Auto in leasing senza una strategia climatica
Quando si parla di transizione ecologica nel mondo dell’auto, si pensa ai costruttori, alle gigafactory, ai nuovi modelli elettrici e alle batterie del futuro.
Ma dietro le quinte, un altro attore muove i fili dell’intero settore: le società di leasing. Ed è proprio lì, dove pochi guardano, che il motore della decarbonizzazione rischia di spegnersi ancora prima di partire.
Secondo una analisi di Transport & Environment (T&E) e Reclaim Finance, i colossi del leasing – spesso filiali delle stesse case automobilistiche o di grandi gruppi bancari – non hanno una strategia climatica credibile. Eppure, il loro ruolo è diventato cruciale: in Europa oltre la metà delle nuove immatricolazioni avviene tramite leasing, una quota destinata a salire al 70% entro il 2030.
Mobilize per Renault, Ayvens per Société Générale, Arval per BNP Paribas: questi nomi dicono poco al grande pubblico, ma sono i veri arbitri della mobilità europea. Decidono il prezzo mensile delle auto nuove – un fattore chiave per rendere appetibili i modelli elettrici – e gestiscono i veicoli a fine contratto, influenzando il mercato dell’usato, dove l’80% degli europei compra la propria auto.
“Non sono semplici intermediari – spiega Stef Cornelis, direttore della divisione flotte e trasporto merci di T&E – in quanto hanno in mano i comandi della transizione, ma non stanno virando nella direzione giusta”.
L’indagine ha analizzato 20 tra le maggiori società di leasing attive in Europa con risultati inquietanti secondo T&E.
Dodici su venti non pubblicano alcuna informazione specifica sulle loro attività di leasing, tra cui nomi di peso come Stellantis, Mercedes-Benz e Toyota Financial Services. Le altre 8 forniscono dati parziali, senza una ripartizione trasparente della propria flotta per tipo di veicolo, paese o anno. Solo 9 aziende hanno fissato obiettivi climatici, spesso deboli, a breve termine e incoerenti. Alcune – come Arval, Ayvens e Mobilize – li hanno addirittura sospesi o indeboliti.Nessuna ha promesso di smettere di finanziare veicoli a combustione interna in Europa, nemmeno dopo il 2035, data del previsto bando UE alla vendita di motori termici.
“La mancanza di regolamentazione ha creato un buco normativo – denuncia Lucie Pinson, direttrice esecutiva di Reclaim Finance – Queste società non sono soggette a obblighi climatici, non devono pubblicare dati sulle emissioni, né rispettare alcun obiettivo vincolante”.
Di fronte a questo vuoto normativo, T&E e Reclaim Finance lanciano un appello alle istituzioni europee: inserire obblighi di trasparenza e obiettivi di elettrificazione vincolanti nella nuova EU Fleets Law, attesa entro fine 2025.
Le richieste principali sono l’obbligo di pubblicare dati dettagliati sulle flotte in leasing (tipo di veicolo, emissioni, composizione per paese e anno) e l’obbligo di fissare una data di uscita dal finanziamento di veicoli termici, al più tardi entro il 2030.
“Senza regole – conclude Cornelis – queste aziende continueranno a eludere le proprie responsabilità climatiche, pur controllando molte delle leve decisive della transizione”.
Nel grande racconto della transizione ecologica, le società di leasing sembrano comparse, ma in realtà sono protagonisti silenziosi. Hanno il potere di accelerare – o frenare – l’abbandono dei combustibili fossili. Ma oggi, mentre i riflettori sono puntati su auto a zero emissioni e promesse verdi, la mobilità del futuro rischia di essere finanziata con logiche del passato.
Regolare questi attori non è solo una questione tecnica, è una scelta politica. Perché non basta costruire auto elettriche. Bisogna anche assicurarsi che qualcuno, davvero, le metta su strada.
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