MOBILITÀ – Dal carro con i buoi alle supercar in autostrada, storia dell’Italia in viaggio

Se è vero che tutte le strade portano a Roma, bisogna riconoscere che su quelle strade hanno viaggiato mezzi di trasporto sempre più evoluti. Dalle bighe romane alle automobili sportive che sfrecciano (anche se non dovrebbero…) sull’autostrada del Sole, gli spostamenti e i trasporti su gomma in Italia raccontano una storia fatta di progresso, creatività e qualche clamoroso ingorgo.

In principio fu il carro, quello trainato da cavalli, buoi o – nelle zone più impervie di Appennini e Alpi – muli. Le ruote erano rigorosamente di legno, e il concetto di “pneumatico” era lontano quanto la Luna. Poi arrivò l’Ottocento con la rivoluzione industriale e un certo signor Charles Goodyear che nel 1839 brevettò la vulcanizzazione della gomma. Da quel momento, la strada era letteralmente aperta per le gomme, soprattutto da montare sui primi veicoli a motore che sarebbero arrivati all’alba del nuovo secolo.

L’Italia (terra di santi, poeti e navigatori e, perché no, inventori) non si fece trovare impreparata. Agli albori del Novecento aziende come FIAT – all’epoca si scriveva così – iniziarono a costruire automobili che divennero presto simbolo di stile e innovazione. La 3½ HP, prima vettura FIAT pensata nel 1899 e prodotta l’anno successivo, era una carrozza senza cavalli capace di raggiungere la “vertiginosa” velocità di 45 km/h.

Non solo automobili: anche il trasporto pubblico fece passi da gigante. Nel 1903 a Torino, venne inaugurato il primo servizio con autobus, mezzo che avrebbe presto dato filo da torcere ai tram.

La vera svolta epocale arrivò con il secondo dopoguerra e il boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta. La Vespa e la Fiat 500 divennero le icone di un Paese che voleva ripartire velocemente. La rete stradale crebbe in modo esponenziale e nel 1964 fu completata l’Autostrada del Sole, un serpente d’asfalto che univa Milano a Napoli, passando per Bologna, Firenze e Roma.

La rete autostradale in veloce diffusione favorì il trasporto su gomma e i cosiddetti camion, veri eroi dell’asfalto. Dagli OM Tigrotto degli anni Sessanta agli Iveco Stralis dei giorni nostri, il trasporto su strada è stato la spina dorsale dell’economia italiana.

Negli anni Settanta esplosero i viaggi organizzati in pullman. Chi non ha mai fatto una gita scolastica a bordo di uno di questi mezzi, magari un Fiat 370 del 1976, con la professoressa d’italiano che tentava invano di mantenere l’ordine?

Oggi i pullman sono diventati sempre più comodi e tecnologici, con Wi-Fi, prese USB, sedili reclinabili e servizi igienici a bordo. Ma una cosa è rimasta invariata: c’è sempre qualcuno che si lamenta, o per il troppo caldo o per l’eccessivo freddo…

Oggi il trasporto su gomma si trova a dover fronteggiare una nuova rivoluzione. Le auto elettriche e a basse emissioni stanno prendendo piede e anche i mezzi pesanti si stanno adattando, con camion alimentati a idrogeno o metano liquefatto e autobus elettrici che promettono un futuro più verde.

Eppure, nonostante tutte le innovazioni, il fascino del viaggio su gomma resta immutato. Che si tratti di un’autostrada infinita o di una strada sterrata tra i vigneti delle Langhe, l’Italia continua a muoversi sulle sue ruote, raccontando storie di progresso, avventura e un pizzico di nostalgia.

Quindi, dai carri con ruote in legno alle auto sportive, dai camion guida destra ai pullman super-moderni e tecnologici, viaggiare sulle nostre strade resta il simbolo dell’Italia che cambia, ma non troppo. Perché, in fondo, ogni italiano ha nel cuore una strada da percorrere, un paesaggio da scoprire e una meta da raggiungere. E poco importa se c’è un ingorgo: basta avere il tempo di accendere la radio, cantare a squarciagola e godersi il viaggio.

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