufficialmente dall’organizzazione (ma di posti vuoti in tribuna se ne sono visti diversi), la carovana si trasferisce in Arabia Saudita dove il 14 e 15 febbraio è in programma il primo doppio ePrix del campionato. E dove, nel secondo, è prevista l’introduzione del Pit Boost, la ricarica ultraveloce che negli ultimi test non ha più dato problemi di affidabilità.
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