Tesla in panne? Tranquilli, ora ci pensa Elon
Il CDA dell’azienda, allarmato dal crollo di ricavi e profitti, chiede a Musk di dimettersi da CEO per insufficienza gestionale e conflitti con il ruolo governativo. Nonostante le pressioni, Musk riduce gli impegni esterni promettendo maggiore dedizione all’azienda
Sembra che anche le auto elettriche più famose del mondo abbiano bisogno di una ricarica… umana. Tesla ha recentemente annunciato i risultati del primo trimestre del 2025, e non sono affatto entusiasmanti. Ricavi in calo del 9% e profitti in picchiata del 71%. Una crisi che, per qualsiasi altra azienda, avrebbe acceso tutti i segnali d’allarme a Wall Street.
Infatti, le azioni Tesla sono già crollate di oltre il 40% da inizio anno. Eppure, ecco la sorpresa: dopo la pubblicazione dei dati, il titolo è rimbalzato. Il merito? Un annuncio in perfetto stile Musk: “Tranquilli, torno a occuparmi di Tesla”. Insomma, quando Elon promette di spegnere il pilota automatico e rimettere le mani sul volante, gli investitori festeggiano.
Nel frattempo, però, il Consiglio di Amministrazione dell’azienda – visibilmente preoccupato dalla deriva strategica e dalla gestione intermittente del CEO – avrebbe chiesto ufficialmente a Musk di farsi da parte e lasciare spazio a una nuova guida, più focalizzata sull’azienda e meno sulla geopolitica spaziale.
Fino a quel momento, infatti, il vulcanico CEO era impegnato con il Dipartimento per l’Efficienza Governativa degli Stati Uniti – DOGE, nel mondo USA che ama gli acronimi. Un incarico da “impiegato speciale del governo”, con possibilità di lavorare fino a 130 giorni l’anno. Ma ora, su richiesta del presidente Donald Trump, Musk ha dichiarato che ridurrà la sua presenza a uno o due giorni alla settimana. In pratica, farà lo statista part-time, ma con effetti a tempo pieno sul mercato.
Tesla, dal canto suo, giustifica i risultati deludenti con la solita lista dei sospetti: problemi nella catena di approvvigionamento, dazi, prezzi dell’energia. Ma gli analisti sospettano che ci sia anche dell’altro. L’immagine pubblica di Musk, sempre più polarizzante, potrebbe aver contribuito al calo delle vendite. Insomma, l’auto è bella, ma il venditore non convince più.
Tuttavia, i mercati sembrano fidarsi ancora di lui. Basta una sua dichiarazione per far tornare l’ottimismo, come se lo sguardo di Musk bastasse a raddrizzare il destino dell’azienda. Il che, va detto, è un fenomeno curioso per un CEO spesso accusato di fare più chiasso che gestione.
Nel frattempo, Tesla sembra virare verso un’identità nuova: sempre meno casa automobilistica, sempre più compagnia di intelligenza artificiale e robotica. Musk stesso ha detto che è lì che “si trova il futuro”. E si sa, il futuro parla il linguaggio dei dati: più ne hai, meglio è. E qui, le voci diventano interessanti.
Secondo alcune indiscrezioni, il dipartimento DOGE avrebbe spinto per ottenere l’accesso a informazioni governative sensibili come redditi, residenza, cittadinanza. Informazioni perfette per addestrare intelligenze artificiali avanzate. Musk, naturalmente, nega che i suoi modelli – come il chatbot Grok – si nutrano di dati raccolti in modo poco ortodosso. Ma i dubbi restano.
In ogni caso, il risultato è chiaro: mentre l’opinione pubblica si raffredda, Musk continua a posizionarsi strategicamente per far crescere i suoi imperi, da Tesla all’AI. In cambio, Trump – il presidente imprenditore – porta a casa deregolamentazioni per le auto a guida autonoma e un ordine esecutivo per introdurre l’intelligenza artificiale nelle scuole. Chi dice che la politica non è una questione di affari?
Certo, può sembrare paradossale che un CEO che perde clienti riesca comunque a far salire il valore in Borsa solo promettendo che si farà vedere in ufficio. Ma forse è questo il nuovo spirito imprenditoriale: meno produzione, più presenza scenica.
E poi, diciamolo: chi altri se non Elon Musk potrebbe lavorare cinque giorni a settimana per il governo, rilanciare chatbot filosofici, dirigere una fabbrica di auto, far volare razzi e – nel tempo libero – twittare come se non ci fosse un domani?
Alla fine, come diceva Adam Smith, non è per generosità che il panettiere ci dà il pane, ma per interesse personale. Con Elon, il pane è digitale, il forno è un supercomputer e il panettiere… è in videoconferenza da Marte.
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