A volte ritornano

A volte ritornano, anche le emozioni. Due ammirevoli appassionati veneti, Mauro Simionato e Massimo Darisi, hanno ricostruito in questi anni, con una cura maniacale e una precisione assoluta, la Fiat 127 Gr.2 che corse ufficialmente il rally mondiale del Canada nel 1978.
Un’idea un po’ pazza che aveva avuto come sostenitore l’allora direttore sportivo della squadra Fiat, Daniele Audetto e come appassionato creatore l’indimenticato e indimenticabile Giorgio Pianta.
Quell’auto nacque per provare a contrastare la Peugeot 104 ZS ufficiale di Alain Coppier che brillava in ogni gara, e per metterla insieme furono coinvolti il grande motorista Fissolo e soprattutto ci mise le mani un giovane destinato a una grande carriera, l’ingegner Sergio Limone.
In Canada la Fiat schierò tre 131 Abarth per Rohrl, Alen e Salonen e sulla Fiat 127 chiamò il sottoscritto in coppia con Giulio Rancati. Era un’auto piccola ma esuberante, capace di permettere al suo equipaggio l’impresa di terminare la seconda prova speciale a soli 3” dal miglior tempo, quello di Alen, e contenere in un ritardo ancora inferiore il distacco da Rohrl e Salonen, ma anche da Blonqvist, Kullang e Danielsson. Si sognava quindi la grande impresa, se non che, nel corso della quarta prova, un semiasse si sfilò dalla sede e il rally finì con uno spettacolare quanto incruento capottone.
Ebbene, i proprietari dell’auto, mi hanno chiesto di ricomporre quell’equipaggio e fare da apripista al Rally di Scorzè, la loro corsa di casa. Potevo esimermi? Non l’ho fatto, e mi sono ritrovato, 37 anni dopo, dentro quell’abitacolo angusto a sniffare benzina e pigiare di gusto mentre la mente correva a scavare nella memoria per ritrovarmi trentenne in un mondo di favola.
Li ho rivisti tutti, mentre procedevo goduto: Giorgio Pianta, mancato un anno fa nel vergognoso oblio di troppa gente che conta, lui che era stato un pilota eccezionale e un uomo di sport senza uguali, e poi Gianfranco Silecchia che comandava le operazioni sul campo col piglio di un generale ottocentesco. Ancora Claudio Valla, di cui ho perso le tracce, ma allorché dirigeva il reparto corse Kleber aveva aiutato tanti piloti privati a diventare qualcuno nel giro che conta; e ovviamente Daniele Audetto che mi urlava nelle orecchie di tenere giù il piede senza pietà per l’auto. Volti e storie di un lontano passato improvvisamente saliti in auto con me, con cui scherzare tra una cambiata e l’altra mentre quell’adrenalina finita chissà dove tornava a martellare nelle vene.
E’ stato bello, proprio bello, anche se la ruggine nei movimenti rendeva tutto più lento rispetto all’epoca. Inutile fare confronto con i missili che corrono oggi: il cambio con la leva lunga e senza innesti frontali, lo sterzo senza servo, i freni troppo piccoli anche per una Panda, mi hanno ricordato che quello era davvero guidare. Ma ho pensato anche che per uno nato nella prima metà del secolo scorso, tutto ciò che riporta alla gioventù ha un sapore diverso. Non era meglio e non era più bello, eravamo noi che avevamo quell’età in cui gli uomini non si vestono ancora di marrone e credono sempre che domani sarà più sereno.

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3 commenti
  1. Adriano Fissolo
    Adriano Fissolo dice:

    Che emozione rivederti su questa macchina!! Ricordi,ero in Canada con te per l’assistenza. Avevo cappottato con la stessa in campo volo qualche giorno prima nel collaudo. Mai più avrei pensato di rivedervi..
    Grazie …Ciao

  2. Valerio
    Valerio dice:

    Grande Carlo, ricordo perfettamente la tua gara di allora, ti ho seguito su Autosprint con tanto di servizio fotografico. Ho ammirato da pilota e appassionato la tua esuberante passione che oggi hai potuto rivivere con la fantastica e irripetibile Fiat 127
    Grazie di questo “memo”, una bella perla per noi che
    Abbiamo i rally (veri) nel cuore!

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